Abbiamo pensato di offrire ai lettori un nostro ricordo di Maurizio Costanzo.
L’abbiamo conosciuto più di trent’anni fa, poco dopo lo ‘scoppio’ di Mani Pulite. Ci fece contattare dalla sua segreteria per invitarci ad uno dei dibattiti. Era appena uscito un libro edito dalla ‘Voce’ e intitolato ‘Grazie Sisma – 10 anni di potere e terremoto’, un j’accuse contro il sistema politico partenopeo e nazionale corrotto, e capace di svaligiare le casse dello Stato, oltre 60 mila miliardi di vecchie lire (una cifra allora stratosferica) stanziati per la ricostruzione dopo il terremoto del 1980.
Invitò tutti e tre gli autori, ossia Rita Pennarola, Enrico Fierro (uno delle colonne della ‘Voce’, ci la lasciati tre anni fa) e Andrea Cinquegrani sul palco del suo Teatro Parioli. Nel breve incontro prima della puntata ci disse: “Mi piace molto il vostro giornalismo d’inchiesta, ho letto la vostra Voce e adesso il libro sul terremoto. In trasmissione potete parlare liberamente, senza alcuna autocensura, potete parlare di tutti i politici coinvolti”.
Da allora in poi, in qualità di direttore della Voce, venni invitato diverse altre volte. Sia sul palco che in platea, quando realizzò una serie di ‘Uno contro tutti’focalizzati su un personaggio e un tema specifico.
Ricordo in modo particolare due puntate. In una il tema-base era l’Alta velocità, un argomento di cui fino a quel momento si era parlato pochissimo. Costanzo (gli inviavamo ovviamente ogni mese il nostro magazine) rimase molto incuriosito da quelle nostre inchieste sul TAV, ne parlammo telefonicamente, disse che voleva costruirci su una puntata. Ed invitò il capo ufficio stampa delle Ferrovie di allora (che sarà poi uno dei soci fondatori del concorrente ‘Italo’ anni dopo). Preparai una serie di domanda con estrema cura: tutti fatti documentati, nomi di personaggi implicati nell’affare, sigle societarie, miliardi di investimenti e via di questo passo. Un vero fuoco di fila.
Ricordo ancora adesso il viso del responsabile p.r. delle Ferrovie farsi man mano sempre più pallido, al punto da ammettere che su quei temi così specifici non aveva gli elementi per rispondere. Si sarebbe informato presso i suoi vertici e poi avrebbe stilato una nota.
Vedevo Costanzo quasi abbozzare dei risolini sotto i suoi mitici baffi che era solito ‘lisciare’, proprio come un gatto fa le fusa. Alla fine, salutandoci nel suo camerino, mi disse, “bravo, questo è vero giornalismo”.
Altra puntata ‘storica’ sulla massoneria. Un argomento spinoso, molto delicato: ma Costanzo ebbe il coraggio civile e politico di affrontarlo. E ricordo un acceso ‘botta e risposta’ con uno dei massoni (del Grande Oriente d’Italia) più noti a Napoli, l’avvocato civilista Maurizio De Tilla.
Pochi mesi dopo le famose puntate antimafia in gemellaggio con Michele Santoro, che era stato direttore della Voce a fine anni ’80. Poi l’attentato di via Fauro, nel quale Costanzo e la sua compagna, Maria De Filippi, si salvarono per miracolo.
E vogliamo ricordare un altro incontro con Maurizio. Quindici anni dopo, in occasione del ‘Premio Saint Vincent’ di giornalismo.
Fu proprio lui, che era un componente della giuria, ad indicare due nostri pezzi come meritevoli del premio nella sezione ‘inchieste’. Vincemmo Rita Pennarola ed io. Rita, condirettore della Voce, aveva infatti firmato la cover story di ottobre 2006 titolata ‘Telecom- La morte corre sul filo’, dedicata all’anomalo ‘suicidio’ di un funzionario che ‘sapeva troppo’, Adamo Bove, volato giù dalla Tangenziale di Napoli.
Il mio pezzo, invece, uscito due mesi dopo, nel numero di dicembre, si intitolava ‘Servizi & Segreti – Scaramella al veleno’ e accendeva i riflettori su una delle più controverse spy story internazionali: ossia l’avvelenamento, con un tè ‘al polonio’, della spia russa Alexander Litvinenko.
I premi, poi, vennero ufficialmente consegnati al Quirinale dal Capo dello Stato, all’epoca Giorgio Napolitano.
Quegli inviti al ‘Costanzo Show’ e poi quel premio ‘Saint Vincent’ sono stati una delle molle, delle motivazioni forti che ci hanno dato la forza per continuare sulla nostra strada, quella del giornalismo investigativo, d’inchiesta, che fa nomi e cognomi.
Ne abbiamo pagato e ne stiamo continuando a pagare prezzi altissimi, soprattutto per le aggressioni ‘giudiziarie’ che abbiamo dovuto subire nel corso degli anni da faccendieri, potenti, mafiosi, grosse organizzazioni e anche magistrati (non pochi).
Nei prossimi mesi (da marzo a giugno) dobbiamo affrontarne tre da ‘novanta’: contro il magistrato, Massimo Marasca, che ha fatto ‘chiudere’ la Voce cartacea; contro la potente WADA (‘World Anti Doping Association’) per il caso Schwazer; e contro la famiglia Marcucci (Andrea, Paolo e Marialina) e la corazzata di famiglia Kedrion per la ‘strage del sangue infetto’.
Davide contro Golia.
Ma lotteremo con tutte le nostre forze fino alla fine: vogliamo giustizia, quella vera; che vinca il giornalismo d’inchiesta, unico baluardo contro veline & fake news; e intendiamo tutelare sempre la ‘Memoria storica’, soprattutto di tante, troppe vittime del Potere.
Siamo certi che da lassù Maurizio sta dando una lisciatina ai suoi baffi…
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