News in saldo, bye, bye “Espresso”

Più volte, dal momento della transizione del quotidiano la Repubblica nel gruppo editoriale GEDI, impero della Fiat che ora sfiora i limiti del monopolio, mi sono posto la domanda: “Nel criticare la metamorfosi gradita alla Confindustria ho forse abusato della matita blu per eccesso di giustizialismo professionale, a difesa del mezzo secolo di fedeltà alla testata nata con Eugenio Scalfari per amplificare nel sistema italiano dei media una voce autorevole di sinistra, alternativa al rigido pragmatismo dell’Unità?” No, non mi pento, difendo ognuna delle osservazioni sulla sterzata del giornale imposta con un colpo di mano, che ha smantellato la sua ossatura portante, a partire dal vertice affidato non a caso all’ex direttore della Stampa, altra testata della Fiat. Firme storiche del giornale non hanno accettato le conseguenze della brusca svolta ‘moderata’ e ha destato sconcerto il permanere alla guida dell’Espresso di Marco Damilano. Ma la pazienza ha un limite e anche lui lascia, non ‘organico’ al disegno editoriale Gedi, per essere uno dei pochi superstiti che dicono ‘qualcosa di sinistra. Sarà perché questa riflessione appare ampiamente condivisa che le vendite sono in calo, di sicuro c’è il ritocco in alto del prezzo di Repubblica e degli inserti, ragione in più per dire addio al giornale e all’Espresso orfano di Damilano. Ormai ex direttore, sull’uscio della redazione: “Mesi di stillicidio sulla vendita della testata. Decisione scellerata. Gedi recide la radice del gruppo, e ha violato il più elementare obbligo di lealtà e di fiducia. È in trattative con Bfc media, che si occupa di informazione sui prodotti finanziari. Lascio per una questione di coscienza e di dignità”. La redazione è in stato di agitazione e dovrebbe proclamare le giornate di sciopero per impedire l’uscita del numero dell’Espresso in lavorazione.

In tema di editoria il ‘caso Innaro’, che in più di una corrispondenza da Mosca ha mostrato di condividere le ragioni dell’aggressione russa all’Ucraina. L’ultimo episodio ha scatenato la tempesta su di lui e la Rai. Il giornalista è intervenuto in Tg2 Italia (argomento la conquista della centrale nucleare di Zaporizhzhia) e lo ha raccontato attingendo le notizie dall’agenzia di stampa sovietica Tass. Insomma: ha paura di essere arrestato come tanti perché antiPutin o, peggio, è diventato filo russo per la permanenza pluriennale a Mosca?


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