Fake news più ignoranza.
Ecco l’esplosiva miscela che ormai da giorni infesta il nostro panorama informativo: o meglio, disinformativo. Sia in tivvù che via carta stampata.
Partiamo con le trombe dell’ammiraglia RAI, ossia il TG1. E guardiamo cosa è successo, per fare un solo esempio, pochi giorni fa, il 12 marzo, nel canonico orario di massimo ascolto, il Tg delle ore 20.
Uno degli inviati speciali, nome ben noto per gli ascoltatori, Giacinto Pinto, racconta il dramma di Odessa, sulla quale stanno per piombare le orde degli invasori russi.
E’ il momento adatto per mandare in onda immagini che hanno fatto la storia del cinema, del mitico ‘La corazzata Potemkin’ firmato dal maestro Eizensteyn.
Eccoci alle parole dell’inviato-storico (o dello storico inviato?, lasciamo a voi) che mostra la celebre scalinata, teatro della “orrenda strage di civili trucidati nel 1905 dai bolscevichi”.
Il sangue ci scorre nelle vene.
Non solo per quel montaggio analogico che alterna magistralmente visi sgomenti, soldati marcianti e carrozzina in picchiata.
Ma per qualcosa che ferisce l’udito come un missile.
I bolscevichi?
Cosa cavolo c’entrano i bolscevichi con le immagini di Odessa?
La rivoluzione russa di Lenin e dei bolscevichi comincerà solo dodici anni dopo, nel 2017. All’epoca non esistevano neanche: o forse erano solo nella mente del grande Vladimir Ilic come un’idea, un seme che sarebbe germogliato solo molti anni dopo.
E chi erano mai, allora, quei soldatacci che marciavano, travolgevano e ammazzavano ogni cosa lungo la scalinata?
Si chiamavano ‘cosacchi’ ed erano al servizio dello Zar.
Queste nozioni si insegnano alle scuole medie. Ma non da Mamma RAI.
Dove imperano i Bignami storici (ma forse neanche quelli, a pensarci bene), oggi riveduti e corretti dall’imperdibile penna storica di un altro ‘grande’ di Mamma RAI, Genny Sangiuliano, che dai bastioni del suo Tg2 ogni sera impartisce al popolo bue le sue lezioncine che avrebbero fatto imbufalire perfino un mansueto come il Maestro Manzi.
Ma passiamo agli orrori della stampata di casa nostra. Di nome e di fatto, perché basta sfogliare il quotidiano diretto dall’ex Repubblica Massimo Giannini, ‘La Stampa’ di casa Fiat-Gedi, appunto, perché i capelli in testa si drizzino, fantozzianamente (a proposito, per rammentare la scalinata di Odessa in parecchi hanno evocato il film con Paolo Villaggio).
Eccoci alla mega apertura con foto del 16 marzo.
In primo piano un anziano si copre, disperato, il volto. Intorno, una distesa di cadaveri maciullati, corpi mutilati, smembrati.
E’ l’Ucraina di oggi, il massacro ordinato dal terrorista numero uno al mondo, Zar Putin.
Peccato si tratti di un clamoroso falso.
Non perché sia un fotomontaggio o una ricostruzione al computer. Ma perché si tratta di una foto vera, autentica, scattata non a Kiev o Leopoli in questi giorni, ma a Donetsk mesi fa. E Donetsk è la capitale di una delle due repubbliche filo-russe dove in sette anni sono stati massacrati dalle truppe comandate da Volodymyr Zelensky oltre 15 mila civili innocenti. Nel più totale silenzio internazionale.
Un doppio autogol, quello del falsario-Giannini: perché ha taciuto, come tanti altri giornalisti (sic) e politici su quella tragedia del Donbass. E addirittura oggi usa un’immagine per ‘propagandare’ un altro scenario, esattamente opposto.
E’ il Massimo.
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