Ci voleva la brutalità politica del presidente della Turchia Recepe Erdogan – non il massimo della democrazia, intendiamoci – per cantarne quattro all’Alto (alto?) rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. Un autentico ominicchio, una larva politica, giusto emblema dalla mai esistita – e ora miseramente deflagrata, autoimplosa – politica UE.
Riassumiamo gli ultimi fatti sulla fresca querelle Erdogan-Borrell.
L’Alto (sic) rappresentante Ue, infatti, s’è visto assestare sul muso un ceffone che più sonoro non si può, da vergognarsi per tutta la vita e sparire per sempre nei più bui scantinati di Bruxelles.
“Non sei all’altezza di essere il mio interlocutore”, questa la bolla lanciata dal capo turco. Borrell – secondo Erdogan – non può metter becco nei rapporti tra Russia e Turchia, né interferire in alcun modo: ogni sillaba è inutile, fuori posto, perché pronunciata da una ‘nullità politica’.
La ‘scomunica’ è arrivata dopo le critiche rivolte da Borrell circa la ‘vicinanza politica’ tra i due paesi, con l’aggiunta di una precisa esortazione rivolta ad Ankara di “modificare la sua politica nei confronti di Mosca”, aderendo invece alle sanzioni adottate dall’Occidente.
Ha aggiunto glaciale il numero uno turco: “Non percepisco Borrell come mio interlocutore. Al massimo può rivolgersi a mister Mevlut”, ha tagliato corto. Si tratta del ministro degli Esteri dell’esecutivo turco, Mevlut Cavasoglu.
Per i sordi ha aggiunto: “Brutte le sue parole. Borrell non può nominare o regolare le nostre relazioni con la Russia”.
E poi l’affondo, diretto al ‘diplomatico’: “Non ha né le qualità, né le capacità di prendere alcuna decisione su simili questioni. Il suo è stato un commento ripugnante”.
Più diretto, chiaro e meno diplomatico di così – va riconosciuto – Erdogan non poteva proprio esserlo.
Come nasce la questione?
Nei giorni scorsi Borrell ha affermato che la UE è preoccupata del fatto che la Turchia, invece di applicare le sanzioni imposte dagli Usa a tutto l’Occidente, abbia anzi ampliato il commercio con la Russia dall’inizio del conflitto in Ucraina. Come del resto hanno fatto, per citare solo i due esempi più eclatanti, Cina e India. Senza contare “l’effetto BRICS”, ossia il progressivo allargamento e rafforzamento dell’alleanza nata fra 5 nazioni (Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica), che ha ‘contagiato’ – sotto il profilo degli scambi commerciali soprattutto – molto altri paesi emergenti, quelli che in tempo si chiamavano ‘in via di sviluppo’. Una realtà che preoccupa non poco (anzi moltissimo) i vertici della Casa Bianca e della NATO, i quali vedono erodersi man mano la loro egemonia e diminuire lo spazio d’azione per le loro mire costantemente imperialiste, volte ad esportare i principi di ‘libertà’ e ‘democrazia’ a ‘modo loro’ (bombe, missili, tank, cannoni: comunque ‘guerra’, senza se e senza ma).
E Borrell ha anche aggiunto, a mo’ di avvertimento: “In quanto paese candidato ad entrare nell’Unione Europea, la Turchia avrebbe il dovere di aderire alle sanzioni decise contro la Russia”.
Torniamo ad Erdogan. Che nella sdegnata risposta all’Alto rappresentate UE, ha rammentato che Ankara svolge un essenziale ruolo di mediazione nell’accordo sul grano, consentendone l’esportazione dai porti ucraini. “Da dove viene il 44 per cento del grano che l’Europa ottiene attualmente?”, ha chiesto in modo retorico. “Viene dal Mar Nero”.
E ha continuato, per ridicolizzare l’interlocutore. “E chi è il mediatore? La Turchia. Un grazie per questo? No. Tutti i leader europei mi ringraziano, mentre tu (l’Alto, ndr) ti alzi e fai una dichiarazione del genere”, ha concluso.
A differenza di molti paesi europei che aderiscono alla NATO (e anche la Turchia fa parte della NATO), la Turchia si è astenuta dall’imporre sanzioni punitive contro Mosca, di tutta evidenza anche per poter ricoprire un ruolo strategico come ‘negoziatore’ per gli eventuali accordi tra Russia e Ucraina.
Inoltre, Ankara ha proseguito la sua collaborazione con Mosca in vari settori e ha risolutamente deciso di non chiudere il proprio spazio aereo ai velivoli russi e di non vietare l’ingresso ai turisti provenienti dalla Russia.
Insomma, un ceffone da brividi. Incassato dalla larva Borrell.
A ulteriore dimostrazione che la sempre tanto decantata Unione Europea è poco più di un covo di corrotti, ladri, farabutti, faccendieri, come stanno abbondantemente dimostrando prima di tutto l’ancor misconosciuto ‘Pfizergate’ (di cui la ‘Voce’ ha tante volte scritto), e poi il ‘Qatargate’ e l’emergente ‘Maroccogate’; senza dimenticare – a casa nostra – il ‘caso Sumahoro’, di gran lunga più piccolo ma emblematico.
Gli ultimi tre vedono protagonisti ‘esemplari’ di quella che una volta si chiamava ‘sinistra’, ora ridotta a una vera e propria discarica, un’accozzaglia di personaggi da 416 bis.
E proprio per questo, con la sceneggiata del congresso PD in fase di avvicinamento, e condotto da tanti ‘avvoltoi’ che ora piangono lacrime di coccodrillo, è tanto più urgente, concreta e prioritaria quella famosa questione morale sollevata per primo – e solo – da Enrico Berlinguer – più di 40 anni fa. Una voce nel deserto.
Per tale motivo, settimane fa, abbiamo deciso di ripubblicare alcuni passaggi salienti (e oggi di estrema attualità) contenuti nella relazione tenuta dal segretario in occasione del XIV congresso del PCI (il testo integrale venne pubblicato dalla mitica casa editrice ‘Einaudi’). In basso trovate il link del nostro pezzo.
P.S. Ricordate, mesi fa, quando tutti i media attaccarono all’unisono la colossale scortesia di Erdogan, non avendo fatto sedere la Commissiaria UE Ursula von der Leyen, lasciandola in piedi? Galanteria a parte, avrebbe fatto bene, Erdogan, ad accompagnare alla porta lady von der Leyen, farla condurre all’aeroporto di Ankara, direzione l’Aja, per consegnarla alle toghe della ‘Corte internazionale per i crimini contro l’umanità’. Capo d’accusa: il ‘Pfizergate’, l’orripilante mix di corruzione arcimiliardaria (71 miliardi di forniture vaccinali all’UE) e un gigantesco numero di vittime ancora da quantificare per gli effetti avversi prodotti dai vaccini.
Altro che Norimberga!
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La grande attualità del pensiero politico di Enrico Berlinguer
15 Novembre 2022 di Cristiano Mais
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