“Al lupo, al lupo”, allarme inascoltato

Anni fa, quando il tragico default della acqua ‘bene comune’ in crisi non era ancora un macigno sul futuro del mondo e la portata del Po era quasi nella norma, i più avveduti avevano già la percezione di quanto in questi giorni allarma l’umanità: terra arsa, colture azzerate, la sete non più piaga solo dei Paesi africani.

Durante un viaggio di lavoro televisivo a Malta, tra un’intervista e le riprese dei luoghi, un maltese delegato dal governo ci guidò alla scoperta del ‘miracolo’ che consente all’isola di soddisfare la domanda di acqua potabile con un unico mega dissalatore. Certo il sapore di quell’acqua è imparagonabile alla qualità del ‘Serino’ di cui si alimenta l’acquedotto napoletano, ma era potabile, in abbondanza.

Anni fa l’ho scritto come corollario della riflessione sugli ottomila metri di Italia proiettata nel mare, risorsa primaria per una collana di possibili dissalatori lungo le nostre coste.

Grosso modo, a quel tempo, Gerardo Mazziotti, architetto e giornalista di infinite competenze, denunciava il pietoso stato di colabrodo delle condotte idriche italiane, che in non pochi casi provocano la perdita del sessanta per cento di acqua, il catastrofico impiego della potabile per la produzione industriale, in agricoltura, gli enormi sprechi domestici. Chi doveva ascoltare i giustificati allarmi li ha ignorati e ora grida “al lupo…al lupo”, pressato dall’emergenza dei fiumi in secca, della terra bruciata, delle colture senza futuro. Preda del panico, piange lacrime di coccodrillo per non aver raccolto negli invasi l’acqua piovana e scopre la risorsa dissalatori, invita gli italiani alla moderazione dei consumi, nomina un commissario alle dighe, ma ignora il ‘miracolo’ di Israele, che ha trasformato il deserto in ridenti oasi verdi di coltivazioni che soddisfano il fabbisogno alimentare del Paese. Pandemia, guerre, siccità. Che altro ci toccherà sopportare per l’insipienza di governi che s-governano?


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