L’UNITA’ / OSTAGGI IN UN GIRONE INFERNALE  

Stampa sempre più agonizzante e libertà d’informazione sempre più in pericolo.

E’ di poche ore fa il grido d’allarme lanciato dal comitato di redazione de ‘L’Unità’: “Siamo ostaggi in un girone infernale”, denunciano.

E il messaggio dettaglia: “Un’azienda silente praticamente da sempre. Che tiene in ostaggio giornalisti e poligrafici, confinandoli in un girone infernale, sospesi nel nulla, dal 1° gennaio senza più alcuna protezione sociale. Un’azienda che mostra di esistere una volta all’anno per pubblicare un foglio che le permette di non far decadere la testata. Da tempo abbiamo perso le parole per definire, raccontare una condizione allucinante, umiliante, nella quale lavoratrici e lavoratori de l’Unità, giornalisti e poligrafici, vivono da anni. Dal 1° gennaio non siamo più in Cassa integrazione né in disoccupazione. Formalmente, dal primo gennaio di quest’anno, siamo rientrati alle dipendenze de l’Unità srl, la società che edita un non giornale”.

Così prosegue la nota del Cdr: “A fronte delle innumerevoli richieste di incontri, chiarimenti da parte delle rappresentanze sindacali, la società editrice ha innalzato un impenetrabile muro di gomma. Una vicenda che da tempo ormai ha superato la red line della vergogna, si è ‘arricchita’ di un’altra pagina-farsa: la pubblicazione di un numero unico, un foglio di quattro pagine, anche con contributi giornalistici esterni. E questo all’insaputa del comitato di redazione, pur avendo in organico, non pagati, giornalisti e poligrafici. E tutto questo mentre si trascina all’infinito una procedura di concordato che permette all’azienda di guadagnate tempo sulla pelle dei lavoratori. Hanno ucciso l’Unità, mortificato i lavoratori, lasciando cadere manifestazioni d’interesse per l’acquisto della testata. Una vergogna assoluta. Che deve finire”.

Interviene la ‘Federazione Nazionale della Stampa’ che sottolinea: “La vicenda dell’Unità, denunciata dal comitato di redazione, merita un intervento immediato e deciso da parte delle autorità competenti. A cominciare dal giudice fallimentare, che non si è ancora espresso sul piano concordatario presentato dall’azienda. Nelle sedi competenti andranno anche affrontate le evidenti responsabilità della proprietà che continua ad agire senza alcun rispetto per i lavoratori e per la storia del giornale. La pubblicazione del numero annuale, necessaria per evitare la decadenza della registrazione e avvenuta all’insaputa della redazione con il ricorso a risorse esterna, rappresenta un fatto gravissimo, per il quale ci si riserva di valutare ogni azione a tutela dei giornalisti”.

 

Daphne Caruana

L’informazione si uccide non solo come hanno fatto e continuano a fare gli editori (sic) de l’Unità – ai quali andrebbe comminata una pena accessoria, per aver oltraggiato e calpesto la storica testata fondata da Antonio Gramsci – ma anche in altri modi.

Palesemente illegali, anzi criminali, come testimoniano i tanti giornalisti morti sul campo, in Italia soprattutto per mano mafiosa. Ma non solo in Italia, perché sono nella memoria di tutti noi l’assassinio della coraggiosa reporter maltese Daphne Caruana e, proprio qualche giorno fa, della reporter di guerra Shireen Abu Akleh che lavorava da anni con ‘Al Jazeera’ per documentare le atrocità perpetrate (e perpetuate) dalle autorità israeliane sui palestinesi.

Ma c’è un altro modo, molto più subdolo, in ‘guanti bianchi’, per ‘vie legali’ di imbavagliare prima e poi di ammazzare la libera informazione, il diritto di cronaca. Lo strumento per il ‘killeraggio’ sta nelle querele penali e nelle citazioni civili a botte di risarcimenti stratosferici. Veri revolver puntati alle tempie di giornalisti spesso free lance, scaricati da editori taroccati e quindi gettati in pasto ad un percorso giudiziario da vero girone dantesco.

