INFARTI POST VACCINO ANTI COVID / L’ALLARME IN ITALIA E NEL MONDO

Casi di infarto in aumento vertiginoso dopo la vaccinazione anti-covid. Le segnalazioni di moltiplicano in tutto il mondo.

A cominciare dagli Stati Uniti, dove finalmente sono diventati ufficiali i dati elaborati dai CDC (‘Centers for Deseases Control’) che documentano addirittura oltre 10 milioni di ‘effetti avversi’ nel corso degli ultimi dodici mesi, con una forte percentuale di patologie che colpiscono il sistema cardiocircolatorio (infarti, ictus, trombosi), soprattutto nella fascia di età compresa tra i 20 e i 40 anni, quindi tra i ‘giovani’.

In Israele, gli ultimi studi pubblicati sulla rivista ‘Scientific Reports’ da Christopher Sun e Retsef Levi del ‘Massachusetts Institute of Technology’, e da Eli Jafe del ‘Servizio di medicina di emergenza’ a Tel Aviv, in Israele, parlano chiaro: il tasso di incremento per ‘patologie cardiache’ è aumentato di addirittura il 25 per cento. In questo caso si tratta di patologie cardiovascolari per le persone di età compresa tra i 26 e i 39 anni.

Osserva il virologo Francesco Broccolo, dell’Università di Milano Bicocca: “gli studi si basano su dati del mondo reale, non estrapolati dai trials. E i dati sono in accordo con quanto finora si è osservato in Germania e in Scozia, per fare due esempi. Sono risultati che dovrebbero sollevare l’attenzione da parte dei medici e delle autorità sanitarie”.

Passiamo agli ultimissimi dati in arrivo da Piacenza, dove negli ospedali locali si è registrato, nelle ultime settimane, un vero e proprio boom di problemi cardiaci che stavolta hanno colpito soprattutto i giovanissimi. La drammatica situazione è stata appena documentata in un reportage della giornalista Loretta Gregori, andato in onda sull’emittente ‘Telecolor’.

Dettaglia Gregori: “Gli infarti sono quadruplicati a Piacenza e nel piacentino passando da circa 400 di tutto il 2021 agli 870 dei soli primi sette mesi del 2022. L’ipotesi che ci sia una correlazione con il vaccino anti-covid, a questo punto, dovrà essere approfondita anche dalla medicina ufficiale”.

Luigi Cavanna

La giornalista ha intervistato Luigi Cavanna, direttore del reparto di ‘Oncoematologia’ dell’Ospedale di Piacenza. Ecco le sue parole: “Siamo fortemente preoccupati, in questi mesi sono state ricoverate molte più persone del solito, anche giovani, con problemi cardiaci. Possibili correlazioni con i vaccini? E’ una tematica sicuramente da studiare e approfondire: è un dato molto rilevante perché il numero di pazienti con queste problematiche è molto alto. Dobbiamo capire il perché di questo aumento di persone malate di cuore, soprattutto giovani”.

 

Rammentiamo ai nostri lettori che in Italia scienziati e politici autori della scellerata gestione della pandemia – soprattutto nei primi dieci tragici mesi con oltre 120 mila morti, tutta basata sul diktat governativo ‘Tachipirina e Vigile attesa’ (primo artefice il

ministro della Salute Roberto Speranza – anche con l’arrivo dei ‘miracolosi’ vaccini dei quali ora si stanno palesando gli ‘effetti avversi’ in modo così clamoroso, non hanno adottato alcuna precauzione né misura in grado di arginare tali effetti avversi, soprattutto a livello cardiovascolare.

Mentre invece esistono degli specifici TEST GENETICI’ in grado di ‘prevedere’ la possibilità di effetti avversi, appunto, soprattutto a carico del sistema cardiocircolatorio. Si tratta di test attualmente molto cari: ma a questo punto, come mai lo Stato che ha – in modo criminale – reso obbligatori vaccini che si stanno dimostrando sia inefficaci che insicuri, non ha quanto meno reso altrettanto obbligatori (e gratuiti) quei test genetici?

