COSE DA “PAZZI” IN CASA CONSOB / CHIEDE ALLE BANCHE “PIU’ TRASPARENZA” E PIU’ INFORMAZIONI PER I RISPARMIATORI…

Evviva. La Consob chiede maggiore trasparenza alle banche e di fornire qualche notiziola in più ai risparmiatori sui prodotti finanziari venduti. Così gioiscono i media: “La Consob ha alzato il livello di trasparenza che banche e società finanziarie devono avere nei confronti dei risparmiatori, per i nuovi rischi legati al bail-in. La Commissione ha chiesto di “informare adeguatamente i clienti” sul pericolo di forti perdite (fino al 100 per cento) sugli strumenti finanziari (a partire dalle obbligazioni) nel caso in cui la loro banca incorra in una procedura di bail in”.

Bail in e balle a parte, è da anni che ai risparmiatori vengono rifilati titoli “salsiccia”, prodotti “avariati”: pensate mai che la Consob abbia alzato un dito per mettere in guardia i risparmiatori, circa la digeribilità di quelle “monnezze” finanziarie? Mai. E ora, improvvisamente, la Commissione, come Lazzaro, si alza dal letargo di sempre, scioglie il suo Verbo, insegna Moralità creditizia, indica la strada agli istituti per far trasparenza e aiutare il popolo bue!

Tanti anni fa, fine ’80, la Voce denunciò il caso di una finanziaria partenopea, Socofimm, che godeva di sponsorizzazioni politiche ad hoc (allora area demitiana in particolare) e di ottima stampa, con un Mattino a propagandare le gesta di una società finalmente campana capace di irrompere sul mercato, puntare alla borsa e promettere ai risparmiatori miracolosi tassi del 17-18 per cento. Anche un bambino avrebbe capito che si trattava della classica catena di Sant’Antonio che prima o poi si sarebbe spezzata: a fine ’89 la Voce dettagliò le piratesche manovre di quella sigla che stava raccogliendo montagne di investimenti, fece una cover story (intanto il Mattino continuava a “pompare”), e inviò quel reportage alla Consob, per chiedere informazioni sulle autorizzazioni rilasciate e se fossero al corrente di quelle acrobazie finanziarie. Nessuna risposta è mai giunta alla redazione della Voce. Dopo un anno esatto arriva – inevitabile – il crac. A metà anni novanta lo stesso, identico copione, ma molto più “allargato” per la platea dei risparmiatori coinvolti: il crac della Sim Professione & Finanza, il caso De Asmundis raccontato dalla Voce in due puntate, e con la pubblicazione, cifra per cifra, di tutti gli investimenti finiti in fumo. E anche quella volta, dalla Consob il silenzio più assoluto. Cose da Pazzi (del resto così si chiamava il numero uno della Consob a fine ’80, primi ’90, Bruno Pazzi).

Cose da pazzi da allora ad oggi. Con una Consob che ora, a parole, chiede alle banche di fare il loro mestiere senza truffare “troppo” i risparmiatori, e prima di avvelenarli di fornire qualche piccolo ragguaglio circa le modalità del loro suicidio, dunque perlomeno “assistito”. Come se a Dracula fosse affidata la banca – è il caso di dirlo – del sangue.

Siamo nel paese dei finti controlli e delle vigilanze taroccate. Del resto, due tra i più succosi capitoli di “Bankster – Molto peggio di Al Capone i vampiri di Wall street e piazza affari”, scritto cinque anni fa da Elio Lannutti (e quindi anticipando di non poco quel che nel corso dei successivi anni sarebbe accaduto) sono proprio quelli dedicati a Bankitalia e Consob, “le due Grandi Cupole”. Di seguito potete leggere le pagine dedicate alla commissione di controllo (sic) sull’attività delle società quotate in Borsa.

 

 

Scarica e leggi il capitolo Consob (da pag. 305 a pag. 336) nel libro Bankster

qui


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