CAMERATI NERI TORNANO / ADRIANO TILGHER & ROBERTO FIORE: ATTENTI A QUEI DUE

Indagine della Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta su una attività fascista di intelligence per ‘condizionare’ la magistratura.

La notizia è di giorni fa, ma val la pena di fornire qualche dettaglio in più su alcuni personaggi al centro delle indagini.

In particolare su Adriano Tilgher, di cui è stata perquisita l’abitazione, esponente di spicco della disciolta ‘Avanguardia Nazionale’, condannato oltre trent’anni fa (per la precisione nel 1981) per ‘riorganizzazione del partito fascista’, braccio destro del terrorista nero Stefano Delle Chiaie.

E, soprattutto, in ottimi rapporti – come ha documentato con vari servizi anni fa la ‘Voce’ – dello storico fondatore e animatore di ‘Forza Nuova’, Roberto Fiore.

Quel Fiore tornato prepotentemente alla ribalta un paio d’anni fa, in occasione dell’assalto alla sede della Cgil, e per questo ora in attesa di processo con alcuni camerati e sodali di Forza Nuova.

Un Fiore germogliato ancora e risputato lo scorso autunno, proprio in occasione dell’insediamento del nuovo esecutivo.

Ignazio Benito La Russa. Sopra Roberto Fiore ed Adriano Tilgher con Alessandra Mussolini

In particolare, le cronache ricordano un invito ‘eccellente’: quello ricevuto dal neo presidente del Senato, Ignazio Benito La Russa, il quale pensò bene di scegliere, tra le guest star, proprio il Fiore nero per una visita speciale nella prestigiosa sede di Palazzo Madama.

Del resto, al ritorno dall’Inghilterra, dopo nove anni di latitanza dorata,  all’aeroporto di Fiumicino, furono proprio i pezzi da novanta dell’allora ‘Alleanza Nazionale’ ad accogliere il figliol prodigo: il quale era stato condannato, appunto, a nove anni per tentata strage, sentenza mai scontata (anche se definitiva) perché l’eroico leader di Forza Nuova, dopo essersi impossessato di buona parte della cassaforte di ‘Terza Posizione’ (altra formazione nazi), volò indisturbato in direzione Londra.

E qui cominciò a imbastire una serie affari da mille e una notte, potendo contare su una consistente liquidità tutta da riciclare. E così business mattonari ed anche in campo turistico, a bordo della ‘Easy Going’.

Il tutto, sotto il protettivo sguardo dei servizi segreti britannici, l’MI6.

Ha addirittura occupato uno scranno al Parlamento europeo, il sempre rigoglioso Fiore, subentrando alla camerata e amica Alessandra Mussolini.

Incredibile ma vero.

Sia Fiore che la Mussolini hanno querelato la ‘Voce’ per gli articoli e le inchieste pubblicate sulle loro acrobatiche imprese ‘nere’.

Abbiamo vinto i contenziosi legali, pur se con Fiore abbiamo perso in primo grado.

Uno dei punti ‘caldi’, infatti, riguardava i frequenti viaggi dell’ubiquo Fiore in Libano, per visitare i campi d’addestramento dei falangisti. In udienza, interrogato, Fiore rispose: “Mai stato lì”. Il giudice gli diede retta e ci condannò per quel solo fatto (mentre per tutti gli altri misfatti griffati Fiore non ebbe nulla da ridire).

In Appello, il nuovo giudice valutò il tenore di un articolo che avevamo esibito e al quale in primo grado non era stato dato alcun peso: fu, infatti, nientemeno che il più che autorevole ‘The Guardian’ a riportare le notizie delle misteriose trasferte del Fiore nero a Beirut e dintorni!

Ma torniamo all’inchiesta della DIA di Caltanissetta.

Salvatore De Luca, procuratore capo di Caltanissetta

Dichiara il procuratore di Caltanissetta Salvatore De Luca. Tutto nasce “nell’alveo delle indagini per le stragi del 1992 nel corso delle quali sono state intercettate delle conversazioni tra Stefano Menicacci con Domenico Romeo e con la moglie di Stefano Delle Chiaie nonché con lo stesso Adriano Tilgher, durante le quali Menicacci invitava i suoi interlocutori a negare che Delle Chiaie fosse stato in Sicilia nel periodo vicino alle stragi del ’92. Siamo arrivati a questa ricostruzione tramite l’esito di queste intercettazioni. A Domenico Romeo è stato dettato un autentico decalogo a cui doveva attenersi nel corso delle sommarie informazioni rese alla procura di Caltanissetta”.

E aggiunge, De Luca: “Nel corso di queste intercettazioni, Adriano Tilgher, già condannato per riorganizzazione del partito fascista nel lontano 1981, ha parlato con l’avvocatoSaverio Ingraffia del foro di Bari e con Francesco Scala, docente universitario, del progetto di un osservatorio sulla giustizia e sull’attività della magistratura. Progetto perfettamente lecito, anche meritevole perché il cittadino deve essere informato di tutte le attività della magistratura. Tuttavia, nel corso delle stesse intercettazioni emergevano due aspetti ritenuti dalla procura di Caltanissetta di rilevanza penale: il fatto che alcuni esponenti dell’osservatorio dovessero rimanere segreti e quindi una violazione della legge Anselmi; e il fatto che si dovesse seguire una mappatura della magistratura per rilevare le relazioni tra i vari magistrati, in modo da colpire il magistrato x per colpire indirettamente y e mandargli un messaggio. L’idea era imbastire campagne critiche per mettere in ridicolo i magistrati sgraditi. Avrebbe dovuto far parte dell’osservatorio anche Giuseppe De Benedictis, condannato per corruzione in atti giudiziari e perché trovato con un vero e proprio arsenale. La sua partecipazione sarebbe dovuta rimanere segreta”.

Commenta l’Huffington Post: “I ‘nuovi fascisti’, così si definivano Adriano Tilgher, l’avvocato Severio Ingraffia e Francesco Scala, avrebbero parlato anche di aver avvicinato indirettamente la premier Giorgia Meloni e il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Ma la procura di Caltanissetta ritiene che si sia trattato di millantato credito”.

 

 

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