Come vivere in ‘Pace’. Come sviluppare un forte processo di ‘distensione internazionale’.
Quale ruolo può svolgere l’Italia in un nuovo contesto europeo e quale ruolo la stessa Europa potrà giocare nello scenario internazionale.
La necessità che il nostro Paese debba sviluppare una efficace politica energetica, in grado di assicurarle una sempre maggiore autonomia.
E soprattutto il ruolo che dovranno svolgere le forze di sinistra per portare ad un reale progresso sociale e rendere l’Italia protagonista nelle strategie di cooperazione internazionale con tutti i paesi.
Sono i temi base – oggi di estrema attualità – che ben 45 anni fa l’allora segretario del PCI, Enrico Berlinguer, sviluppava con grande rigore politico e con estrema passione civile nel suo intervento al quattordicesimo congresso del partito.
Di seguito vi proponiamo i brani salienti di quello storico intervento, tratti da ‘La proposta comunista’, il volume pubblicato nel 1975 delle ‘Edizioni Nuovo Politecnico’ di ‘Einaudi’, la storica casa editrice torinese.
Pagina 19 – “Minacce alla pace possono venire, in questo periodo, dallo stesso aggravarsi della crisi del capitalismo”.
“Un aspetto essenziale dell’azione per scongiurare i pericoli di guerra e per garantire la pace mondiale è costituito dal dialogo sovietico-americano, il cui sviluppo positivo è assolutamente indispensabile per la salvaguardia della pace e per il futuro dell’umanità, a cominciare dalla questione della riduzione degli armamenti nucleari e strategici. Il ritorno ad uno stato di tensione tra le due maggiori potenze mondiali determinerebbe, nel mondo d’oggi, una situazione nella quale diventerebbe forse impossibile prevenire e scongiurare lo scatenamento in alcune regioni del mondo di conflitti militari di vasta portata e tali da creare pericoli immediati di una guerra generale.
Pagina 22 – Il ruolo di un’Europa democratica – “Noi vogliamo sottolineare, ancora una volta, la funzione decisiva che può assumere, in questa grande opera di respiro mondiale, il movimento operaio e democratico dell’Europa occidentale e l’Europa come tale. (…) Le stesse esigenze di una nuova divisione del lavoro; la spinta ad unificare il mercato; il fatto che i paesi capitalistici più sviluppati e potenti siano oggi costretti a fare i conti, per il rifornimento dell’energia, con paesi fino a ieri emarginati e oggetto di rapina, sono tutti fattori di ulteriore sollecitazione verso la distensione e la costruzione di un sistema di cooperazione internazionale nel quale l’Europa sappia prendere il suo posto”.
Pagina 23 – “Ciò entra in contraddizione con la contrapposizione di blocchi strategici, particolarmente grave in Europa. (…) Deve avanzare un processo democratico, di autonomia e di unità, dell’Europa occidentale”.
“Un compito di immediato rilievo è quello di definire e realizzare una politica europea occidentale dell’energia, per stabilire rapporti positivi con i paesi produttori di petrolio e per assicurarsi, anche per gli anni futuri, una reale autonomia dagli Stati Uniti d’America”.
“Ma vi è un compito che direttamente e specificamente dobbiamo assolvere come partiti comunisti e operai dell’Europa capitalista: sviluppare il coordinamento delle lotte dei lavoratori e delle forze popolari contro il potere delle società multinazionali, per comuni obiettivi di trasformazioni sociali e di progresso civile e democratico; e far avanzare un processo di avvicinamento e di intese fra tutte le componenti democratiche e popolari d’Europa occidentale”.
Pagina 55 – Autonomia nazionale nel quadro della distensione – “Noi pensiamo che l’Italia può e deve avere una politica estera la quale abbia un indirizzo nuovo e cioè sia decisamente orientata al promovimento della distensione internazionale, all’indipendenza e giustizia per tutti i popoli, alla gelosa salvaguardia del diritto di ogni popolo – e in particolare del popolo italiano – alla libera scelta del proprio avvenire politico, alla cooperazione internazionale; e sia una politica estera nazionale, attiva e dinamica, che sappia utilizzare che sappia utilizzare gli elementi positivi presenti nel quadro internazionale odierno contrastando e riducendo quelli negativi”.
