LIBERTA’ D’INFORMAZIONE / ‘OSSIGENO’ LANCIA L’ALLARME

La libertà d’informazione – o meglio quel poco che ne resta sul campo- è in grave pericolo. I pochi giornalisti coraggiosi – spesso free lance – sono sempre più spesso vittime di intimidazioni fisiche, di tipico stampo mafioso, ma soprattutto per ‘via legale’, cioè attraverso querele, citazioni civili, richieste di risarcimento danni del tutto campate per aria: però ‘ottime e abbondanti’ per far piazza pulita di reporter scomodi o ficcanaso, che con gran fatica cercano di alzare il velo su corruzioni, connection malavitose, rapporti perversi tra politica-mafie-imprese.

L’ultimo campanello d’allarme arriva da ‘Ossigeno per l’Informazione’, l’unico presidio – un vero fortino stile ‘Little Big  Horne – per difendere i reporter dagli assalti di chi, usando il mezzo della più vigliacca intimidazione, vuol far tacere quei pochi brandelli di libera informazione ancora in vita. In questo modo calpestando la Costituzione, unico baluardo rimasto (chissà ancora per quanto) in piedi.

‘Ossigeno’ è stato fondato una quindicina d’anni fa da Alberto Spampinato, fratello di Giovanni, il giovane giornalista dell’Ora di Palermo ammazzato dalla mafia (ma non solo). Quotidianamente

‘Ossigeno’ monitora la situazione, aggiorna il numero dei giornalisti minacciati, racconta le loro storie, cerca di sensibilizzare addetti ai lavori e opinione pubblica su una questione tanto importante quanto misconosciuta.

Alberto Spampinato. A destra Andrea Di Pietro

Da alcuni anni ha attivato uno ‘Sportello Legale’, coordinato con  grande professionalità dall’avvocato Andrea Di Pietro, e che si fa carico di difendere in modo gratuito i giornalisti più bisognosi di assistenza legale, sia per la gravità delle situazioni che si trovano a dover fronteggiare, sia per la mancanza di risorse economiche.

 

 

Pochi giorni fa abbiamo parlato di una delle cause più importanti patrocinate, quella del regista americano Kelly Duda, che l’ha visto contrapposto al PM della procura di Napoli Lucio Giugliano,   il quale l’aveva querelato dopo la testimonianza resa da Duda al processo per la strage del sangue infetto. Duda ha vinto e a difenderlo è stato l’avvocato Di Pietro. Per rendervi meglio conto della vicenda, potete leggere i nostri articoli cliccando sui link in basso.

Siamo stati difesi diverse volte da ‘Ossigeno’, che attualmente, con l’avvocato Emilia Faraglia, ci patrocina in una vicenda che ci vede contrapposti al titolare di una delle più grosse aziende, a livello internazionale, per la distribuzione di farmaci, Stefano Pessina, un pescarese trapiantato negli States. Siamo alle battute finali.

E sarà un 2023 ancora di fuoco, per la ‘Voce’, assaltata, sul fronte penale e civile, da svariate corazzate e addirittura da magistrati (come è capitato a Duda).

A gennaio dobbiamo fronteggiare il colosso ‘WADA’, l’associazione mondiale antidoping per il ‘caso Schwazer’ e una ventina di articoli e inchieste scritte dalla Voce nel 2017 e tutti querelati. La prossima udienza si svolgerà al tribunale di Napoli l’11 gennaio.

Sarà poi la volta, a marzo, del magistrato, oggi in servizio a Roma, Massimo Marasca, che ci ha querelato per un articolo nel quale abbiamo solo fornito qualche dettaglio sul suo ruolo di gip nel ben noto ‘processo Vannini’ e sul suo pedigree: Marasca, infatti, condannò la Voce nel 2015 ad un risarcimento record da 70 mila euro per un ‘dettaglio’ (il nome della scuola) sbagliato (e subito rettificato, nel numero seguente dell’allora mensile) dove si svolse la ‘controversa’ maturità di Cristiano Di Pietro, figlio del pm del pool di Milano che non gradiva gli articoli pubblicati dalla Voce e dopo alcuni anni ripresi da ‘Report’ che sancirono la fine politica di ‘Italia dei Valori’.

Dobbiamo poi fronteggiare un altro magistrato, oggi in pensione, l’ex pm torinese Antonio Rinaudo, che ci accusa di lesa maestà per aver rammentano alcuni suoi processi contro il movimento anti-Tav.

