Ovunque barelle che affollano i corridoi, sale degli interventi in attività frenetica per far fronte a una mole di lavoro incompatibile con la struttura e con il numero totalmente inadeguato di medici e infermieri. Pazienti abbandonati nelle barelle per ore, giorni, in promiscuità, privati della privacy, A questi livelli, l’emergenza ricorda l’eccezionalità degli ospedali da campo disattrezzati ad accogliere decine di soldati feriti, ma si verifica in una grande città, e non si di risolve in pochi giorni. Lo conferma un corposo dossier sui precedenti, puntualmente, ma inutilmente denunciati. Questa volta, in assenza di eventi fuori della norma, il problema del Pronto Soccorso del Cardarelli va oltre l’indignazione generale: è rivolta del personale sanitario (“tre medici per più di cento pazienti”), minaccia di dimissioni. Principio fondamentale dell’immenso tema in cui è racchiuso il titolo ‘Tutela della salute’, è l’efficienza, la certezza di disporre di una macchina perfettamente oleata, predisposta ad affrontare la ‘normale’ domanda degli interventi di prevenzione e cura, ma anche casi di possibili emergenze. Interno al sistema, il Pronto Soccorso per il suo ruolo di filtro, è il significativo ‘biglietto da visita’ dell’ospedalità, presidio di prima decisiva accoglienza. I criteri per ottenere piena funzionalità sono la piena ricettività, la presenza di personale medico e infermieristico qualitativamente e quantitativamente dotato di consolidata esperienza multidisciplinare. La statistica, scienza di prezioso aiuto nell’orientare scelte giuste sarebbe in condizione di indagare il territorio di pertinenza del sistema ospedaliero, l’affluenza nei reparti di Pronto Soccorso, considerata l’oscillazione tra momenti di normalità ed eventi straordinari. Il deficit di questi fondamentali carica di tensioni il ‘caso Cardarelli, del Pronto Soccorso dell’ospedale più grande del sud, dotato di tutte le specialità e da sempre alle prese con l’incapacità di sopportare il ruolo di riferimento della città, della regione, di parte del Mezzogiorno.
De Luca, dice di essere al lavoro per cancellare quelle immagini che fanno male (ora, e finora no?): “E’ un problema che risolveremo. Non ci sono emergenze” (!!!). Non ci sono emergenze? E cosa spingerebbe 25 medici al preavviso di dimissioni? [“Non possiamo più garantire il diritto alla salute e alla vita dei cittadini. Gli utenti sono costretti ad attendere ore e non possiamo seguirli, ma nessuno ci ascolta. Il Pronto soccorso è crollato” “I policlinici universitari devono essere coinvolti nella gestione delle emergenze. Hanno posti letto e personale, risorse non sfruttate”]. A lato del problema: chi assumerà l’onere di impedire rinvii anche di un anno per ottenere di sottoporsi a interventi, a particolari esami, che pagati privatamente richiedono solo pochi giorni?
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