Deflagra una bomba a orologeria con il timer fissato su questo dicembre per alcuni funesto, cioè per i disgraziati investitori dei risparmi delle quattro banche che li hanno letteralmente depredati, vittime della degenerazione del sistema che consente di truffare chi si affida ai cosiddetti promotori finanziari, agenti di vendita di titoli e obbligazioni degli istituti di credito da cui sono pagati e costretti per ottenere bonus extra a proporre investimenti con alto margine di rischio spacciandoli per “sicuri”. Il caso, che ha ridotto a zero investimenti minimi e massimi, mette in discussione la vigilanza sull’operato delle quattro banche e il discrimine del governo che le salva dal fallimento con iniezioni di risorse finanziarie ed esplora a fatica l’iter per risarcire i truffati. Ma quanti e quali? Non è certo rassicurante l’esternazione di Renzi che chiarisce “Non possiamo salvare tutti”. L’opinione pubblica , che informata sul salvataggio delle quattro banche coinvolte nel default ritenesse l’episodio confinato in questo drammatico quadrilatero di ruberie, lo giudicherebbe a torto un fenomeno localistico. Di casi analoghi è pieno il territorio degli investimenti bancari. Relativamente accettabili sono le clausole contrattuali sul livello di rischio accettato dall’investitore. Se esplicitamente alto, il diritto di rivalsa su eventuali perdite è praticamente impossibile perché condiviso in partenza dal risparmiatore. Le cose si complicano se il contratto è sottoscritto come “prudente” e l’investimento perde gran parte o l’intero valore iniziale. Questa evenienza è alla base di una recente vertenza, protagonisti un cliente, che nonostante l’attributo “prudente” ha visto andare in fumo i risparmi, e una banca di dimensione internazionale. L’esito positivo della richiesta di risarcimento dell’investitore l’ha determinato la mancata cautela del promotore che di suo pugno, su carta intestata dell’istituto bancario, garantiva al cliente la solidità dell’investimento e la certezza di non rischiare nulla. C’è il cinismo delle banche a monte delle truffe che hanno portato al suicidio il pensionato di Civitavecchia derubato di tutti i risparmi della vita di operaio e la malafede di alcuni promotori, consapevoli di proporre investimenti a rischio. Ma alla Banca d’Italia non è attribuito il ruolo di controllore della rete degli Istituti di Credito?
Exploit di leghista
Una siriana, profuga in Italia, convertita al fondamentalismo islamico e indottrinata da un reclutatore occulto, è indotta a sacrificare la vita, per essere accolta da Allah dopo la morte procurata lasciandosi esplodere in un ospedale romano nell’ora di visita dei parenti. Per compiere l’attentato si procura un abito da suora e il velo che copre testa e parte del viso. Entra senza destare sospetti nella struttura, raggiunge il reparto più affollato e si fa esplodere. L’evento, ovviamente ipotetico, ha tutte le caratteristiche per essere proposto al leghista Roberto Maroni, presidente della giunta regionale lombarda che ha emanato un decreto per vietare alle donne musulmane di accedere agli ospedali e agli uffici regionali con il volto coperto. Paura di attentati? Un paio di domande: ma le stesse musulmane con tanto di burka possono frequentare cinema, teatri, bar e stadi? E’ gradita una risposta, anzi due, perché Maroni dovrebbe dire se il divieto si estende anche alle donne del Sud che per tradizione vestono in nero e coprono la testa con ampi fazzoletti.
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