Uno stabilimento Kedrion

Quindi, a giugno, il secondo round giudiziario contro la dinasty dei Marcucci(Andrea, Marilina e Paolo), nonché la corazzata ‘Kedrion’, tra le prime aziende al mondo sul fronte della lavorazione e distribuzione di emoderivati. Ci siamo aggiudicati il primo round per tre articoli che il gip del tribunale di Napoli, Valentina Gallo, ha ritenuto perfettamente rispondenti al diritto di cronaca e di critica. Il secondo round riguarda altri 4 articoli ritenuti diffamatori e gravemente lesivi dei grossi interessi economici e finanziari del gruppo Kedrion che invece – guarda caso – proprio nel periodo in cui comparivano ha messo a segno giganteschi business (come l’operazione ‘Permira’).

Tanto per corroborare quanto va documentando, coraggiosamente, giorno per giorno, ‘Ossigeno’. Che fra l’altro ha efficacemente collaborato ad un’indagine promossa, proprio sui pericoli che corre a livello internazionale la libertà d’informazione, l’Unesco. Potete trovare anche questo articolo cliccando in basso.

Adesso, dunque, la parola ad ‘Ossigeno’, che fornisce dati da brivido. Leggere per credere.

 

 

GIORNALISTI MINACCIATI. 100% IN PIÙ NEL 2022

E MENO DENUNCE ALLE AUTORITÀ

In nove mesi 564 rispetto ai 288 dello stesso periodo del 2021 – Cresciuta la quota di querele pretestuose rispetto agli atti di violenza – I dati di Ossigeno e quelli del Centro di documentazione del Viminale 

OSSIGENO 27 dicembre 2022 – Nel 2022 in Italia i giornalisti minacciati sono stati il doppio dell’anno precedente. Inoltre sono diminuite le denunce dei minacciati alle forze dell’ordine ed è cresciuta la quota di querele e cause per diffamazione a mezzo stampa temerarie e strumentali. Lo rende noto Ossigeno per l’Informazione, presentando gli ultimi dati del suo osservatorio sulle minacce ai giornalisti e sulle notizie oscurate con la violenza.

Nei primi nove mesi del 2022 sono stati minacciati 564 giornalisti, il 100 per cento più dei 288 dello stesso periodo del 2021. vedi

E’ aumentata in particolare la parte di intimidazioni e minacce realizzata attraverso querele e cause per diffamazione a mezzo stampa pretestuose o infondate, frutto di una legislazione anacronistica e ingiusta, che mostrano il lato italiano di quell’ “uso scorretto del sistema giudiziario” denunciato dell’UNESCO in uno studio appena pubblicato. (leggi L’ ‘uso scorretto’ del sistema giudiziario che limita la libertà di espressione)

Queste intimidazioni e minacce sono aumentate in proporzione alle altre, cioè a quelle che si sono manifestate con aggressioni, avvertimenti, e altri metodi violenti. Quest’ultimo aspetto rende il quadro italiano ancor più preoccupante.

Questo andamento trova conferma nei dati pubblicati dal Centro di Osservazione del Ministero dell’Interno. Questo Centro tiene sotto osservazione proprio  la parte violenta delle intimidazioni, quella di cui vengono a conoscenza le forze dell’ordine. Quest’anno il Centro  ha registrato meno episodi dell’anno precedente (leggi Cosa dicono i dati del Ministero e quelli di Ossigeno).

Questi dati del Viminale non dicono che ci sono state meno minacce ai giornalisti. Dicono letteralmente che quest’anno meno giornalisti hanno denunciato le minacce a loro danno.

Ciò significa che i giornalisti italiani denunciano le minacce meno spesso di prima. Perché? Hanno meno fiducia negli interventi delle autorità, o sono più rassegnati o semplicemente hanno più paura di prima e perciò subiscono più spesso senza reagire? Questo aspetto sarà oggetto di approfondimento.

Certamente però si può dire che la diminuzione delle minacce registrate dal Viminale non è una buona notizia, non è un segnale rassicurante. E’ anzi un ulteriore segnale di allarme.

Ossigeno si augura che l’allarme venga raccolto, che ciò spinga a capire meglio l’andamento del fenomeno e a intensificare le attività per sensibilizzare il mondo del giornalismo, le forze politiche, il Parlamento, il Governo ad adottare opportune contromisure, ognuno per la propria parte. Il menù delle cose da fare e non fatte è lungo e ben noto ed è da anni invariato. E’ triste chiudere il 2022 osservando che anche quest’anno è trascorso senza che si sia fatto alcun passo avanti.
Le intimidazioni e le minacce ai giornalisti sono innegabilmente una malattia che indebolisce la libertà di informazione e danneggia la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica. Le malattie trascurate, non curate possono degenare e produrre danni peggiori all’organismo. Ed è forse ciò che sta accadendo. ASP

 

Link

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