Ortese, un Natale con Don Milani

Un memorabile reportage del ’58

dell’autrice di Il mare non bagna Napoli

 

Con quell’”angelo antico”, come ebbe poi a definirlo nel suo reportage, Anna Maria Ortese non riuscì a realizzare una vera e propria intervista, nonostante avesse affrontato una sorta di odissea tra gli aspri sentieri del Mugello, avvolti in un silenzio assordante e un buio freddo che gelava le ossa (“Il prete non era precisamente a Vicchio, ma in un’altra località, a varii chilometri di distanza, e assolutamente isolata. Di strade, poi, neppure a parlarne: erano sentieri di fango. Luce elettrica neppure, lassù, ma lampade a gas”) per potersi incontrare “con un fiorentino che credeva ai sindacati cattolici, alla possibilità di una sinistra cattolica, e aveva stampato un libro di cui subito era stata vietata la ristampa, e, in più, ritirata ogni copia dalla circolazione”.

Eppure quel libro, Esperienze pastorali, se da un lato aveva ulteriormente inasprito l’esilio a Barbiana di don Lorenzo Milani, nel contempo aveva assicurato al suo autore una notorietà immediata ed eccezionale. In quel 1958 tutta la stampa italiana aveva parlato del giovane parroco toscano inviso alle autorità ecclesiastiche per le sue posizioni anticonformiste sull’obiezione di coscienza e sul rapporto tra Chiesa e popolo, schierando le sue firme più note, da destra a sinistra: Carlo Bo, padre Balducci, Gianni Rodari, Luciano Bianciardi, persino Indro Montanelli. Nessun giornalista, tuttavia, aveva tentato l’impresa a cui si accingeva una reporter di vaglia come la Ortese: incontrare don Milani nei suoi luoghi e tra la sua gente, in un momento di alto valore simbolico come il Natale, per l’esattezza il 25 dicembre del 1958. “Natale con don Milani”, sarà infatti il titolo a tutta pagina del settimanale “Italia Domani”, che aveva commissionato il servizio alla scrittrice napoletana, nel numero del 4 gennaio ’59, giusto alla vigilia della celebre intervista al quotidiano “Il Tempo” del cardinale Ottaviani, leader indiscusso del clero conservatore, contro i ”comunistelli da sacrestia”.

Ed eccolo, finalmente, in mezzo ai ragazzi poveri e timidi del borgo, “diritto nel suo abito scuro, un altro giovane. Questo sembrava più alto di tutti, e dal silenzio, più forte di quello di tutti gli altri, si capiva che pensava”. E poco conta che don Milani abbia sostanzialmente snobbato l’autrice di Il mare non bagna Napoli, come lei stessa rivela ai lettori: “Non rispose alle mie parole, disse solo che non aveva tempo per me, ora, doveva andare a pregare”: alla Ortese era bastato il primo flash su quel giovane sacerdote silenzioso e riflessivo, con un aplomb aristocratico di matrice familiare, per tracciarne un profilo che è un capolavoro di acume giornalistico e poesia: “Era vestito da prete: ma quello sguardo l’avevo visto negli occhi dei soldati russi, di guardia al Cremlino, una sera d’estate: passeggiavano e guardavano lontano, sotto le stelle rosse, con una purezza, una calma disumana”.

Più silenziosi di lui, se possibile, con quella reporter di città erano i discepoli di don Milani, figli dei contadini poveri di S.Andrea di Barbiana, che la Ortese segue e descrive minuziosamente nelle loro attività quotidiane, nei canti di preghiera, e infine nella “scuola” di don Milani, che all’improvviso si siede in mezzo a loro “e come un vento impetuoso si mise a parlare. Cos’abbia detto non ricordo bene. Guardavo la sua faccia onesta, ancora chiusa ma la fronte libera; e il sorriso lieve di chi ha deciso, di chi ha scelto il coraggio, e se ne andrà lontano”. Verso il futuro, molto prima e più avanti degli altri. “Istruire la gente”, come intuisce la Ortese, era il vero mantra di don Milani, per dare ai deboli e agli umili quella conoscenza che porta ad un’autentica libertà di scelta tra il bene ed il male. E lassù, profetizza la grande scrittrice di Napoli, in quel borgo di montagna dimenticato dal progresso e anche dalla Chiesa, in quel Natale con don Milani stava nascendo una rivoluzione del sapere e dello spirito.

 


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