ITALIA IN LETARGO / DE RITA E POMICINO “ATTACCANO” RENZI, YES MAN & GIOVANI MARMOTTE

“Un letargo esistenziale collettivo”. E’ questa la nostra attuale condizione, secondo la fotografia e l’analisi elaborate dal Censis presieduto dall’inossidabile Giuseppe De Rita. Che riesce a indossare anche i panni dello psicanalista. L’Italia, analizza, “non è più in grado di progettare il futuro, di produrre interpretazioni della realtà, prigioniera della pura cronaca”. E, freudianamente, prosegue: “il Paese è in una sorta di limbo, fatto di mezze tinte, mezze classi, mezzi partiti, mezze persone che si rintanano in un recinto securizzante”. Mancano solo delle mezze ali per il ct Conte. Dall’Italia sul lettino altri spunti: “assistiamo a una ibridazione di settori e competenze – osserva De Rita, che fu tra i papabili nell’ultima corsa al Quirinale – ossia alla trasformazione di settori tradizionali”. Per la serie: se riusciamo ancora a sopravvivere è grazie alla nostra fantasia, che ci permette di frullare “gastronomia e turismo, design e artigianato, moda e piattaforme web”. Ma stiamo ben in guardia e quel che risparmiamo caso mai lo mettiamo sotto il materasso, in attesa di tempi migliori: tale patologica condizione – tra gli addetti ai lavori – ora si chiama “cash cautelativo”…

Giuseppe De Rita

Giuseppe De Rita

Uscendo da metafore parapsicosociologiche, ecco qualche frutto più concreto raccolto dagli analisti del Censis. La risposta più ricorrente degli intervistate sulla propria condizione: “Va male. Non ho soldi, non ho lavoro, mia moglie mi tradisce”. Per la serie, piove governo ladro.

E qualche frecciatina, pur con il dovuto anestetico, parte in direzione dell’esecutivo Renzi, protagonista di una stagione economica all’insegna dello “zero virgola”. “Il Jobs Act non ha aggredito il problema della disoccupazione giovanile – viene sottolineato nel rapporto – raddoppiata in sei anni e ferma al 39,8 per cento”. Non basta, perchè “oltre il 20 per cento delle famiglie non riesce a coprire tutte le spese con le sue entrate e in quelle di basso livello socioeconomico la quota sale al 37,3 per cento”. Poi un’altra bordata: “nell’ultimo anno quasi il 42 per cento delle famiglie ha dovuto rinunciare o rimandare una cura sanitaria”. Welfare da quinto mondo. Ma gli italiani – secondo il verbo di Matteo – possono “stare sereni”. E, soprattutto, “Italia, coraggio”, secondo il Verbo propalato nel week end dell’Immacolata da migliaia di “banchetti” PD.

Cifre, percentuali & statistiche che fanno di sicuro la gioia di Paolo Cirino Pomicino, l’ex titolare del Bilancio nell’ultimo scorcio della prima repubblica e a quei tempi grande amico dello stesso De Rita. Ora ‘O ministro torna in campo, con il freschissimo di stampa “La Repubblica delle Giovani Marmotte”, edito da Utet. Ovvio bersaglio, fin dal titolo, il renzismo. Ecco il passaggio più graffiante, come lo etichetta la penna di Fabrizio Roncone sul Corriere della Sera: “Se Berlusconi era, diciamo così, un berlusconiano frou-frou, perchè nel suo intimo è rimasto sempre uomo di spettacolo, Renzi è un berlusconiano che porta con sé il bagaglio culturale e comportamentale dello scoutismo internazionale. La visione della vita come un grande gioco, la tenacia, il sorriso, la pazienza e il coraggio come virtù civili, la superficialità di chi conosce un poco di tutto e niente di molto”. Un’altra frecciatina lanciata da Geronimo, ovvero lo pseudonimo utilizzato per anni da ‘O ministro per i suoi sempre urticanti corsivi Sul Giornale e poi su Libero e per le precedenti fatiche letterarie (“Strettamente ricervato”, “Dietro le quinte”, “La politica nel cuore”): “Oggi, intorno al tavolo, siedono in tre: Renzi, Lotti e la Boschi. Pochino, e lo dico con il rispetto dovuto. Tutti gli altri aspettano fuori, pronti a dire sì, certo, benissimo, ottima decisione”.

Un capolavoro da non lasciarsi sfuggire, secondo le pennellate di Roncone: “Libro zuppo di orgoglio e di nostalgia, ma anche pieno di seducente sarcasmo, serissima giocosità, intatto desiderio di polemizzare”. La firma di via Solferino continua la sua serenata: “Nello sguardo di Pomicino c’è il guizzo di sempre. Sprizza astuzia e autoironia: doni sublimi del carattere che gli hanno consentito di diventare la maschera più festosa di una stagione politica dove il potere era livido e serissimo”. In un brodo di giuggiole commenta: “con il libro davanti, un colloquio lunghissimo pieno di aneddoti, perfidie, nuove intuizioni”. Manca solo una moltiplicazione dei pani e dei pesci in diretta tivvù (indiscussa abilità pomiciniana quando dirigeva i flussi pubblici dalla sua “Commissione Sportello” al Bilancio, anni ’80) poi direttamente “santo”: anche perchè martirizzato e finito nel “tritacarne giudiziario di Mani Pulite”. 33 processi, come gli anni di Gesù. E 32 assoluzioni, ha sempre commentano ‘O ministro (una sola condanna per la maxi tangente Enimont, versata ovviamente alla sua corrente Dc). Deve purtroppo accontentarsi, per ora, di una ricca poltrona dell’ex parastato, con un sogno nel cassetto: quello di portare la “sua Tangenziale” fino a Bagnoli, sul lungomare dell’ex Italsider. Cosa mai con l’aiuto dei fondi “renziani” via Invitalia (una sua ex creatura) e via neo commissario Nastasi? Gli “Itinerari” della provvidenza sono infiniti…

 

Nella foto di apertura Paolo Cirino Pomicino


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