NATO & UE / IL RISIKO DEL POTERE, PROTAGONISTI JENS STOLTENBERG E URSULA VON DER LEYEN

Due piccioni con una fava.

Ovvero come proseguire con quelli che gli Stati Uniti – i padroni del mondo, almeno fino ad oggi – ritengono i cavalli vincenti: Jens Stoltenberg al vertice della NATO e Ursula von der Leyen alla guida della strategica Commissione UE.

Partiamo dal primo tassello del mosaico a stelle e strisce.

 

AL VIA LO STOLTENBERG 4

Hanno preferito bruciare le tappe e non hanno aspettato neanche il vertice NATO di Vilnius, fissato l’11 e il 12 luglio, per nominare – è addirittura la quarta volta, un record – il norvegese Jens Stoltenberg al timone dell’Alleanza Atlantica.

A questo punto, il super summit nella capitale della Lituania si trasformerà in una standing ovation per lo stra-riconfermato Segretario Generale NATO, ormai ad una incollatura – come si suol dire in gergo ippico – dal recordman assoluto, il generale belga Joseph Luns.

La Casa Bianca ha preferito – come si suol dire ancora – ‘l’usato sicuro’ a un successore che poteva presentare delle incognite.

Soprattutto in un momento cruciale come questo: con una guerra in Ucraina nel suo memento clou e comunque da vincere a tutti i costi, fino all’ultimo ucraino, come sottolineano da tempo all’unisono il capo yankee Joe ‘Sleepy’ Biden e il presidente-guitto Volodymyr Zelensky.

Poi bolle in pentola lo strategico allargamento della NATO: dove sono attese a braccia aperte non solo Svezia (si attende solo l’ok della Turchia) e Finlandia, ma l’Ucraina appunto, nonché – dato che l’appetito viene mangiando – anche Georgia e Moldavia.

A questo punto l’accerchiamento della Russia sarà completato: e aumenteranno in modo esponenziale i rischi di reazione (anche nucleare), visto che ormai una enorme quantità di missili sono puntati su Mosca da una sfilza di paesi prima sotto l’influenza sovietica e poi russa, ed ora sotto l’ombrello NATO.

Pochissimi ricordano (o hanno scientificamente ‘rimosso’) i precisi accordi raggiunti nella primavera 1991 con Michail Gorbacev dai capi delle quattro nazioni più potenti al mondo (USA, Germania, Francia e Gran Bretagna): non oltrepasseremo mai la linea dell’Oder. Ossia non metteremo mai un piede ‘ad Est’: patto tradito, calpestato, visto che da allora ben 14 paesi ‘ex sovietici’ sono passati sotto l’ombrello NATO.

Ma chissenefrega…

Anthony Blinken. Sopra, Jens Stoltenberg e Ursula Von Der Leyen

Gongola Joe Biden, regista – insieme ai vertici del Dipartimento di Stato, i falchi Antony Blinken e Victoria Nuland – dell’operazione ‘Stoltenberg four’: “Con la sua ferma leadership, esperienza e giudizio, Stoltemberg ha portato la nostra Alleanza attraverso le sfide più significative per la sicurezza europea dalla Seconda guerra mondiale”.

E proprio le “nuove strategie di sicurezza europea” e relativi massicci stanziamenti finanziari e investimenti militari, saranno il piatto forte dell’ulteriore anno di gestione Stoltemberg, che terminerà il suo nuovo mandato (il quarto, appunto) ad ottobre 2024. Guarda caso, a pochi giorni dalle elezioni presidenziali americane, alle quali Joe Biden intende arrivare potendo contare un cavallo affidabile e vincente in sella alla sua NATO, come viene ritenuto il generale norvegese.

Da non dimenticare che in questi mesi si sono rincorsi svariati nomi per la poltrona di Segretario generale NATO. Cominciando dagli italiani Matteo Renzi (subito bruciato) e Mario Draghi (in pole position per parecchio tempo), passando per alcuni capi di Stato (come abbiamo documentato in un articolo di pochi giorni fa, che trovate nel link in basso) e perfino per la presidente della Commissione Ue von der Leyen, su cui ha puntato a lungo l’amministrazione Biden.

Di tutta evidenza, la ex ministra tedesca è sempre a caccia di poltronissime.

Che possono tradursi anche in inaspettate, clamorose riconferme: proprio come è successo con la ‘Stoltenberg story’.

 

LE TRAME SULLA ROTTA DI BRUXELLES

Passiamo al secondo, strategico tassello del mosaico.

Il più che probabile Ursula von der Leyen bis alla presidenza della Commissione UE.

Qui la partita è molto più complessa e articolata e presenta anche una variabile di peso: ossia l’esito delle ormai prossime elezioni in Spagna, fissate per il 23 luglio prossimo, quindi a brevissimo.

