VERGOGNA LA RUSSA / PER MELONI TRATTASI DI “SGRAMMATICATURA ISTITUZIONALE”…

Una sgrammaticatura istituzionale”.

Con queste demenziali (allora una volta tanto ha ragione l’editore de ‘Il Domani’ Carlo De Benedetti?) parole il primo ministro Giorgia Meloni ritiene di aver messo una pietra tombale sulle vergognose parole pronunciate dal nazistoide che oggi – per disgrazia di tutti gli italiani – è addirittura presidente del Senato, Ignazio BENITO La Russa, seconda carica dello Stato. Il quale ha osato dire che i nazisti doc del Battaglione ‘Bozen’ uccisi in via Rasella erano solo “una banda musicale di semi pensionati”.

Una battuta della quale non si è assolutamente vergognato, dopo esser uscito dallo stato di evidente ‘trance’ in cui ha pronunciato quelle farneticanti parole. Ha soltanto, dopo due giorni, chiesto scusa “a chi si è sentito offeso”. E che vuol dire? Altre parole che non significano letteralmente niente, carta monnezza.

Perché il nazistoide che occupa – ormai possiamo dirlo – abusivamente la poltronissima di Palazzo Madama, è riuscito, con poche parole, ad entrare nel guinness dei primati: dimostrando, in un colpo solo, disprezzo totale per la Costituzione, per i morti delle Ardeatine (i 335 del giorno dopo, come rappresaglia appunto a via Rasella), e una colossale ignoranza storica.

Ma da quale recesso del suo cervello (ammesso ne sia fornito, andrebbe sottoposto ad accurata visita neuropsichiatrica) è mai potuta spuntar fuori una ‘banda musicale’, per di più composta da ‘pensionati’, anzi ‘semi pensionati’ (non avevano ancora raggiunto l’età pensionabile, c’entra la legge Fornero o che?) che passeggiavano tranquilli strimpellando per via Rasella?

Sulla ‘visione’ della band musicale, comunque, il nazi Benito non   ha fatto marcia indietro: l’ha confermata parola per parola. Proprio per questo la proposta di una perizia psichiatrica non è affatto campata per aria: segno di demenza senile in stadio avanzato, ad esempio, o quale altra patologia neurologica, forse scatenata da una reazione al vaccino, uno dei tanti ‘effetti avversi’ che ogni giorno si registrano?

‘Rifondazione comunista’ una volta ha battuto un colpo, per far sapere che esiste ancora. Ha infatti già raccolto 30 mila firme per una petizione che appare su change.org. Sostiene il segretario di RC, Maurizio Acerbo: “Le sue esternazioni sulla Resistenza, in particolare sull’atto di via Rasella, non sono riconducibili ad opinioni. Non sono nemmeno uno dei purtroppo assai diffusi momenti di revisionismo storico. Sono un falso storico, la negazione di atti giudiziari, una offesa alla Resistenza e un inquinamento delle responsabilità storiche del fascismo e del nazismo”.

 

Fabio Rampelli

A questo punto, l’uscita dell’altro fascistoide romano Fabio  Rampelli (ma non dimentichiamo che è il vice presidente della Camera!, stiamo a posto nei due rami del Parlamento…) è rubricabile come una robetta da quattro soldi: non c’è bisogno di scomodare la storia, a questo punto, si tratta solo di  becero provincialismo e ignoranza crassa.

Che ben s’inquadra nel contesto di totale ‘SUBCULTURA’ che regna nel nostro (nostro?) esecutivo, dove il ministero della Cultura è nelle mani di un IGNORANTE duro e puro, quel Genny Sangiuliano di cui più volte la ‘Voce’ ha ricostruito il profilo e i trascorsi, che al massimo avrebbero potuto condurre al ruolo di travet ministeriale o vicedirettore didattico di un istituto scolastico. Ma l’Italia – ben lo sappiamo, da decenni – è un Paese totalmente capovolto.

Cosa proponeva, in una botta d’euforia, avvolto nel tricolore, il patriota Rampelli? Non solo di abolire, ma addirittura di multare, sanzionare chi pronuncia e scrive parole “non in italiano” e osa usare un idioma straniero.

Una cosa è l’inflazione, questo sì, spesso fastidiosa, di espressioni importate con faciloneria e che in breve tempo da noi diventano un ‘must’ (eccone una): come quell’abusato ‘story telling’ che fa tanto da salotti romani chic.

Ma perché, allora, non prendersela con quei termini super inflazionati (anche in Europa) come ‘resilienza’ che non significa letteralmente un tubo (perché riguarda solo i metalli e va quindi usato in un’azienda metallurgica, caso mai) e addirittura è stata importata con il PNRR che significa appunto ‘Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza’.

Si rivolga a Bruxelles – il solerte Rampelli che di tutta evidenza ha tempo da perdere in quisquilie e pinzellacchere come direbbe il magico Totò – e s’impegni in una battaglia ‘retroattiva’ perché quella ‘resilienza’ venga cancellata e sostituita d’imperio.

L’azione di disturbo può anche avere, per noi, un grosso significato economico: visto che il governo Meloni non sa più che pesci prendere per non farci perdere la barca di miliardi previsti appunto dal PNRR, guadagnar tempo, ritardare il tutto, può tornarci utile.

Un’ultima notazione: ma ha mai letto, il Rampelli in vena di boutade, quanto l’Italia sia indietro sul fronte proprio delle lingue? Non si accorge di quanto i suoi colleghi parlamentari siano degli autentici ciucci (o si rendano quantomeno ridicoli) quando cercano di mettere due frasi una dietro l’altra in inglese? Di come nelle scuole italiane le lingue siano totalmente calpestate, arci bistrattate, e gli alunni italiani, a livello europeo, siano in fondo alla classifica proprio sul fronte delle lingue?

E allora, patriota Rampelli, impegnati perché dalle scuole escano studenti che sanno parlare bene (e non solo masticare parole o frasette) almeno due lingue, in pole position, of course, l’inglese.

Consiglialo all’amico Sangiuliano: e anche se glielo dici in romanesco borgataro e lui ti risponde in napoletano verace, va’ ‘bbuono, fa lo stesso.

Un’ultima nota: leggi, patriota Rampelli, cosa ha detto l’Accademia della Crusca sulla tua ‘uscita’. Una tirata d’orecchie che più clamorosa non si può. Come facevano le maestre d’un tempo coi ciucci più incalliti….

 

 

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I.BENITO LA RUSSA / IN VIA RASELLA NON AMMAZZAMMO NAZI, MA UNA BANDA DI PENSIONATI MUSICISTI 


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