Pagina 58 – “Dal complesso di tutti questi fattori deriva, in primo luogo, la necessità – per tutte quelle forze che, pur con obiettivi e disegni diversi, non vogliono far saltare il mondo, ma vogliono trasformarlo a fini di pace e di progresso civile – di escludere da ogni prospettiva politica l’eventualità di uno scontro frontale. Ne deriva, al tempo stesso, la necessità e la possibilità non solo della pacifica convivenza tra Stati a regime sociale e politico diversi, ma anche della cooperazione internazionale. Per una tale collaborazione, fattore primo e insostituibile è senza dubbio il rapporto tra Urss e Usa, ma non nella prospettiva di un assetto bipolare, bensì, oggi, come fulcro di una cooperazione mondiale a cui sempre più partecipino con pienezza di diritti tutti i popoli e tutti gli Stati”.
Pagina 59 – “E’ chiaro che in Europa e in altre aree mondiali esiste un equilibrio strategico-militare tra i due blocchi, e in particolare fra l’Urss e gli Usa. (…) Nelle condizioni attuali, l’obiettivo del graduale superamento dei blocchi e della loro logica, fino alla loro liquidazione, è affidato al progresso generale della distensione, e quindi anche allo sforzo e all’iniziativa di ogni paese, tra cui l’Italia, per accelerarlo”.
Pagina 60 – “Anche per quanto riguarda l’Italia non si pone pregiudizialmente, da parte nostra, il problema dell’uscita dell’Italia dal Patto atlantico. (…) La linea che noi proponiamo per l’Italia e per l’Europa occidentale è una linea di attivo intervento nel processo della distensione e della cooperazione. Il dialogo sovietico-americano rimane un presupposto insostituibile di ogni politica che voglia preservare la pace mondiale. Ma una politica italiana ed europea che non sia né antisovietica né antiamericana può e deve essere egualmente una politica sempre più autonoma, libera, ricca di iniziative sia nel promuovere un’ampia cooperazione su scala paneuropea per affrontare problemi di interesse comune, sia nello sviluppo di rapporti di mutuo vantaggio con i paesi non europei”.
Pagine 73-74 – “Anzitutto bisogna imprimere un grande sviluppo e riorganizzare la ricerca scientifica e tecnologica. (…) L’altro grande e bruciante compito è quello della elaborazione e attuazione di un piano nazionale di lungo periodo per l’energia. (…) E’ ora che ci si decida a varare un piano che, fondandosi sul fatto (da acquisire definitivamente) di una diminuzione del peso relativo del petrolio tra le fonti energetiche nazionali, sviluppi i nostri rapporti con i paesi produttori di petrolio; punti ad una politica energetica concertata a livello europeo; e faccia leva, in Italia, sul potenziamento dell’energia nucleare e la valorizzazione di tutte le risorse energetiche italiane(produzione nazionale di petrolio e metano, più razionale utilizzazione delle energie idroelettriche, del carbone del Sulcis, delle risorse geotermiche); e sulla preparazione (economica, tecnica e scientifica) dello sviluppo delle fonti del futuro (energia solare, eolica etc.)”.
“Entro la logica delle nuove finalità e convenienze determinate da uno sviluppo programmato – una logica che lascia largo spazio all’iniziativa privata – si devono muovere rigorosamente tutti gli strumenti e organismi di cui lo Stato dispone: le imprese pubbliche o a partecipazione statale (sul cui riordinamento e sulla cui attività e gestione abbiamo definito precise proposte di indirizzi nuovi e presentato anche progetti di legge); la politica del bilancio e del tesoro; quella del commercio estero; quella fiscale; quella del credito”.
Pagina 96 – “Abbiamo combattuto e combatteremo sempre contro la retorica nazionalista e per smascherare i falsi patrioti; ma riteniamo indispensabile che ci si liberi da quel senso di frustrazione e persino di autodenigrazione diffuso oggi in molti italiani. C’è bisogno che in tutto il popolo si affermi un senso nuovo della dignità nazionale”.
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2 pensieri riguardo “La grande attualità del pensiero politico di Enrico Berlinguer”