Ci mancava il fondamentalismo islamico

Lo dice Padoan e Padoan ne ha facoltà per riconosciuta competenza nel comparto di non agevole interpretazione della macro economia: “Il terrorismo dei fondamentalisti islamici (su cui sovrintende un manipolo di sanguinari capibanda (ndr), può rallentare la crescita”. E’ l’ammissione condivisa dall’opinione pubblica più avveduta, del successo ottenuto dall’Isis per mettere in crisi il processo di globalizzazione del mondo occidentale, che in una certa misura colonizza aree economicamente strategiche dell’Africa e dell’Asia petrolifera. In ginocchio il turismo, Europa blindata, efficacia parziale dei raid aerei nei territori occupati dall’Isis, strumentale attenzione a non distruggere gli impianti petroliferi, fornitori palesi e occulti di petrolio agli stessi Paesi che dichiarano guerra al Califfato. Di Walid Muallem, ministro degli Esteri della Siria, una vera e propria la bomba diplomatica: sostiene che Ankara, consapevole Erdogan, arma i terroristi dell’Isis e come contropartita ottiene forniture di petrolio sottratto alla Siria e all’Iraq. Il greggio? Fornito ad altri Paesi. Fosse tutto vero si spiegherebbe anche l’abbattimento del caccia bombardiere russo, in rotta sull’area dove s’annida il potenziale bellico dell’Isis. Che la tesi sia verosimile è confermato dalle inchieste di quotidiani turchi di opposizione che hanno documentato il passaggio di confine Turchia-Siria di camion pieni di armi. La reazione del governo turco, non il primo esempio di repressione della libertà di espressione, ha portato all’arresto del direttore e del caporedattore del giornale. Le accuse alla Turchia sono state confermate anche da Putin. Domanda: ma l’Europa ha davvero bisogni di integrare la Turchia del despota Erdogan nella Comunità? Non bastano i governi di destra di Ungheria e Polonia?

Nella foto Putin e Erdogan

 

 

Il potere logora chi ce l’ha

Ha torto chi lavora per impedire al Movimento 5 Stelle di sperimentare il bello e il brutto del potere amministrativo. La strategia della rottamazione che Grillo e soci professano da sempre, del “tutti a casa, arriviamo noi”, fonda la sua efficacia elettorale sulle difficoltà di chi gestisce gli enti locali misurandosi con i mille ostacoli di un sistema che nel tempo ha li ha incancreniti e che la crisi ha moltiplicato. M5Stelle al governo? Ma sì. Per esempio a Livorno, roccaforte storica della sinistra che ha premiato i grillini e ha consegnato le chiavi della città al sindaco pentastellato Nogarin, alla sua giunta. La città toscana è una discarica a cielo aperto in tutte le sue strade, invase di sacchetti della spazzatura non ritirati dagli spazzini in sciopero. I lavoratori contestano il primo cittadino che ha deciso di portare la documentazione finanziaria dell’azienda rifiuti in tribunale e si accende la rissa istituzionale tra Pd e Cinquestelle. I democratici sbeffeggiano Nogarin e la giunta (“dilettanti allo sbaraglio”), i grillini replicano accusando il Pd di aver creato il problema. La difesa del primo cittadino è un classico alibi: “Se investo in spazzatura sottraggo risorse ad altri servizi essenziali”. E’ la storiella della coperta corta. Risultato? Livorno replica l’immagine sconfortante raccontata in passato per città come Napoli e Roma amministrate dalla sinistra e l’idillio grillino con la città labronica è al capolinea. Dissensi interni alla maggioranza, Nogarin contestato, fratture e minacce di scissione dei grillini, voti contrari in consiglio sulla decisione del sindaco con contorno di ingiurie al primo cittadino. Niente di nuovo sotto il sole ma ecco la verifica dell’ingiustificato timore di consegnare ai 5Stelle il governo degli enti locali che riescono a conquistare, della strategia che propone di metterli alla prova.

 

 

Un aneddòto

In margine a questa nota un rapido corollario alla campagna per l’uso corretta della lingua italiana. Ieri sera, nel salotto televisivo di Fazio (“Che tempo che fa”), ospite d’onore un fantastico Massimo Ranieri, testimonial prezioso della migliore napoletanità: l’artista sollecitato dal conduttore ha risposto all’invito di raccontare un episodio legato al suo rapporto con Anna Magnani e ha esordito così: “Vuoi che ti racconto un aneddòto…” Proprio così con l’accento sulla “o”. Lapsus? C’è da augurarselo.


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