Il libro del professor Giulio Tarro

E’ l’interrogativo base – quello relativo ai test genetici per arginare gli effetti avversi soprattutto a livello cardiocircolatorio – che viene posto al centro del fresco di stampa ‘Covid-19 – La fine di un incubo’ edito da ‘Helikon’ e firmato da uno dei pochi virologi autentici in circolazione nell’Italia popolata dai Roberto Burioni (allergologo) e Andrea Crisanti (zanzarologo) che imperversano in tutte le tivvù: si tratta di Giulio Tarro, allievo prediletto di Albert Sabin che inventò il vaccino antipolio, e già autore di due must sul fronte dei vaccini: “10 cosa da sapere sui vaccini” del 2018 sui sieri tradizionali che comunque vanno somministrati con estrema cautela e secondo il principio di ‘massima precauzione’ (figuriamoci quelli ‘sperimentali’ anti-covid, con test e trials taroccati, del tutto inefficaci e venduti a peso d’oro, come sta emergendo dalla Commissione d’inchiesta UE appena insediata); e ‘Covid-19 – Il virus della paura’, uscito a giugno 2020, a pochi mesi dallo scoppio della pandemia.

Tutti libri ‘profetici’.

E ci chiediamo, fin da ora, quale posizione prenderà il nuovo ministro della Salute nel governo Meloni sui temi bollenti della sicurezza vaccinale: e, soprattutto, sulla dirimente questione dei test genetici, i quali – va sottolineato – dovrebbero essere resi obbligatori non solo per i vaccini anti-covid, ma anche per quelli ‘tradizionali’.

Staremo a vedere.

Intanto, vi proponiamo – cliccando sui link in basso – la lettura di due interessanti studi, sempre sugli effetti avversi dei vaccini.

Il primo, firmato dalla giornalista scientifica (e Ph.D.) Suzanne Burdick per ‘The Defender’, il sito animato da ‘Children’s Health Defence’, la battagliera associazione fondata da Robert Kennedy junior per tutelare la salute dei più indifesi, i bambini.

Il secondo, tratto dal sito di contro-informazione ‘comedonchisciotte’ e firmato dal ricercatore statunitense Joseph Mercola, tra i primi al mondo a lanciare l’allarme su ‘questi’ vaccini anti-covid.

 

 

 

Due nuovi studi – uno sulla malattia dell’occhio della tiroide e uno sull’encefalite – hanno evidenziato esiti negativi sulla salute associati alla vaccinazione contro il COVID-19 e un terzo studio ha suggerito che il vaccino contro il COVID-19 fornisse solo il 15% di protezione contro il rischio di “covid lungo”.

Di Suzanne Burdick, Ph.D.

 

Due nuovi studi – uno sulla malattia dell’occhio della tiroide e uno sull’encefalite – hanno evidenziato esiti negativi sulla salute associati alla vaccinazione contro il COVID-19 e un terzo studio ha suggerito che il vaccino contro il COVID-19 fornisse solo il 15% di protezione contro il rischio di “covid lungo”.

Nel loro insieme, gli studi evidenziano il fatto che i vaccini COVID-19 sono associati a seri rischi per alcuni, mentre il loro beneficio protettivo è stato sovrastimato.

Il dottor Peter Kally ha riferito di una piccola serie di casi al simposio scientifico autunnale dell’American Society of Ophthalmic Plastic and Reconstructive Surgery del mese scorso.

Kally, di Consultants in Ophthalmic and Facial Plastic Surgery e Beaumont Eye Institute nel Michigan, ha concluso che gli oftalmologi dovrebbero monitorare i pazienti con malattie dell’occhio della tiroide se ricevono un vaccino contro il COVID-19 perché l’iniezione può innescare una riacutizzazione della malattia dell’occhio della tiroide.

