Ne ha combinate di tutti i colori, il governatore della Sicilia Rosario Crocetta, in particolare aver costretto alle dimissioni un assessore alla sanità che voleva portare finalmente un po’ di trasparenza in un settore marcio e super infiltrato dalla mafia, come Lucia Borsellino, figlia di Paolo. Mandanti ancora a volto coperto – quelli della strage di Via D’Amelio – dopo una mostruosa condanna a 16 anni di galera per gli “esecutori” poi “scoperti” del tutto estranei ai fatti: giustizia di Casa nostra…
Ma mancava un colore, nel pedigree di mister Crocetta. Quel rosso-vergogna che dovrebbe dipingere il viso di chi ne fa una grossa come una casa. O come un ospedale.
Tanto per restare in ambito sanitario, infatti, l’incredibile succede al nosocomio di Palermo. Dove il governatore, come il messia, va per portare il suo verbo. Forse per far alzare dal loro letto di sofferenze i tanti malati, in attesa di svegliare un Lazzaro alla prima occasione.
Traversando le corsie, arriva dai piccoli malati, i bimbi affetti da gravi patologie. E s’imbatte in una creatura attaccata al respiratore. “Come stai giovanotto?”, esclama quasi strillando il governatore, preso da raptus taumaturgico. Peccato che il piccolo non possa rispondere, alle prese con un respiratore che lo tiene legato a un filo di vita. Chi assiste trasecola. Sbigottisce. Non crede ai propri occhi, soprattutto quando vede sua Maestà Crocetta, senza far una piega, né mostrare il minimo imbarazzo, sollecitare l’applauso. Ricordate? Come Duce e ducetti che fendevano le folle, qualche ventennio fa…
A quanto pare, i due giornalisti dell’Espresso che hanno riportato le frasi “ascoltate” da Crocetta per “far fuori” la Borsellino sono ora – loro – sotto processo.
Ma quella strepito all’ospedale di Palermo nessuno lo può contestare. Né dimenticare. E solo per questo il clown-governatore, come è successo per Marino, farebbe meglio a tornarsene a casa.
Nella foto Rosario Crocetta
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