Ego te absolvo a peccatis tuis

È da nausea lo straripante presenzialismo di “Yo soy Giorgia” nel mondo succube del potere dei media. Provate con pazienza a memorizzare l’esordio del Tg1, strumento teoricamente della televisione pubblica, cioè di tutti e saprete che la sua immagine campeggia sistematicamente nello schermo alle spalle dei conduttori, che il primo argomento ha come protagonista sempre lei, la ‘borgatara della Garbatella’, che sia in trasferta qua e là, che infili per bisogni fisiologici la porta d’ingresso della toilette per signore o, come nelle ultime ore,  che smentisca il graffiante nomignolo che le abbiamo affibbiato, di ‘muta di palazzo Chigi”. Le chiediamo scusa e le riconosciamo coerenza con il suo “Soy cristiana” urlato durante il comizio spagnolo, ospite dei fascisti di Vox. Il suo fervente cattolicesimo l’ha convinta a indossare la veste talare dei confessori, ad ascoltare cristianamente le giustificazioni delle pecorelle smarrite ad assolverle senza assegnare la rituale penitenza: “Ego te absolvo…andate in pace ‘fratelli’. Sarebbe proibito ai professionisti dell’informazione mescolare la cronaca politica con le faccende domestiche, ma ai fini della tesi sul complotto della Meloni con gli esagitati ultrà di governo, citare i termini di un dissidio familiare giova alla comprensione dei ‘misfatti istituzionali’ che la premier ha negato per più giorni, a bocca chiusa e  che ha assolto appena le è tornata la voce. “Donzelli? Non ci sono i presupposti per le dimissioni”. “Delmastro? Innocente”. Non si ha notizia di un loro pentimento, di scuse del Donzelli per l’indegna gazzarra in aula, dell’infamante accusa ai dem di collusione con terrorismo e mafia, non c’è traccia delle scuse di Delmastro per aver divulgato presunti colloqui di Cospito con mafiosi del 41bis. Spariscono dal confronto sul carcere duro le inutili violenze inflitte agli ergastolani, che sono giustamente isolati dalla società. Cala il sipario sui cento e più giorni sprecati dal governo di destra-destra e si profila una stagione della politica molto prossima alla iattura del Ventennio. È davvero poco il flebile contrasto dell’opposizione di Conte, è pericolosa l’ambiguità di Calenda-Renzi. È da sedute psicanalitiche il blando “je accuse” di Letta e compagni (compagni?) e la Meloni può diagnosticare senza contraddittorio lunga vita della destra al comando. Ecco, su tali questioni il disaccordo casalingo. Di chi la ragione, di chi il torto?


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