“È logico che la risposta immunitaria che potresti ottenere da un vaccino COVID o da qualsiasi vaccinazione possa anche innescare una risposta autoimmune”, ha affermato Kally, aggiungendo: “La vaccinazione COVID è probabilmente associata alla riattivazione della malattia dell’occhio della tiroide”.

La serie di casi, ha detto Kally, ha coinvolto cinque pazienti – quattro donne e un uomo, età media di 60,2 anni – che sono stati visti tra marzo 2020 e marzo 2022 in un unico centro medico per la riattivazione della malattia dell’occhio della tiroide dopo la vaccinazione COVID-19.

 

Tre pazienti hanno ricevuto il vaccino Pfizer, uno ha ricevuto il vaccino Moderna e uno ha ricevuto il vaccino Johnson & Johnson.

I pazienti, che avevano ricevuto precedenti valutazioni, inclusi test ed esami specifici per la tiroide, presentavano un peggioramento della malattia dell’occhio della tiroide dopo le vaccinazioni.

La presentazione media era di 43 giorni dopo la vaccinazione, con un intervallo di 10-65 giorni, ha osservato.

I laboratori post-vaccinazione hanno mostrato un aumento delle immunoglobuline stimolanti la tiroide (TSI) con un aumento medio di 5 punti. “La TSI era un indicatore dell’attuale attività della malattia”, ha spiegato Kally.

“La correlazione non prova la causalità con nulla di tutto ciò”, ha aggiunto … “ma questo rapporto è in linea con altri rapporti che abbiamo visto”.

 

L’encefalite e la miocardite correlate al vaccino hanno contribuito alla morte dell’uomo, mostra l’autopsia

Un caso clinico pubblicato il 1 ottobre sulla rivista Vaccines ha presentato i risultati dell’autopsia di un uomo di 76 anni con il morbo di Parkinson che è morto tre settimane dopo il suo terzo colpo di COVID-10. L’autopsia ha mostrato che l’encefalite e la miocardite correlate al vaccino erano “contribuenti alla morte”.

L’autore del rapporto, il dottor Michael Mörz, dell’Istituto di patologia Georg Schmorl presso l’ospedale municipale di Dresda-Friedrichstadt, in Germania, ha affermato: “La causa dichiarata della morte sembrava essere un attacco ricorrente di polmonite da aspirazione, che è effettivamente comune nel morbo di Parkinson. ”

Tuttavia, l’autopsia dettagliata – eseguita su richiesta della famiglia del paziente a causa dei suoi “sintomi ambigui” – ha rivelato ulteriori patologie, in particolare encefalite necrotizzante e miocardite.

Morz ha aggiunto:

“Una connessione causale di questi risultati con la precedente vaccinazione COVID-19 è stata stabilita dalla dimostrazione immunoistochimica della proteina spike SARS-CoV-2”.

 

I segni istopatologici della miocardite del paziente erano “relativamente lievi”, ha osservato Mörz, tuttavia, l’encefalite del paziente aveva provocato “una significativa necrosi multifocale e potrebbe aver contribuito all’esito fatale”.

L’encefalite provoca spesso convulsioni epilettiche e l’autopsia ha rilevato che il paziente si stava mordendo la lingua al momento della morte, suggerendo che potrebbe aver subito un attacco. Ricerche precedenti su altri casi di encefalite associata al vaccino COVID-19 con stato epilettico hanno riportato che ciò si verificava in altri pazienti.

Ma il caso clinico di Mörz, ha detto, è stato il primo a mostrare che c’era una proteina spike all’interno delle lesioni encefalitiche del paziente che poteva essere attribuita solo al vaccino COVID-19 e non a una possibile infezione da COVID-19.

Se una persona soffre di un’infezione da COVID-19, nel tessuto compaiono due proteine: la proteina spike e la proteina nucleocapside. “Durante un’infezione con il virus [COVID-19], entrambe le proteine ​​dovrebbero essere espresse e rilevate insieme”, ha spiegato Mörz.

