Usque tandem, fin dove reggerà la filosofia partenopea della pazienza, rodata dalla sopportazione secolare della discrasia che rende incomprensibile la marginalità anti meridionalista del Bel Paese, nonostante lo smisurato patrimonio di tesori di Napoli? Fino a quando sarà tollerante la città sopravvissuta con grande dignità a dominazioni secolari, all’avidità del nord, che ha l’ha espropriata di oltre cento primati detenuti nell’800 e l’ha egoisticamente emarginata come l’intero Sud? Usque tandem? Si arriverà a forme di esasperazione ‘politicamente armata’, che potrebbero esplodere e decretare lo stop al tormentatone del ‘fino a quando? La domanda attiene al tema generale della montagna di problemi che impediscono di connettere la ‘grande bellezza’ di Napoli ai canoni di città d’arte disegnata con superiore qualità urbana. L’usque tandem di questo lamento, sicuramente avvertito dalla napoletanità combattiva, esausta per decenni di avances inesaudite, invade anche il mondo della passione campanilista per lo sport a maggioranza popolare, ma condivisa da esponenti napoletani di eccellenze che abitano mondi apparentemente distanti dalle suggestioni del calcio.
La riflessione vaga in acque quiete e perigliose: nel passato del Napoli luci e ombre raccontano la ‘follia’ del tifo partenopeo, interpreti il comandante Lauro, poi l’intraprendenza costruttiva dell’ingegnere Ferlaino, i fasti di Jeppson, Vinicio, del ‘messia’ Maradona, ma anche l’inferno della retrocessione, la risalita nel gotha della ‘A’, scudetti e delusioni. Sullo sfondo il solido matrimonio d’amore dei napoletani per gli azzurri, l’orgoglio partenopeo dello sterminato seguito di tifosi lontani solo fisicamente dalla città.
In questi giorni i media dell’editoria prevalente, del nord, enfatizzano, in fondo non a torto, il titolo di Milano capitale italiana dello sport per il doppio tricolore conquistato dal calcio con i rossoneri e dal basket con l’Armani.
La competitività del sud con il nord nelle due discipline di maggior presa su sportivi e tifosi fa riferimento a date purtroppo non recenti: al 1986-1987, 1989-1990, stagioni dei due scudetti degli azzurri nel calcio e al 1991, anno del tricolore nel basket conquistato dalla Juve Caserta del mitico Oscar nella finale playoff con Milano. Quella Juve (chissà perché Juve per una squadra del sud) diventa un bel ricordo e nulla più. Cambia nome, ora è Juve Caserta Academy, milita in serie C: cancellate le entusiasmanti stagioni da protagonista della gestione Maggiò. Quel Napoli, in gestione De Laurentiis alterna momenti di gloria, con il calcio spettacolo di Sarri e traguardi che sfiorano solo il tricolore, perché ambizione contraddetta da vicende di mercato sconcertanti. È turnover ‘irrequieto’ di allenatori (Benitez, Sarri, [S1] Ancelotti, Gattuso, Spalletti) e non meno il va e vieni cervellotico di Lavezzi, Cavani, Zapata, Jorginho, Allan. In questa ‘pausa di riflessione’ tra un campionato concluso e il prossimo, è pieno caos di arrivi e partenze. Si concludesse con l’esilio di ‘pezzi’ fondamentali della macchina azzurra, di Insigne, Mertens, Ospina, Mario Rui, Ghoulam, Malcuit, Demme, Ounas, Politano, Lozano e del mitico Koulibaly, senza adeguata contropartita, farebbe retrocedere il Napoli a squadra di centro classifica, niente di più, conseguenza della politica di energico risparmio di De Laurentiis. Lo strano sodalizio presidente-tecnico, in alternanza periodica amore-odio, scricchiola vistosamente. È verosimile immaginare che Spalletti sia informato delle intenzioni del presidente e si spiegherebbe perché da sgamato professionista del calcio tuteli fin d’ora la propria onorabilità di allenatore. Avverte i napoletani che sarà davvero difficile aspettarsi di concludere il campionato 2022-2032 tra le prime della classe!
Certo, è un parallelo spregiudicato, forse improprio, forse non completamente azzardato: se la ‘grande bellezza’ è offuscata da governi della città inconcludenti, il potenziale calcistico del Napoli è compromesso da inadeguatezza gestionale. Usque tandem?
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