MATTEO SALVINI SUPERSTAR / ORA DIRIGERA’ ANCHE LA SCENEGGIATA DEL PONTE

Dalle stalle alle stelle, nel giro di poche ore.

Rischiava seriamente di uscire bastonato e ridimensionato nel suo potere, il numero uno della Lega Matteo Salvini – penalizzato anche dall’ultimo flop elettorale e dai sondaggi che non gli sorridono – dopo la prima versione del ‘decreto migranti’. Quell’articolo 10 scritto e mai comparso nel testo finale, infatti, avrebbe potuto sancirne una mezza morte politica, perché prevedeva tutto il potere in materia di porti & migranti nelle mani del fedelissimo di Giorgia Meloni, ossia il ministro della Difesa Guido Crosetto, a discapito dell’ormai impresentabile titolare del Viminale, Matteo Piantedosi, e dello stesso Capo Carroccio, del tutto ridimensionati nei loro ruoli.

E invece il blitz gli è riuscito: ha fatto fuoco e fiamme, Salvini, ma quell’articolo 10 non è mai stato approvato. Salvato il ‘controllo’ su porti & migranti (insieme al ‘suo’ Piantedosi), ha subito dopo concesso il bis e anche il tris.

Perché la penosa ‘riforma’ (sic) fiscale gli sta bene, assicurando (sempre che il governo non cada ben prima, come non pochi analisti – e non gufi – prevedono per gli autogol a raffica dell’esecutivo in poche settimane) la messa in campo la flat tax  I (il suo chiodo fisso: iniquo, immorale e anche anticostituzionale) nel giro di tre anni.

E poi va in porto il progetto vagheggiato da sempre, il Ponte sullo Stretto, bocciato da tutti (esperti, economisti, scienziati, e chi più ne ha più ne metta) e quasi solo da lui voluto. Eppure ce l’ha fatta, un vero miracolo politico contro ogni aspettativa.

Giorgia Meloni con Maurizio Landini. Sopra, Matteo Salvini

Prima di fornire i dettagli sull’operazione, sorge subito spontanea in tanti, tantissimi italiani la domanda: con tutti i giganteschi problemi che ci troviamo ogni giorno a dover affrontare, con l’economia a rotoli, il rischio banche, il caro prezzi da paura, le pensioni di fame, era proprio il momento di pensare al Ponte sullo Stretto, era questa la priorità per gli italiani? Siamo certi che la maggioranza è più propensa a chiamare un’ambulanza del 113 per Salvini piuttosto che riconoscere l’urgenza, l’impellenza, la necessità strategica del Ponte.

Tenuto poi conto di un altro elemento da non poco: lo sfascio dei trasporti al Sud, la situazione penosa delle nostre ferrovie, il taglio alle linee secondarie. Trasecola un napoletano: “Ma sapete che hanno praticamente tagliato la linea Napoli-Benevento? Prima c’era almeno una corsa ogni due ore, ora una sola corsa alle 13 circa poi niente. E per andarci devo prender il bus che ci impiega il triplo di tempo. Vi pare normale allora pensare al Ponte sullo Stretto?”.

Ma di tutta evidenza quel Ponte s’ha da fare, quel maxi appalto deve partire. E vedremo presto quali appetiti dovrà soddisfare.

Per ora alcuni elementi di riflessione.

Dopo la bellezza di 41 anni risorge, come l’araba fenice, la ‘Stretto di Messina spa’, partorita nel 1981 per realizzare e gestire il ponte, vissuta per anni vivacchiando e sperperando soldi, alla fine – finalmente- liquidata dal governo Conte 2, e subito rivitalizzata dall’esecutivo Meloni, appena insediato.

Il decreto fresco d’approvazione prevede il nuovo assetto societario e la nuova governance. Oltre agli azionisti ‘storici’, ossia ‘Rete Ferroviaria Italiana’ (RFI), Anas, Regione Sicilia e Regione Calabria, dovrà entrare con una quota “non inferiore al 51 per cento” il Ministero dell’Economia e delle Finanze, il quale “agirà d’intesa con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti” (quindi Salvini), cui spetteranno tutte “le funzioni di indirizzo, controllo, vigilanza tecnica e operativa sulla società in ordine alle attività oggetto di concessione”.

Una resa totale a Salvini, al quale appunto spetterà il controllo globale di tutte le operazioni che verranno svolte con i soldi del ministero dell’Economia, quindi di tutti gli italiani.

Una autentica presa per il culo, una completa ‘delega in bianco’ concessa, non si sa perché, in base a quali taciti accordi raggiunti, sulla realizzazione di un’opera colossale – quanto del tutto inutile – come questa.

Quando, appunto, per l’Italia ci sarebbe bisogno di ben altro. Per dirne ancora una: la sanità è allo sbando più totale, allo sfascio ormai cronico. Quei soldi non sarebbero stati più utili per la salute dei cittadini? O meglio una corsa sul Ponte?

Gongola il Capo Lega: “Grandissimo lavoro di squadra, in pochi mesi sono stati recuperati dieci anni di vuoto. Contiamo di approvare il progetto esecutivo entro il 31 luglio 2021 e poi partire subito con i lavori. Avremo enorme inquinamento in meno, enorme risparmio di tempo e di soldi per chi utilizzerà il ponte più green e innovativo del mondo”.

Le prime critiche arrivano dal numero uno dei Verdi Angelo Bonelli: “In un Sud che non ha ferrovie né acquedotti, adesso pensano di sperperare denaro pubblico in nome dell’ideologia salviniana. A nome delle migliaia di passeggeri che frequentano le linee ferroviarie che portano in Calabria e in Sicilia e che sempre subiscono ritardi vergognosi, chiedo che quel folle progetto non venga portato in Consiglio dei ministri”.

Parole cadute nel vuoto.

Cosa dirà e farà ora Elly Schlein e il suo nuovo Pd? Accetta tutto senza neanche protestare? Non pensa sia il caso di scendere in piazza contro queste vergogne e questi mezzi golpe?

Intanto Maurizio Landini accoglie a braccia aperte il primo ministro Giorgia Meloni al congresso Cgil. Contento anche lui di poter correre lungo il Ponte? Niente da dire sulle pensioni sociali  da fame per milioni di senza diritti?

 

 

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