 

“D’altra parte, i vaccini COVID-19 basati su geni codificano solo la proteina spike e quindi, la presenza della sola proteina spike (ma nessuna proteina nucleocapside) nel cuore e nel cervello del caso attuale può essere attribuita alla vaccinazione piuttosto che all’infezione”, ha concluso, osservando che ciò corrispondeva alla storia sanitaria del paziente, che includeva tre vaccinazioni COVID-19 ma nessun test di laboratorio COVID-19 positivo o diagnosi clinica di un’infezione da COVID-19.

Morz ha aggiunto:

“Poiché non è stato possibile rilevare alcuna proteina nucleocapside, la presenza della proteina spike deve essere attribuita alla vaccinazione piuttosto che all’infezione virale [COVID-19]”.

Mörz ha anche osservato che la storia clinica del caso ha mostrato “alcuni eventi notevoli” in correlazione alle sue vaccinazioni COVID-19, suggerendo ulteriormente che l’encefalite e la miocardite correlate al vaccino hanno contribuito alla morte dell’uomo.

Dopo aver ricevuto una prima dose del vaccino AstraZeneca nel maggio 2021, l’uomo “ha manifestato sintomi cardiovascolari che necessitavano di cure mediche e dai quali si è ripreso solo lentamente”.

Poi, nel luglio 2021, l’uomo ha ricevuto un secondo vaccino contro il COVID-19 – questa volta con il vaccino Pfizer – e ha subito un “improvviso esordio di marcata progressione” dei sintomi del morbo di Parkinson, che ha portato a “grave compromissione motoria” e un bisogno ricorrente di utilizzare una sedia a rotelle dalla quale “non si è mai ripreso completamente”.

 

Infine, nel dicembre 2021, l’uomo ha ricevuto la sua terza vaccinazione contro il COVID-19, sempre con il colpo di Pfizer. Due settimane dopo, mentre stava cenando, “è improvvisamente svenuto”.

“Sorprendentemente”, ha detto Mörz, “non ha mostrato alcun segno di tosse o altri segni di aspirazione del cibo, ma è semplicemente caduto dalla sedia. Ciò solleva la questione se questo improvviso collasso sia stato davvero dovuto alla polmonite da aspirazione”.

Morz ha continuato:

“Dopo un’intensa rianimazione, si è ripreso più o meno da questo, ma una settimana dopo è improvvisamente crollato di nuovo in silenzio mentre mangiava. Dopo tentativi di rianimazione riusciti ma prolungati, è stato trasferito in ospedale ed è entrato direttamente in coma artificiale, ma è morto poco dopo”.

 

Commentando il rapporto sulla serie di casi di Kally e il rapporto sul caso di Mörz, la dott.ssa Madhava Setty, redattore scientifico senior di The Defender, ha affermato: “Siamo ancora in una fase embrionale quando si tratta di capire come il virus SARS-COV-2 e l’mRNA ‘ i vaccini influenzano la nostra fisiologia. Questo è il motivo per cui questi tipi di serie di casi e rapporti sono importanti”.

 

Setty ha aggiunto:

“In medicina, sono le storie “aneddotiche” che portano a case report e serie che portano a studi osservazionali più ampi che aiutano a valutare il rischio rispetto al beneficio.

“Per quanto riguarda le “riacutizzazioni” della malattia dell’occhio della tiroide in seguito alla vaccinazione contro il COVID-19, questa potenziale correlazione sarebbe vitale per coloro che soffrono di queste condizioni.

“Il caso di encefalite e miocardite ha dimostrato inequivocabilmente che il vaccino era responsabile della morte di questo paziente. I rischi di sequele post-jab come queste sono ancora impossibili da quantificare anche a quasi due anni dall’introduzione del vaccino a causa della mancanza di dati sulla sicurezza a lungo termine degli studi”.

