Abbiamo appena pubblicato, ieri, la notizia che i gasdotti Nord Stream sono stati fatti saltare dagli americani.
Lo documenta il premio Pulitzer statunitense Seymour Hersh.
Un vero scoop. Una notizia deflagrante in grado di squarciare il velo sulle reali volontà di guerra a stelle e strisce che rischiano di portare il mondo verso la catastrofe.
E invece? La notizia cade nel vuoto. Il mainstream di casa nostra la ignora.
Oscurata.
Censurata.
Nessun ‘grande’ (sic) organo d’informazione ne parla.
Ancora una volta i nostri ‘media’ – carta stampata monnezza e tivvù spazzatura ormai tutta ‘Sanscemo’ – uniti nella lotta: per privare i cittadini delle notizie, dei fatti che hanno il sacrosanto diritti – sancito dalla Costituzione – di conoscere.
E per genuflettersi, ancora una volta, davanti ai nostri padroni ameriKani, mentre il primo ministro Giorgia Meloni si fa sempre più in quattro per dimostrare la sua indelebile fedeltà alla NATO e nel promettere aiuti illimitati all’Ucraina del presidente-guitto Volodymyr Zelensky.
Per questo motivo, abbiamo deciso di ‘ricollocare’ l’articolo in apertura.
E aggiungere un link, in basso, dove potete leggere un interessante intervento pubblicato sull’Antidiplomatico, firmato da Gilberto Trombetta e significativamente titolato “La notizia che non c’è. Oggi si celebra la morte del giornalismo”.
Un’amara verità.
La notizia che non c’è. Oggi si celebra la morte del giornalismo
Ricordate l’attentato ai gasdotti Nord Stream 1 e Nord Stream 2 dello scorso settembre che ha infiammato le polemiche fra Stati Uniti e Russia, le quali si rimbalzavano la responsabilità del sabotaggio?
Bene, se ne parlò per una decina di giorni, poi l’argomento è stato praticamente oscurato sia dal mainstream che dal dibattito politico europeo e internazionale.
Adesso la rivelazione, un autentico scoop del giornalista investigativo americano Seymour Hersh: gli esplosivi sotto i due gasdotti sono stati piazzati da alcuni sommozzatori statunitensi, nel corso di una finta esercitazione NATO, e quindi attivati da esperti norvegesi.
Hersch è riuscito a ottenere informazioni precise sul sabotaggio da una fonte strettamente anonima e riservata, direttamente coinvolta nell’operazione.
Un nome di grande autorevolezza, il suo, perché firmò il reportage sulla strage del 1968 a My Lai, in Vietnam, con cui vinse il Premio Pulitzer del 1970. Per anni giornalista di punta del ‘New York Times’, Hersh è stato fra l’altro il primo a raccontare al mondo il brutale trattamento al quale venivano sottoposti i prigionieri iracheni dai militari a stelle e strisce nel carcere di Abu Ghraib.
E stato poi autore non solo di grandi inchieste, ma anche di libri sui retroscena dell’establishment politico-militare americano, nella sempre perversa triangolazione Casa Bianca-Dipartimento di Stato-Pentagono che per decenni e decenni ha esportato la sua ‘democrazia’ a colpi di missile & bombe.
Giusto due parole sulla vicenda del sabotaggio, prima di passare al già ‘storico’, documentatissimo reportage griffato Hersh.
Circa un mese prima dell’inizio del conflitto, la numero due del ‘Dipartimento di Stato’ (il capo è Tony Blinken) Victoria Nuland affermò che se la Russia avesse mai inteso invadere l’Ucraina, i gasdotti avrebbero subito delle conseguenze. Concetto ribadito, un paio di settimane dopo, perfino dal Presidente Usa, Joe Biden.
Ed esattamente un anno dopo, il 26 gennaio 2023, intervenendo al Senato, la stessa Nuland ha commentato: “l’amministrazione è molto felice di apprendere che Nord Stream 2 è ora un pezzo di metallo di fondo al mare”.
Nonostante parole non poi tanto diplomatiche e invece chiare nel loro messaggio, fin dall’inizio i primi sospetti sono caduti sulla Russia, tanto autolesionista – pur di far casino – da distruggere un’infrastruttura da lei stessa finanziata e che doveva servire a fornire gas in primis alla Germania, ma anche a una buona parte dei paesi europei.
Pochi giorni fa, il procuratore generale tedesco, Peter Frank, ha ammesso che la Germania non ha alcuna prova del coinvolgimento russo nell’operazione di sabotaggio. Ma l’inchiesta continua e i materiali raccolti sui fondali e sulla ‘scena marina del crimine’ verranno a breve consegnati per un accurato esame forense.
La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, sottolinea la posizione ambigua della Germania: perché – sostiene – se da un lato Berlino manifesta il suo interesse a far luce sull’accaduto, di segno opposto suonano le ultime dichiarazioni del Cancelliere Olaf Scholz, come altri comportamenti e azioni delle autorità tedesche, tutti tesi a non compromettere neanche di un minino i rapporti di collaborazione con gli Usa.
Nel suo reportage, Hersh dimostra il diretto coinvolgimento del Presidente Biden nel dare l’ok all’operazione, pienamente appoggiato da Jake Sullivan, consigliere per la Sicurezza Nazionale. Una vera bomba.
Così come il passaggio che più chiaro non può essere: “L’estate scorsa i sommozzatori della Marina, sotto la copertura di un’esercitazione della NATOnota come Baltops 22, hanno piazzato degli ordigni esplosivi ad attivazione remota che tre mesi dopo hanno distrutto tre dei quattro gasdotti del Nord Stream”.
Non ci resta che passare alla lettura dell’inchiesta, degna di un perfetto thriller politico-militare, firmata da Hersh, che l’ha collocata sulla piattaforma ‘Substack’. Ringraziamo l’ottimo sito di contro-informazione scientifica e politica ‘NoGeoingeneria’ che l’ha pubblicata integralmente, e Rossella Fidanza per la traduzione.
In basso, quindi, basta cliccare sul link e leggere d’un fiato.
LINK
COME L’AMERICA HA ELIMINATO IL GASDOTTO NORD STREAM
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3 pensieri riguardo “GASDOTTI NORD STREAM / FATTI SALTARE DAGLI AMERICANI”