Vai le domeniche al tirassegno per distrarti un po’? C’è caso che tu possa avere l’accompagnamento pagato con i soldi dello stato, come “ipovedente al 99 per cento”. Vai tutti i giorni in macchina a fare lo shopping? Caso mai ti arriva a casa la pensione di invalidità al 90 per cento. Storie di ordinario clientelismo, oggi alla ribalta delle cronache ogni tre o quattro mesi per i blitz delle fiamme gialle; come lo erano trent’anni fa, quando mamma Dc allargava i cordoni della borsa proprio a botte di pensioni & invalidità taroccate. Per cui – soprattutto al Sud – eserciti di beneficiati e votanti.
In una delle capitali dell’handicap facile, Napoli, sono fresche le indagini della procura che vedono al solito i riflettori accendersi su questa o quella Asl, colpevole di aver certificato il falso, oppure sui controlli Inps, del tutto carenti. Il tutto a spese delle casse pubbliche, e quindi di tutti i cittadini.
Ma capita anche il contrario. E cioè: chi non ha santi in paradiso viene preso a calci in culo, commissioni mediche e asl che ti sbattono le porte in faccia, le porte girevoli targate Inps costantemente chiuse davanti a chi ha veri – e non taroccati – diritti. Ma non ha padroni & protettori, ai quali caso mai garantire pacchetti di volti elettorali.
Abbiamo ricevuto, a metà novembre, un sos che proveniva da un marito napoletano, piccolo commerciante di 64 anni, che denunciava disperato: a sua moglie, in gravi condizioni fisiche, colpita da un carcinoma all’utero diagnostico ad agosto, era stato negato, a settembre, il sacrosanto diritto all’accompagnamento. Il disco rosso viene dall’Inps di Pozzuoli, dopo gli accertamenti (sic) svolti dall’Asl di Marano. Racconta il marito: “siamo stati all’Asl, siamo arrivati alle 10 circa ma prima di noi c’era una fila di persone. Ho visto che i primi si sono trattenuti una media di venti minuti, poi le visite duravano sempre di meno. Quando siamo passati noi era mezzogiorno e ci hanno liquidati in quattro minuti, il tempo di prendere nota della diagnosi e alla mia domanda la lapidaria risposta: vi faremo sapere, ma per adesso trovatevi buoni medici”.
Aggiunge il marito: “non so che fare, non hanno riconosciuto un nostro sacrosanto diritto, non so a chi ricorrere, se faccio causa dobbiamo spendere soldi che non abbiamo, aspettare per anni e poi non ottenere niente. Caso mai dopo che non c’è più bisogno”.
E non ce ne sarà più bisogno. Visto che sua moglie è finita il 28 novembre, a 62 anni.
Chissà mai quando esisterà un Paese che non ha bisogno di santi & padrini per finire i suoi giorni in maniera “umana”. Lei, ora, in Paradiso c’è di sicuro. Forti dubbi per il destino “futuro” di quelli che hanno calpestato i suoi diritti: e per lorsignori che, nei Palazzi, calpestano quotidianamente i diritti dei cittadini per coltivare – chissà fino a quando – la loro repubblica delle banane.
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