FRANCIA / MACRON CELEBRA IL 14 LUGLIO CON IL PRESIDENTE INDIANO MODI. UN SEGNALE PER GLI USA?

14 luglio, l’anniversario dell’assalto alla Bastiglia.

Francia blindata per festeggiare la storica data, Emmanuel Macron sfila a fianco di un generalissimo stile De Gaulle sull’auto che solca due ali di folla ipercontrollata da migliaia di militari in divisa e in borghese.

E c’è un ospite d’onore per celebrare quel 14 luglio: il presidente indiano Nerendra Modi. Un capo di Stato – nomen omen – dai modi gentili e di grosso peso, nell’attuale scacchiere geopolitico internazionale.

I due presidenti, con l’occasione, hanno stretto importanti accordi politico-commerciali. Segno evidente che il numero uno dell’Eliseo, in questo particolare momento politico di grossa difficoltà interna viste le proteste per le pensioni, poi nell’infuocata banlieu, ha tutta l’intenzione di volersi ritagliare uno spazio di rilievo sull’altrettanto infuocata scena mondiale.

E tenere ‘il piede in due scarpe’; o, se preferite, fare ‘il doppio gioco’.

Si rende perfettamente conto, l’astuto Macron, che il conflitto in Ucraina sta procurando giganteschi danni non solo alle povere popolazioni che ci rimettono le penne, ma anche alle economie europee, con i cittadini massacrati da quelle sanzioni anti-Russia che si stanno rivelando un autentico boomerang, e alle prese con un’inflazione che sta divorando i salari, e prezzi alle stelle per tutti i generi di prima necessità, a cominciare dagli alimenti.

Intanto l’economia americana se la ride, gli Stati Uniti gongolano, l’industria militare si stropiccia le mani con profitti alle stelle.

In questo scenario, mentre il governo Meloni dimostra tutta la sua infima pochezza scodinzolando sia davanti al capo della Casa Bianca Joe Biden che al presidente-guitto dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, Macron ha ben capito che non può più andare avanti così, quindi scalpita, morde il freno, cerca in tutti i modi di allentare la ‘morsa’ a stelle e strisce: forte anche del fatto che la Francia non può essere ricattata più di tanto dagli Usa, visto che sul suo territorio non ci sono basi militari americani, mentre da noi pullulano, essendo oltre un centinaio, all’insaputa di tutti noi, che da fessi crediamo di averne solo qualcuna, come Aviano e Sigonella.

La Francia, quindi, può aver la forza di far sentire la sua voce, almeno a livello internazionale, perché – come detto – sul fronte interno Macron non sa più quali pesci prendere, visto che il suo popolo non è un gregge belante come quello italico pronto a raccattar mance quotidiane, gettate come mele ai porci da Giorgia Meloni & C. (l’ultima trovata, la ‘card alimentare’ da 382 euro l’anno, uno schiaffo che più vergognoso non si puo’!).

I francesi sono un popolo con le palle, pronto a scendere in piazza se i suoi diritti vengono anche solo sfiorati dal Palazzo, proprio come è successo con le pensioni: avete visto il mare di proteste al calor bianco solo per i due mesi in meno? E in Francia – ricordiamolo sempre – le ‘minime sociali’ sono pari a 1.200 euro, mentre da noi esattamente la metà, 600 merdosi euro!!

Torniamo a bomba, ossia al ruolo internazionale che la Francia può giocare in questo momento storico.

Dilma Rousseff. Sopra, l’incontro fra Macron e Nerendra Modi

L’invito al presidente di una grande nazione come l’India, Modi, è denso di significati. Esattamente un mese fa, il 15 giorno scorso, abbiamo pubblicato un pezzo (lo potete rileggere cliccando sul link in basso), in qualche modo ‘profetico’. Si parlava, infatti, di un ‘occhiolino’ strizzato da Macron dai BRICS, ossia il blocco di cooperazione economica e commerciale tra Brasile, Russia, Cina, India e Sudafrica (da qui l’acronimo BRICS) che sta sempre più prendendo piede ed al quale stanno chiedendo di aderire tanti paesi di quello che una volta chiamavamo ‘terzo mondo’, oppure ‘paesi in via di sviluppo’. E ciò ancor più da quando alla presidenza della banca dei BRICS, ossia la ‘New Development Bank’, è arrivata circa un anno fa Dilma Rousseff, ex presidente del Brasile, storico braccio destro di Ignacio Lula da Silva (l’attuale capo della Stato carioca), convinta sostenitrice da sempre di un progressivo, inevitabile processo mondiale di ‘de-dollarizzazione’.

In quel pezzo sottolineavamo due circostanze che oggi hanno un grosso peso: la Francia potrebbe presto entrare come ‘paese osservatore’ nei BRICS, con un suo specifico ruolo, ossia una finestra aperta dell’Oriente sull’Occidente, senza interferenze americane. Un fatto di enorme significato politico ed economico, per le prospettive che può aprire, soprattutto dopo la fine del conflitto in Ucraina e un modo che si avvia ad essere sempre più bipolare. In questo modo, una ‘finestra’, appunto, aperta via Francia può appresentare una variabile di gran peso, e un vero ceffone in faccia agli Stati Unti, che certo non vedono di buon occhio tale prospettiva.

Zelensky

In quello stesso pezzo veniva sottolineata un’altra circostanza non da poco: ossia che l’India non intende invitare – come paese ospitante – al prossimo G20 l’Ucraina del guitto Zelensky. Al contrario di quanto successo l’anno scorso, con il presidente-pupazzo autentica guest star a Bali, che ospitò quell’edizione del G20 a pochi mesi dall’inizio del conflitto.

Segno che la stella-Zelensky sta tramontando?

C’è solo da augurarselo, per il bene dell’Ucraina, del mondo e, soprattutto, della Pace.

 

 

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MACRON / BUSSA ALLA PORTA DEI ‘BRICS’. E L’INDIA NON INVITA KIEV AL G20


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