Inoltre, Setty ha affermato – facendo riferimento a uno studio pubblicato il 25 maggio su Nature Medicine – che i “potenziali rischi di complicazioni non COVID-19 derivanti dal vaccino devono essere valutati rispetto al beneficio ancora sconosciuto del vaccino nel prevenire il “covid lungo”, che potrebbe essere più magro di quanto pubblicizzato.

Il vaccino fornisce solo il 15% di probabilità di protezione contro il COVID lungo.

 

Lo studio Nature Medicine ha coinvolto più di 13 milioni di persone e ha riferito che la vaccinazione contro COVID-19 sembrava ridurre il rischio di “covid lungo” dopo l’infezione solo di circa il 15%.

“Long COVID” si riferisce a una malattia che persiste per settimane o mesi dopo un’infezione da COVID-19.

 

Gli autori dello studio, il dottor Ziyad Al-Aly, nefrologo presso il Veteran Affairs (VA) Saint Louis Health Care System di St Louis, Missouri, e i suoi colleghi, hanno esaminato le cartelle cliniche VA da gennaio a dicembre 2021 di tre gruppi di persone: circa 34.000 persone vaccinate che hanno avuto infezioni rivoluzionarie da COVID-19, circa 113.000 persone sono state infettate ma non hanno ricevuto il vaccino e oltre 13 milioni di persone che non sono state infettate, rendendo questo il più grande studio di coorte su COVID-19 fino ad oggi, ha riferito Nature.

 

Sulla base delle loro analisi, gli autori hanno affermato che la vaccinazione sembrava ridurre la probabilità di un lungo COVID per coloro che erano stati vaccinati e avevano un’infezione rivoluzionaria solo di circa il 15%. Quel numero è sostanzialmente inferiore a quanto mostrato da studi precedenti più piccoli.

È anche molto inferiore a uno studio del Regno Unito che ha utilizzato i dati di 1.2. Milioni di utenti di smartphone nel Regno Unito hanno riferito che le probabilità di avere sintomi COVID per 28 giorni o più dopo un’infezione post-vaccinazione sono state all’incirca dimezzate ricevendo due dosi del vaccino COVID-19.

Gli autori hanno confrontato sintomi come nebbia cerebrale e affaticamento nelle persone vaccinate rispetto a quelle non vaccinate per un massimo di sei mesi dopo che erano risultate positive al COVID-19 e non hanno riscontrato differenze nel tipo o nella gravità dei sintomi tra i vaccinati e i non vaccinati.

 

“I risultati suggeriscono che la vaccinazione prima dell’infezione conferisce solo una protezione parziale nella fase post-acuta della malattia”, concludono gli autori.

La dipendenza dal vaccino come “un’unica strategia di mitigazione potrebbe non ridurre in modo ottimale le conseguenze sulla salute a lungo termine” dell’inflessione COVID-19, hanno aggiunto.

 

 

 

 

COME VENGONO NASCOSTE LE MORTI PER CANCRO

CAUSATE DAI FARMACI COVID

 

DI Dr. Joseph Mercola

In una serie di post su Twitter, The Ethical Skeptic – autodefinitosi ex ufficiale dei servizi segreti e stratega – ha presentato una serie di grafici che illustrano come i decessi per cancro vengano erroneamente etichettati come decessi da Covid.

Il sospetto è che si tratti di uno sforzo per nascondere il fatto che i vaccini anti-Covid hanno provocato un’impennata dei tassi di cancro. Inoltre, The Ethical Skeptic esamina in profondità i dati in “Houston, abbiamo un problema, parte 1”, su TheEthicalSkeptic.com (1).

Come si legge nel suo articolo, sette degli 11 codici di Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD) monitorati dal Centro Nazionale per le Statistiche Sanitarie degli Stati Uniti – tra cui il cancro – hanno registrato forti aumenti a partire dalla prima settimana di aprile 2021.