La Voce lo denuncia da sempre, per averne subito e continuando a subirne le conseguenze sulla propria pelle.

E lo denuncia in modo rigoroso, conducendo una battaglia da quasi 15 anni, ‘Ossigeno per l’informazione’, l’associazione fondata e animata da Alberto Spampinato, il cui fratello Giuseppe, giovane cronista dell’Ora, venne freddato solo perché faceva in modo rigoroso il suo mestiere, denunciando i mafiosi e, soprattutto, i colletti bianchi. Che gliela hanno fatta pagare.

Da anni e anni dal mondo giornalistico e da una microscopica fetta di quello politico (assente del tutto, in questa battaglia di legalità, i partiti della cosiddetta sinistra, sic) vengono avanzate di tanto in tanto proposte finalizzate a limitare (e sanzionare) l’uso di strumenti ‘legali’ per usi impropri, proprio come lo è una querela o una citazione palesemente infondata, ‘temeraria’, solo tendente ad intimidire il giornalista-ficcanaso di turno.

Cose scontate, che però da noi non passano, perché s’infrangono contro autentici muri di gomma. Perché fa gioco ai potenti di turno poter contare su una stampa asservita, ricattabile sotto il profilo economico, e quindi da tenere sempre al guinzaglio.

Bisognava aspettare qualche segnale dall’Europa per sperare che non tutto è ancora perduto. Da alcuni commissari Ue, infatti, arrivano proposte finalmente ‘decenti’. Meglio tardi che mai.

Meritoriamente, come al solito, ne dà notizia il sito di ‘Ossigeno per l’Informazione’, che dà voce a tre freschi lanci dell’ANSA. Eccoli di seguito.

 

 

 

 

QUERELE BAVAGLIO. UE DÀ LA SVEGLIA AI PAESI MEMBRI CON UNA DIRETTIVA

OSSIGENO PER L’INFORMAZIONE

 

Nuove norme dedicate a Daphne Caruana Galizia – La Commissaria Jourova chiede di regolare la diffamazione con il codice civile

BRUXELLES, 27 APR 2022 – Stop all’abuso di azioni legali
contro giornalisti e difensori dei diritti civili. Questo
l’obiettivo delle proposte – contenute in una direttiva e una
raccomandazione – presentate oggi dalla Commissione europea. In
base a quanto previsto dalla direttiva, i tribunali potranno tra
l’altro imporre ‘penalità dissuasive’ a chi intraprende azioni
legali manifestamente strumentali, infondate e mirate solo a
tacitare chi, nell’ambito della sua attività professionale,
denuncia abusi, casi di corruzioni e violazioni dei diritti
umani.

“Avevamo promesso di difendere meglio i giornalisti e i difensori dei diritti umani da chi cerca di imporre loro il silenzio e ora lo abbiamo fatto”, ha sottolineato Vera Jourova, vicepresidente della Commissione europea. “In una democrazia – ha aggiunto – ricchezza e potere non possono dare a nessuno il diritto di prevaricare la verità”.

“L’Ue – ha poi aggiunto il commissario alla giustizia Didier
Reynders – si adopererà per proteggere sempre il diritto alla
libertà di espressione e informazione”.
Le proposte presentate oggi costituiscono “passi importanti
per salvaguardare i giornalisti e la società civile dalle
crescenti minacce di pratiche vessatorie” destinate a imporre
loro il silenzio. Per tutelare le vittime di Slapp – l’acronimo
scelto dall’Unione per indicare le vittime di una strategia
basata su attacchi legali per tacitarle – la proposta di
direttiva dà la possibilità ai giudici di dichiarare il non
luogo a procedere nel caso di manifesta infondatezza della
denuncia presentata e, in questo caso, di imporre ai ricorrenti
il pagamento di tutte le spese. Le vittime di Slapp avranno
anche il diritto di richiedere e ottenere una piena
compensazione dei danni materiali e morali subiti. Inoltre, i
Paesi Ue avranno il diritto di non riconoscere le sentenze
emesse da Paesi terzi contro persone domiciliate nell’Ue e
condannate in base a procedimenti ritenuti infondati.
Prima di diventare legge la direttiva dovrà essere approvata
dal Consiglio e dal Parlamento. (ANSA).

