C’è da augurarsi che il prossimo presidente della Repubblica sia in perfetta salute, che non diserti neppure per un giorno l’alto mandato, che nulla gli imponga di stare lontano dal Quirinale. Dovesse assentarsi, ne farebbe le veci il neofascista Ignazio, Maria, nonché Benito La Russa, che l’esito caciaresco del voto di 116 senatori ha eletto presidente del Senato, seconda carica dello Stato. Il tipo in questione ha ‘onorato’ il nome affibbiatogli per segnare il suo ininterrotto percorso nella destra, dall’estremo del Fronte della Gioventù e del Movimento Sociale alla fondazione a Fratelli d’Italia con Crosetto e la borgatara della Garbatella “Io sono Giorgia”, urlato a Marbella ai fascisti di Vox.
La Russa è ancora in sintonia con il suo passato di recente è apparso in un video mentre mostrava la collezione personale di busti di Benito Mussolini.
Fuori uno, e ‘scuorno’ (disdoro in napoletano) per il disonorevole Parlamento italico, che naviga nel mare magnum drammaticamente clownesco di pagliacci, venduti e irresponsabili, che l’Italia dei politicamente incolti premia con la presenza inquinante a Montecitorio e palazzo Madama. Non si fa mancare nulla l’armata Brancaleone a cui il Paese affida il presente e purtroppo anche il futuro.
Lo scempio di La Russa, oltre a svelare inciuci e pateracchi (è simbolico il lungo chiacchiericcio del sabotatore Ranzi con la ‘sorella d’Italia’ Santanché) è solo il primo esempio di sabotaggio della Repubblica antifascista nata dalla resistenza. Il bis poco dopo le 12 di oggi, quando Rosato, di Italia Viva (Renzi) ha certificato l’insulto al paese laico e ai pregressi riconoscimenti dei diritti, con l’elezione a presidente della Camera di Lorenzo Fontana, acclamato dal centrodestra.
[È da passaporto per l’inferno l’immagine di Rita Dalla Chiesa, in atto di spellarsi le mani dalla felicità!]
Fontana, chi è: bizzoco, si racconta che recita cinquanta ‘Ave Maria’ al giorno, e posta selfie in compagnia di figurine di Santi e Madonne. Crociato del ‘no aborto’, è negazionista dell’eutanasia, tifoso ultrà di Putin, immortalato con una t-shirt anti sanzioni, xenofobo, nemico dei migranti nonostante sia originario di una famiglia di emigranti. È prodigo di lodi per Trump, il Cremlino, il sovranista Orban, la fascista Le Pen, è amico per la pelle del ‘carrocciaro’ leghista e purtroppo ha in moglie una napoletana.
I deputati del Pd Rachele Scarpa, Sara Ferrari ed Alessandro Zan hanno esposto in aula uno striscione con la scritta “No a un presidente omofobo pro Putin”, rimosso dai commessi.
Tutto qui? In stato di choc la quota minoritaria del Parlamento copre che si ricorda con ‘orgoglio patriottico” la marcia su Roma, l’uso squadrista dell’olio di ricino, la repressione del dissenso con il carcere e l’esilio, le leggi razziali, l’alleanza con il nazismo…
La prospettiva del parafascismo al governo induce a recuperare dalla memoria gli infiniti casi di degenere nazionalismo che infestano impunemente l’Italia.
A proposito di La Russa presidente del Senato, l’Ignazio Benito potrà contare a occhi chiusi (e braccio levato) sulla neo eletta a Palazzo Madama Lavinia Mennuni, probabile ministro della Natalità, anti abortista. Su Instagram ha pubblicato la fotografia di Junio Valerio Borghese, fascista doc, criminale di guerra autore di un fallito colpo di Stato.
Tutto qui? No, basta aver pazienza, l’ex ‘Fronte della Gioventù’, adottata dagli italiani privi di altre sponde, esaurita la commedia del neofascismo moderato, tornerà a urlare “Yo soy Giorgia” e, ipotesi molto probabile, ci regalerà un esecutivo di soggetti nella scia di La Russa, Fontana, Mennuni, di marce su Roma.
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