Il PPE e lady Ursula hanno deciso di giocare d’anticipo: nel senso che la presidente della Commissione UE ha avanzato la sua ri-candidatura e il Partito Popolare Europeo ha colto la palla al balzo per dare subito il suo ok. Di tutta evidenza una strategia concordata per ‘sparigliare’ e mettere in difficoltà la destra, che coltiva un progetto ‘allargato’ (fino all’ultradestra fascista) per mettere le mani sul Parlamento e sulla strategica Commissione UE.

Antonio Tajani

Sul fronte italiano, a fronte di un Matteo Salvini ultrasovranista e di una Giorgia Meloni con il piede in due staffe, c’è da convincere il nostro ministro degli Esteri Antonio Tajani e Forza Italia in fase di implosione post-Berlusconi: Tajani, infatti, ha appena sostenuto che mai e poi mai il suo partito accetterà l’abbraccio con Marine Le Pen e gli ultradestra spagnoli di Vox.

Per questo sarà fondamentale il risultato che uscirà dalle urne in Spagna: se vincono i socialisti di Pedro Sanchez a sua volta la carta von der Leyen potrà essere vincente (e Sanchez ha appena fatto il suo endorsement pro Ursula bis); se invece avrà la meglio la destra capeggiata dai superfascisti di Vox sarà tutt’altra musica e per von der Leyen le chance saranno praticamente azzerate.

Fondamentale l’atteggiamento – in tutta la ‘sceneggiata’ europea – del numero uno PPE, il tedesco Manfred Weber: tentato dalle sirene dell’abbraccio con l’ultradestra, ma al tempo in grossa difficoltà nel rispedire al mittente la ri-candidatura della connazionale von der Leyer.

Manfred Weber

Insomma, un puzzle che presenta un mare di variabili, a cominciare proprio dal voto in Spagna, che comincerà a far qualche chiarezza. I sondaggi sono quanto mai incerti: dopo la sonora sconfitta alle amministrative che lo hanno costretto a chiedere subito il voto politico, Sanchez sembra aver ripreso quota.

Ma in quale misura? E tale da poter battere la sempre più arrogante Vox?

Resta in piedi, comunque, un interrogativo alto come un grattacielo.

 

LA SUPER-TANGENTISTA URSULA CHIEDE IL BIS !

Con quale faccia di bronzo, con quale credibilità Ursula von de Leyen (quindi il PPE e il codazzo al seguito, anche di stampo italiano) può proporre la sua ricandidatura, dopo le gigantesche trastole & le corruzioni via pandemia ed in particolare le combine con ‘Pfizer’?

Incredibile ma vero: osa, la tedesca, presentare come suoi biglietti da visita e super-credenziali proprio la gestione post-covid e il contributo per la guerra in Ucraina a botte di armi-armi-armi. Dovrebbe vergognarsi di tutto questo e finire sotto processo davanti alla ‘Corte penale internazionale per i crimini contro l’umanità’ dell’Aja.

E invece no, vera faccia di bronzo.

E che fa? Come la Vispa Teresa, immacolata al pari di un giglio candido, osa riproporre la sua candidatura totalmente impresentabile.

Per notizie più aggiornate, basta rivolgersi ai membri della ‘Commissione d’inchiesta sul covid’ istituita un anno fa proprio dal Parlamento europeo. Ha lavorato sodo, ma in totale ‘segretezza’: non per volontà dei commissari, per la totale censura operata dai media europei, senza parlare di quelli nostrani, genuflessi davanti ai voleri di ‘Big Pharma’.

Albert Bourla

Il commissario olandese, mesi fa, ha osservato sbigottito davanti a tali e tanti episodi di smaccata corruzione: non tentata, ma portata a termine, perché stiamo parlando di contratti per la vendita ai paesi UE di vaccini Pfizer da 71 miliardi di euro! Stipulati via sms– come la ‘Voce’ ha tante volte dettagliato nelle sue inchieste – addirittura spariti, volatilizzati!

Ecco le sue parole: “Altro che Qatargate. Questo per la vendita dei vaccini Pfizer e i contratti stipulati via sms tra von der Leyen e Albert Bourla (il Ceo di Pfizer, ndr) è il più grande scandalo in tutta la storia dell’Unione Europea”.

Capito?

E il nostro ‘campo largo’ griffato Schlein-Conte e cespugli di sinistra (sic) potrà mai digerire un simile rospo?

Sarebbe l’ennesima conferma – se mai ce ne fosse bisogno- che da noi ‘questa’ sinistra (ri-sic) è ormai morta e sepolta.

Anzi mai nata.

E per questo tutta da rifare.

Da ricostruire mattone su mattone.

Da cima a fondo.

 

P.S. Per rileggere articoli e inchieste su personaggi e società citate nel pezzo, come al solito basta andare alla casella CERCA situata in alto a destra della nostra home page; quindi cliccare il nome e cognome della persona (ad esempio Jens Stoltenberg, oppure Ursula von der Leyen o Albert Bourla) o della sigla (ad esempio Pfizer oppure NATO), per leggerne delle belle.

 

 

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