 

Jourova (Ue), a media si applichi diritto civile non penale

‘Oggi iniziativa senza precedenti anche in onore Daphne Caruana’

BRUXELLES, 27 APR – “Raccomandiamo ai Paesi membri” di trattare le questioni relative ai reati a mezzo stampa
“nell’ambito del diritto civile o amministrativo e non più in
quello penale. Credo” che gli strumenti di intervento “siano
comunque sufficienti”. Lo ha detto la vicepresidente della
Commissione Ue Vera Jourova nel corso della conferenza stampa
sulle proposte Ue per proteggere giornalisti e difensori dei
diritti umani dal crescente fenomeno delle strategie
intimidatorie condotte attraverso denunce e azioni legali.
Jourova ha anche sottolineato come quella presentata oggi
sia una “iniziativa senza precedenti” ed anche un “atto dovuto”
in memoria di Daphne Caruana Galizia, la giornalista maltese
uccisa a causa delle inchieste condotte sul fenomeno della
corruzione nel suo Paese. (ANSA).

 

Consiglio d’Europa, minacce a libertà stampa +41% nel 2021

Piattaforma protezione giornalisti riporta 11 casi in Italia

(ANSA) – STRASBURGO, 27 APR – Le minacce alla libertà di
stampa sul continente europeo – che comprendono l’assassinio di
giornalisti, attacchi fisici e verbali e cause legali nei loro
confronti, oltre che leggi che riducono le loro possibilità di
lavorare, e l’indipendenza dei media – sono aumentate del 41%
nel 2021 rispetto all’anno precedente. Il dato proviene dal
rapporto annuale redatto dalle 15 associazioni, tra cui la
Federazione europea dei giornalisti e Reporter senza frontiere,
che gestiscono la piattaforma per la protezione dei giornalisti
del Consiglio d’Europa. L’anno scorso in Europa sono morti
nell’esercizio delle loro funzioni 6 giornalisti – 3 di loro
sono stati assassinati. “I giornalisti sono inoltre sempre più
soggetti ad attacchi fisici, aumentati del 51% nel corso del
2021”, indica il rapporto. Molti di questi attacchi sono
avvenuti durante manifestazioni o proteste contro le misure
prese per il Covid e mostrano “quanto coprire questi eventi sia
divenuto pericoloso per i giornalisti”, si legge nel rapporto.
Sulla piattaforma sono stati inseriti gli attacchi fisici e le
minacce di cui sono stati vittime numerosi giornalisti italiani
soprattutto durante le proteste contro il ‘green pass’. Un altro
dato allarmante riguarda “le minacce attribuite allo Stato o ai
suoi funzionari”, che concernono il 47% dei casi riportati sulla
piattaforma nel 2021. In questa categoria rientrano la legge
varata in Grecia contro le “fake news”, ma anche le cause per
diffamazione e oltraggio a un magistrato in udienza intentate in
Italia contro i giornalisti Lorenzo Tondo e Kelly Duda da parte
di due procuratori, o l’ordine del Tar del Lazio a ‘Report’ di
rivelare le fonti utilizzate per la puntata “Vassalli,
valvassori, valvassini” sulla gestione dei fondi pubblici in
Lombardia andata in ondo il 26 ottobre del 2020. (ANSA).

 

 

 

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VOCE SOTTO ATTACCO / CHIEDIAMO IL VOSTRO SOSTEGNO

5 Maggio 2022 di Cristiano Mais


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