ENERGIA / LE ‘PRIVATE’ ENI E ENEL INGRASSANO, IN GERMANIA E IN FRANCIA SI NAZIONALIZZA

La crisi energetica si fa giorno dopo giorno più preoccupante, le bollette vanno alle stelle, le imprese chiudono battenti, le famiglie non ce la fanno più a pagarle e il governo sempre guidato – fino a che non si insedierà, e chissà quando, l’esecutivo che uscirà dopo il voto del 25 settembre – dal neo ‘Statesman of the Year 2022Mario Draghi, cosa fa?

Un cavolo. Se ne fotte. Parla di tetto al prezzo del gas, di misteriosi fondi stanziati per ‘aiutare famiglie e imprese’, ma in concreto e, soprattutto subito, NIENTE.

Totalmente niente.

Intanto, le nostre regine dell’energia ingrassano come porci. Alla faccia, anzi sulle spalle o meglio sulla pelle e col sangue degli italiani. Basta scorrere rapidamente le cifre dei loro ultimi consuntivi di bilancio per rendersene conto.

 

Un vero tripudio, in casa ‘ENEL’ per l’andamento del primo trimestre 2022, con un aumento vertiginoso degli incassi, pari all’83 per cento rispetto all’anno precedente.

Per ‘ENI’ una performance da Guinness dei primati: l’utile nei primi mesi di quest’anno si è letteralmente sestuplicato rispetto al, 2021. Avete capito bene, è cresciuto di 6 volte, con un guadagno da 7 miliardi di euro.

E allora, crisi di che e di chi? Mentre le piccole e medie imprese affogano nei debiti, non hanno più il becco di un quattrino e muoiono, lorsignori, ENI edENEL, nuotano nei dobloni, come faceva Paperòn de’ Paperoni nelle sue piscine zeppe di dollari.

Claudio Descalzi. Sopra, Francesco Starace

Si è fatto un gran parlare di extraprofitti da tassare: ma fino ad oggi non si è mossa una foglia. Eppure, si tratterebbe del ‘minimo sindacale’, della manovra più elementare e semplice da attuare in una situazione di tale emergenza che può portare nel giro di poche settimane (non mesi) famiglie e imprese non più sull’orlo del baratro, ma DENTRO al baratro, senza alcuna possibilità di uscirne.

Rammentiamo ai nostri lettori di chi sono i veri proprietari, oggi, di ENI edENEL, ossia gli azionisti di controllo.

Meno di un terzo del capitale ENI, oggi, è pubblico: appena il 30 per cento, nelle mani, ovviamente del Ministero per l’Economia e la Finanza, il MISE. La metà esatta (il 50 per cento) è gestita dai cosiddetti ‘Investitoti Istituzionali’, per lo più privati, come banche, assicurazioni e soprattutto i fondi speculativi d’investimento, che ormai dominano in mezza economia mondiale. La restante parte (il 20 per cento) è infine gestita tramite ‘Investirori Retail’, ossia ‘al dettaglio’, come possono essere broker, private bankers e a volte gli stessi istituti di credito di piccole e medie dimensioni.

Passiamo all’ENEL, che presenta un contesto societario molto simile: 23 per cento pubblico (il solito MISE), 62 per cento fa capo agli ‘Investitori Istituzionali’, 14 per cento Retail.

In soldoni, la ‘mano pubblica’ ormai è ridotta ad una larva: rispettivamente il 30 e il 23 per cento. Quindi gli ‘extra profitti’, i giganteschi guadagni di questi mesi vanno a unico e solo vantaggio dei ‘privati’ che, come già sottolineato, vengono realizzati strozzando – come può fare un perfetto usurario ‘legalizzato’ – cittadini, famiglie e imprese.

Chiaro?

E il governo, ben sapendo queste cose, non ha mai alzato un dito. Fottendosene e lasciando la ‘soluzione’ al ‘libero mercato’.

Libero solo di ammazzare i piccoli e senza difese, e far ingrassare chi è già grosso e grasso.

 

Cosa succede, invece, negli altri paesi europei?

Vediamo gli ultimi sviluppi in Germania e in Francia, i due paesi leader.

Hanno già deciso da qualche mese e ora hanno appena impresso la svolta decisiva verso la nazionalizzazione, una parola da noi è totalmente impronunciabile perché sa tanto di ‘comunismo’,  un’altra parola diventata ormai un tabù.

Ecco le news dalla Germania, non dal Venezuela di Chavez o Maduro. Leggiamo l’ultimo report d’agenzia del 21 settembre.

UNIPER, il più grande importatore di gas della Germania, verrà nazionalizzato”.

E’ fresca di giornata la nota diramata dal socio di maggioranza, la società svedese ‘Fortum’: “Il governo tedesco acquisisce il 99 per cento del gruppo”. Lo Stato, quindi, diventa socio di maggioranza assoluta, prendendo in carico una percentuale azionaria molto superiore rispetto a quella prevista, che si attestava intorno al 50 per cento.

L’accordo si basa su un ‘pacchetto di salvataggio’ al quale il governo tedesco ha cominciato a lavorare due mesi fa, fine luglio, quando era stato previsto un aumento di capitale per almeno 8 miliardi di euro. Nel frattempo le perdite fatte segnare da UNIPER sono cresciute, fino a toccare i 13 miliardi di euro, per via dei rincari nel prezzo del gas, visto che il maggior fornitore è la russa ‘Gazprom’.

Copione molto simile in Francia, dove lo Stato ha deciso di percorrere la stessa strada che porta alla nazionalizzazione della sua maggiore azienda energetica, ‘Electricitè de France’ (EDF).

Per condurre in porto l’operazione il governo ha appena deciso un esborso che sfiora i 10 miliardi di euro, per la precisione 9 miliardi 700 milioni.

Un unico grosso neo: una parte di quei soldi servirà per rafforzare la componente ‘nucleare’, già di notevole portata in Francia.

Bruno Le Maire

Commenta il ministro transalpino dell’Economia e delle Finanze, Bruno Le Maire: “Questa operazione rafforza l’indipendenza energetica del nostro Paese. Dà a EDF i mezzi necessari per accelerare l’attuazione del nuovo programma nucleare voluto dal presidente Macron e lo spiegamento delle energie rinnovabili. EDF può contare sul pieno sostegno dello Stato per questo progetto industriale di portata senza precedenti da 40 anni”.

Commenta ‘Teleborsa’: “In questo nuovo contesto, in cui lo Stato sarebbe l’unico azionista, EDF potrebbe realizzare diversi progetti decisivi annunciati da Macron nel suo discorso a Belfort, in particolare il programma di costruzione di sei reattori a tecnologia EPR2 entro il 2050. Questi progetti impegneranno l’azienda per decenni a venire, durante i quali EDF continuerà a svolgere un ruolo fondamentale nell’approvvigionamento energetico della Francia. Questo è il motivo per cui lo Stato intende assicurare al gruppo una governanceadeguata e i mezzi necessari, in particolare finanziari, per realizzare questa mission di interesse nazionale a lungo termine”.

E da noi?

 

 


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