JULIAN ASSANGE / DA PROCESSARE PER BIDEN, DA LIBERARE PER ROBERT KENNEDY

Libertà per Julian Assange, è la sempre più pressante richiesta che giunge da tutte le parti del mondo, dove si moltiplicano le iniziative, le raccolte di firme, le petizioni.

Un gruppo di democratici progressisti americani (democratici e progressisti nel senso autentico delle parole) guidati da Rashida Tlaib (membro della Camera per lo Stato del Michigan, prima donna di religione islamica eletta al Congresso Usa) ha inviato una lettera al procuratore generale Merrick Garland, esortando il Dipartimento di Giustizia a ritirare le accuse contro Assange, che rischia fino a 175 anni di carcere se processato e ovviamente condannato negli Usa.

Rashida Tlaib

Ecco il messaggio: “Vi scriviamo oggi per invitarvi a sostenere le tutele del Primo Emendamento per la libertà di stampa, ritirando le accuse penali contro l’editore australiano Julian Assange e ritirando la richiesta di estradizione americana attualmente pendente presso il governo britannico”, che è perfettamente in linea con la Casa Bianca, e quindi più che deciso a spedire Assange negli Stati Uniti.

Sul caso Assange il presidente Usa, Joe Biden, non si pronuncia. Eppure ne avrebbe avuto occasione proprio in questi giorni, quando ha partecipato alla cena dei corrispondenti organizzata dalla Casa Bianca. Nel suo discorso Biden ha solennemente affermato: “Il giornalismo non è un crimine”.

Commenta a botta calda Dave De Camp, inviato della testata pacifista ‘Antiwar’: “Una dichiarazione che suona del tutto vuota, mentre il suo Dipartimento di Giustizia sta chiedendo l’estradizione di Julian Assange per aver denunciato i crimini di guerra statunitensi”.

Continua DeCamp: “Biden ha aperto il suo discorso parlando di Evan Gershkovich, il giornalista del Wall Street Journal recentemente arrestato in Russia. ‘Evan è andato in Russia per far luce sull’oscurità da cui è fuggito anni fa’, ha detto Biden rivolgendosi ai suoi genitori. Biden ha citato anche Austin Tice, un americano scomparso in Siria nel 2012 mentre lavorava come giornalista freelance. Gli Stati Uniti accusano il governo siriano di trattenerlo, accusa che Damasco nega. Ha detto Biden: ‘Stasera il nostro messaggio è questo: il giornalismo non è un crimine’”.

Continua DeCamp: “Il presidente non ha menzionato Assange o Shireen Abu Akleh, una giornalista palestinese-americana di Al Jazeera che è stata uccisa dalle forze israeliane nel maggio del 2022. E’ stata uccisa mentre documentava un raid israeliano in Cisgiordania e indossava un giubbotto blu con scritto ‘PRESS’”.

Edward Snowden

Né, tantomeno, il capo della Casa Bianca ha fatto alcun cenno al caso di Edward Snowden, il cui lavoro investigativo ha portato alla luce, rischiando la pelle, crimini & misfatti della politica Usa in mezzo mondo. Ora è rifugiato in Russia, dove ha ottenuto prima asilo politico nel 2013 e poi l’anno scorso anche la nazionalità.

 

 

 

Di tenore diametralmente opposto un fresco tweet di Robert Kennedy junior, che un paio di settimane fa annunciato la sua discesa in campo per le primarie democratiche, quindi un agguerrito competitor per Biden. Nel giro di solo quindici giorni la percentuale di gradimento degli elettori dem raggiunge il 20 per cento: un gran risultato, per ora, che apre il cuore alla speranza   per un cambiamento nella leadership democratica, da anni impantanata nel ‘Deep State’, e quindi per la corsa alla Casa Bianca.

Ha appena twittato Robert: “Invece di difendere la libertà di parola, gli Stati Uniti perseguitano attivamente i giornalisti e chi fa informazione. Perdonerò i coraggiosi raccontatori di verità come Julian Assange e indagherò sulla corruzione e sui crimini che hanno denunciato”.

Scrive il reporter Anthony Scott: “Dopo aver dichiarato di voler graziare Assange se eletto, Robert Kennedy ha pubblicato un altro tweet in cui promette di voler graziar anche altri giornalisti e informatori perseguitati come John Kiriakou, Chelsea Manning, Reality Winner, Daniel Hale, Thomas Drake, Jeffrey Sterling e Edward Snowden”. Rammentiamo che il nome di Chelsea Manning è collegato al caso Assange-WikiLeaks.


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