Biolaboratori militari segreti, la vera ‘bomba’ nel cuore dell’Ucraina.
Si è finalmente alzato il velo, da alcune settimane, sul ruolo giocato dagli Stati Uniti, che nel corso degli anni ne hanno installati addirittura 13 e nei quali vengono condotte ricerche più che border line su virus molto pericolosi.
Adesso salta fuori un’altra notizia-choc. A diversi bio-programmi ha preso parte attiva anche la Germania, che ha stabilito una partnership con diversi suoi centri di ricerca, spesso e volentieri gemellati con quelli ucraini per test ed esperimenti sempre ad altissimo tasso di rischio. Tutte strutture – è bene rammentarlo – (sia quelle con gli statunitensi che con i tedeschi) dove si studiano programmi di ‘biologic wars’, la nuova frontiera del domani sempre più in chiave bellicista.
Nel corso delle perquisizioni effettuate dai russi nei biolaboratori ucraini, sono stati trovati moltissimi documenti che provano con evidenza le partnership e i contenuti delle ricerche. I primi risultati sono stati comunicati all’ONU e agli organismi preposti al rispetto delle convenzioni internazionali in materia di grandi rischi. E sono state chieste spiegazioni agli americani: i quali hanno opposto un totale silenzio.
La story dell’intervento tedesco, a quanto pare, comincia nel 2014, dopo il golpe bianco spacciato per la primavera di ‘piazza Maidan’. E’ in quell’anno, infatti, che il ministero tedesco degli Esteri avvia l’attuazione di un maxi programma di biosicurezza, denominato ‘GBP’: prevede la realizzazione di progetti di partenariato con agenzie governative e organizzazioni di ricerca nei cosiddetti ‘paesi focus’, di cui fa ormai parte l’Ucraina.
Ecco quindi mobilitarsi le equipe di ben 4 istituti e centri tedeschi di peso. Il coordinamento spetta all’Istituto di microbiologia che fa direttamente capo alle forze armate tedesche, localizzato a Monaco; entrano quindi in campo l’Istituto Friedrich Loeffler, situato sull’isola di Riems, nei pressi di Greifswald, vis a vis col Mar Baltico; l’Istituto Bernhard Nocht per la Medicina tropicale di Amburgo; e il celebre Istituto Koch di Berlino. Tutte strutture altamente specializzate nella ricerca avanzata di agenti biologici mortali.
Vediamo adesso quali sono i partner in Ucraina. L’Istituto statale di ricerca diagnostica e veterinaria di Kiev, l’Istituto per le biotecnologie e i ceppi di microrganismi, sempre di Kiev, e l’Istituto di medicina veterinaria sperimentaledi Karkiv.
Una tappa importante nel percorso di ‘ricerca’ risale al 2016: quando l’Istituto microbiologico guidato dall’esercito tedesco e quello di Karkiv cominciano insieme un progetto, così intitolato: “Iniziativa sulla sicurezza biologica e la difesa biologica nella gestione dei rischi zoonosici alle frontiere esterne dell’Unione europea”. Una denominazione che fa nascere non pochi sospetti, perché a quanto pare i suoi riflessi vanno ad impattare proprio lungo la bollente frontiera est tra Russia e Ucraina.
Così come non poche perplessità hanno suscitato negli addetti ai lavori alcune ricerche portate avanti dall’Istituto Loeffler, il quale ha incaricato i partner ucraini di raccogliere campioni di ectoparassiti dei pipistrelli, che sono stati poi trasportati nell’isola di Riems. Lo stesso Loeffler si è inoltre concentrato molto sugli studi relativi alla febbre emorragica del Crimea-Congo.
Mentre dal canto suo all’Istituto Nocht si sono rimboccati le maniche – sempre attraverso i biolaboratori ucraini – sul fronte di febbri estremamente pericolose, come Dengue, West Nile, USUTU e Chikungunya.
Stando alle previsioni elaborate dal ministero tedesco degli Esteri, il completamento della terza fase del programma di biosicurezza GBP era stato previsto per la fine del 2022.
Secondo le news, comunque, il numero totale dei biolaboratori localizzati in tutta l’Ucraina non si limita al numero di 13.
Ma può arrivare almeno al triplo: 30 piccole ma pericolosissime Wuhan che chissà quanti segreti nascondono ancora.
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