Totale caos dei tiggì di casa nostra nel gran giorno dell’evento del secolo, l’incoronazione di re Carlo III d’Inghilterra.
Sabato ore 19. Il Tg3 relega il servizio al quinto posto nella sua scaletta, non più di 4 minuti scarsi e via.
Al Tg1 della sera, che comincia come al solito con qualche minuto d’anticipo, il servizio sui reali incoronati batte ogni record: inizio ore 19 e 57 e termine ore 20,11, per un totale di 14 minuti. Ma c’è un secondo tempo, per il gran finale del tiggì: sfiorati i 10 minuti tra colore, folklore, amarcord e fiumi di turisti. Per un totale da Guinness dei primati: 24 minuti. Le altre notizie ridotte in briciole
E’ mai possibile un disservizio così macroscopico del servizio pubblico? Concepibili due così inconcepibili estremi? Roba da Vigilanza Rai, un organismo che ormai è un ectoplasma, un’assenza totale, morto e sepolto, un lontano ricordo. Come ormai succede da tempo, con tutti i governi in carica.
Ricordate le pericolose coglionate globali diffuse tramite il ‘Che tempo che fa’di Fabio Fazio dall’allergologo-massone Roberto Burioni? L’apice venne raggiunto a settembre 2021, quando a quasi un anno dalle prime somministrazione dei vaccini anti-covid, per rassicurare il ‘popolo bue’ circa gli ‘effetti avversi’ di cui già si parlava eccone, lui pronunciò il Verbo: “Sapete quanti morti ci sono stati da dicembre ad oggi? Bene: uno, soltanto 1 di numero. E’ successo in Nuova Zelanda”.
Normale attendersi l’arrivo di un’ambulanza a sirene spiegate per prelevare il Vate alla Vaccinara al termine della puntata. E ancor più logico che il giorno seguente la Vigilanza Rai sospendesse il programma per ‘disinformazione’ allo stato pure, giocata sulla pelle della gente. E invece? Niente di tutto questo.
E l’allergologo incappucciato continua a ‘far danni’: come nella recente sceneggiata con il Ceo di Moderna, Stephen Bancel, sui vaccini anti-tumore pronti per il 2030 e forse anche prima. Perché la premiata ditta Fazio-Burioni alla prossima domenicalata non propone Dracula come presidente dell’Avis?
Ma torniamo a Londra, e alle altre sceneggiate imbandite dallo stuolo di inviati dei nostri tiggì.
Possibile che a nessuna delle fulgide Menti di Viale Mazzini non sia passato per la testa di fare una bella puntata di giornalismo d’inchiesta, quello vero ma ormai da decenni finito negli scantinati e sotto quintalate di naftalina, sull’assassinio scientificamente studiato di Lady D?
Come mai i cittadini italiani sono privati dell’informazione necessaria per capire che si è trattato di un vero e proprio Delitto di Stato (di cui noi siamo maestri, vedi i casi Moro e Falcone-Bosellino, più Ilaria Alpi, per citare solo quelli più eclatanti), su cui non hanno voluto né potuto indagare la Polizia francese, la magistratura francese, ma che è sotto gli occhi di chiunque abbia la voglia di aprirli e azionare in cervello? Sarebbe mai stato concepibile, per la Corona britannica, subire la ‘ macchia’ islamica nel pedigree della sua monarchia? Quindi lady Diana “doveva morire” (come Ferdinando Imposimatoe Sandro Provvisionato hanno titolato il loro j’accuse sul caso Moro), perché quel sangue arabo mai e poi mai avrebbe potuto transitare lungo gli immacolati (sic) itinerari reali britannici.
Passiamo ad altro nella turbolenta giornata del sabato. Con l’ennesimo incidente ferroviario da niente capace di bloccare l’Italia che osa ancora prendere il treno pensando di poter raggiungere la meta in un tempo ragionevole.
Anche ieri, è bastato un incidentucolo alle porte di Roma per mandare in tilt tutto il sistema, con ritardi di 6-7 ore che si sono protratti per tutta la giornata e oltre. Le solite colonne di cittadini trattati come mandrie, privati di ogni spiegazione, col caldo che comincia a fare, coincidenze perdute e tutto il resto penosamente al seguito.
Possibile che i soliti vertici delle Ferrovie, di Rete ferroviaria italiana, di Trenitalia si nascondano regolarmente, non abbiano la faccia di venire in tivvù e scusarsi per la loro totale incapacità, e rassegnare le proprie dimissioni in diretta? Possibile che gli italiani, oltre ogni altro torto quotidiano, debbano subite l’onta di manager impuniti, strapagati e anche cafoni, oltre che avvitati alle loro poltrone?
Altro che Alta Velocità! Altro che Ponte sullo Stretto?
Qui andrebbe recuperato il minimo di ‘civiltà’. Per non parlare delle ferrovie secondarie, regionali, considerati rami secchi e abbandonate al loro destino. Con masse di pendolari ormai alla più totale disperazione, caterve di cittadini che non riescono più a raggiungere, via ferrovia, centri un tempo a portata di ‘rotaia’. Oggi no. Però abbiamo il TAV più bello del mondo. E presto il Ponte sullo Stretto, come assicura il capo carroccio Salvini.
Per finire, il ritorno di Berlusconi nel suo messaggio filmato. Ben lieti, di rivederlo sulla scena, assai meglio delle massa di nani e ballerine che ormai invadono la vergognosa scena (e sceneggiata) politica odierna. Poteva solo evitarsi il solito, stravecchio, ormai stucchevole riferimento al ‘pericolo comunista alle porte’. Non si riferiva neanche all’amico Putin; ma è sempre stata la sua consueta litania.
Ci vogliamo rendere conto di una cosa? Il capitalismo sta crollando, implodendo ogni giorno di più, sotto i nostri occhi. Negli Stati Uniti le banche vanno in crac a raffica e l’amministrazione Biden – sarebbe la prima volta in 200 anni di storia – rischia sul serio il default.
Vogliamo capire o no che il mondo sta cambiando davanti a noi?
Che l’unica ricetta possibile è quella di realizzare finalmente, una volta per tutte, quegli ideali, quelle utopie comuniste di eguaglianza e giustizia sociale, senza le quali il mondo occidentale è destinato alla più completa catastrofe?
Forse, proprio davanti al burrone, al precipizio finale, riusciremo – ma subito, da domani – a spalancare gli occhi. E capire che un altro mondo è ‘ancora’ possibile: ma solo giocando alla luce del sole, sotterrando egoismi, sotterfugi e particolarismi: per costruire una società dove tutti hanno uguali diritti e soprattutto diritto ad una vita dignitosa, senza essere calpestati. E solo un ritorno al ‘pubblico’, ad un sistema di autentica eguaglianza sociale, non a parole ma nei fatti, lo potrà assicurare.
Ogni altra via è un cul de sac.
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