Questa data di inizio non è casuale, in quanto coincide anche con un punto di inflessione chiave relativo a uno specifico intervento sul sistema corporeo nella maggior parte della popolazione statunitense“, osserva The Ethical Skeptic (2). In altre parole, l’aprile 2021 è stato il momento in cui ampie fasce della popolazione americana hanno iniziato a sottoporsi alle prime vaccinazioni anti-Covid.

 

Diagnosi di cancro in aumento

Il grafico che segue, evidenziato in Substack della dott.ssa Jennifer Brown (3), illustra l’andamento ciclico delle ondate di diagnosi di cancro, da gennaio 2015 al 1° ottobre 2022. Come indicato nella casella di testo in alto a destra:

“Dovremmo essere al nadir stagionale o vicino ad esso. Invece siamo ad un eccesso di CA [cancro] maggiore di tutti i tempi, e stiamo salendo. Si tenga presente che c’è un ritardo sostanziale nella segnalazione dei CA, quindi è probabile che questo dato rappresenti in modo insufficiente il vero eccesso”.

Negli ultimi sette anni non abbiamo mai registrato un simile tasso di nuove diagnosi di cancro. La colpa è dei vaccini anti-Covid? Probabilmente sì, a meno che non si riesca a identificare un altro fattore ambientale o un’esposizione diffusa, introdotta in massa nella popolazione all’inizio del 2021, che non esisteva prima.

Andamento ciclico delle diagnosi di cancro tra il 2015 ed il 2022

 

Il CDC falsifica i registri di morte per eliminare le segnalazioni di cancro

Secondo l’analisi di The Ethical Skeptic dei dati del U.S. Morbility and Mortality Weekly Report (MMWR), a partire dalla 14a settimana del 2021 i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie hanno filtrato e ridenominato i decessi per cancro come decessi da Covid per eliminare le segnalazioni di cancro (4).

I due grafici seguenti, pubblicati su Twitter l’1 e il 2 ottobre 2022, illustrano come la mortalità per cancro venga artificialmente soppressa. Come spiegato da The Ethical Skeptic (5), (6):

“Le dinamiche dell’insieme sono complesse, ma il principio è semplice. Quando un certificato di morte riporta il Cancro come UCoD [causa di morte sottostante] e la Covid come MCoD [causa di morte principale], le UCoD e MCoD vengono scambiate e la Covid viene indicata come UCoD al 100% (425/settimana).

“Ne consegue che il 20% di tutti i decessi Covid ogni settimana è rappresentato da persone che muoiono di cancro, il che è enormemente più alto di quanto dovrebbe essere. Si tratta di una chiara sovra-attribuzione = equivale esattamente alla differenza tra le curve di ritardo dei codici ICD-10 per il cancro e per tutti gli altri”.

Il problema che il CDC deve affrontare è… Cosa fare quando la mortalità COVID non è più abbastanza consistente da nascondere l’eccesso di mortalità per cancro?”.

Scostamento rispetto al trend normalizzato

 

Quindi, per riformulare, ciò che lo The Ethical Skeptic sta dicendo è che il 20% delle morti settimanali cosiddette Covid è costituito in realtà da morti per cancro, il che è piuttosto sorprendente. Ma scambiando le cause di morte principali e sottostanti, elencando la Covid come causa principale, si nasconde (in qualche misura) il fatto che le morti per cancro stanno salendo alle stelle.

Secondo la sua analisi, i vaccini anti-Covid uccidono 7.300 americani alla settimana. La Covid, nel frattempo, sta uccidendo 1.740 persone (7). Quindi, a cosa darà la colpa il CDC quando la Covid scomparirà e non potrà più scambiare le denominazioni di causa principale e sottostante di morte?


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2 pensieri riguardo “INFARTI POST VACCINO ANTI COVID / L’ALLARME IN ITALIA E NEL MONDO”

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