Un libro all’anno, se pubblicizzato capillarmente dalle reti dei grandi network, arricchisce l’autore che già di suo ha poco di che lamentarsi, essendo un ex direttore del tg1, nave ammiraglia della Rai, a suo tempo profumatamente pagato, titolare di una pensione d’oro e ora gratificato da un opulento contratto di esterno all’azienda di Saxa Rubra. Pensate che basti? Neanche a pensarci. Vespa sforna un libro all’anno, naturalmente pubblicato dall’editoria che monopolizza il settore e quando la pubblicazione è in libreria chiede e ottiene di essere promosso dall’intero sistema televisivo. Ospite di radio e telegiornali, talk show, programmi di intrattenimento mattutini, pomeridiani e serali, l’autore (per discrezione meglio non chiedersi come fa a scrivere un libro all’anno con tutti gli impegni che affollano le sue giornate) mette in piedi lo “spettacolo” della presentazione con la sontuosità che ricorda i raduni socialisti di Craxi. L’ultima, di questi giorni, è avvenuta in una scenografia hollywoodiana. Alle spalle dell’autore e dei relatori un mega cartellone somigliava molto ai grandi pannelli che fanno da sfondo alle interviste dei calciatori, pieni di loghi degli sponsor. E così, Matteo Renzi, ospite d’onore dell’evento, è comparso in televisione come uomo sandwich: davanti a sé in bella mostra, a coprirlo parzialmente, il libro di Vespa, alle spalle, a caratteri cubitali., il titolo del libro e il nome ripetuto più volte dell’autore. La combinazione di elementi sollecita una riflessione. Fino a quando nel ruolo di gran cerimoniere delle presentazioni è stato Berlusconi, transeat come direbbe in latinista, il conduttore di “Porta a Porta” si era genuflesso più volte ai suoi piedi per fornirgli assist in campagna elettorale, ma Renzi? Si deve dare ragione a quanti contestano le presenze di politici di sinistra nel salotto televisivo di Rai Uno, spazio gestito in netto favore del centro destra e le definiscono “opportunismo” in nome della visibilità, costi quel che costi. Non c’è niente di nuovo sotto il sole della Rai: il Presidente del Consiglio di turno, chiunque sia, occupa le reti in misura incompatibile con l’importanza del ruolo. Un esempio? L’esordio del Tg Uno, a sera, nell’ora di maggior ascolto, propone nel primo schermo alle spalle del conduttore l’immagine immutabile di Renzi, come negli anni antecedenti alla sua ascesa accadeva per quella di Berlusconi.
Nella foto Renzi presenta il libro di Vespa
Il Marchionne inedito
Una non lontana fase di aspra conflittualità vedeva schierati in assetto di guerra i sindacati di categoria (FIOM) e nazionali (CGIL) contro il “nemico” Marchionne, imputato di lesi diritti conquistati dai metalmeccanici in anni di lotta. Lo scenario è mutato sostanzialmente, l’immagine dell’uomo designato dagli Agnelli a gestire momenti difficili del gruppo automobilistico si è rivalutata con i successi di vendite e la partnership espansionista realizzata con l’acquisizione della Chrysler e il progetto di aggregare anche il colosso della General Motor per costruire un polo competitore delle big nel mercato automobilistico. Marchionne ha promesso investimenti per tenere in vita gli stabilimenti italiani e ha mantenuto gli impegni, ma per capire a fondo la strategia programmata con l’obiettivo di dare un’impennata al proprio consenso, ecco il dono di Natale per i dipendenti della Ferrari, che viaggia a gonfie vele e incrementa le vendite: bonus di cinquemila euro in busta paga a dicembre. Tutto oro quel che luce? La verifica al prossimo rinnovo del contratto di categoria per capire se la “redenzione” del manager è autentica e definitiva o temporanea e strumentale.
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