Da Salerno alla Somalia. E’ questa la rotta che gli inquirente avrebbero individuato per ingenti traffici illeciti, soprattutto di materiali bellici. Ma anche di rifiuti tossici. Si tratta di un’inchiesta top secret che conduce dal porto campano fino a quello somalo di Barawe, dov’è localizzato il quartier generale delle milizie islamiste di al-Shabaab. A puntare i riflettori anche la Direzione distrettuale antimafia.
Sono passati oltre vent’anni dall’omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, ma il copione, incredibilmente, si ripete. Traffici clandestini di vere e proprie “bombe” lungo le coste tirreniche poi in rotta verso quelle somale, per sbarcare i carichi mortali. Lo avevano scoperto Ilaria e Miran, mettendo le mani in un ginepraio di interessi economici, di fondi per la cooperazione, nell’esplosivo mix armi-rifiuti: ma ancora oggi niente è stato accertato dalla “giustizia” (sic) di casa nostra. Neanche a pensarne i mandanti, i colletti bianchi che volevano assolutamente tenere nascosti i loro luridi affari; e nemmeno gli esecutori, visto che il presunto killer – il giovane somalo Hashi Omar Hassan – ha passato 16 ani anni, innocente, dietro le sbarre e ora è ai servizi sociali a Padova (dopo che il “grande accusatore”, Ahmed Ali Rage, ha ritrattato tutto a Londra). “Servizi” davvero perfetti.
Ma torniamo a Salerno. Nel cui porto si è registrato uno strano movimento, negli ultimi anni, di mezzi militari “in disuso”. L’ultimo caso lo scorso agosto, quando due “esemplari” sono stati sequestrati dall’antiterrorismo, dopo che dall’ufficio interregionale delle Dogane erano giunte alcune segnalazioni. E i funzionari dell’ufficio doganale, poi, hanno fornito un inquietante dettaglio: “il ministero della Difesa non sa che da tempo arma il terrorismo islamico”. Un’affermazione pesantissima, che ha fatto sobbalzare non pochi da sedie e poltrone. Dai banchi parlamentari, però, il solito assordante silenzio. Come sempre.
Ma come spiegano, alle dogane, questo scenario da brividi? Ecco una ricostruzione: “anni fa il ministero decise di vendere all’asta alcuni mezzi forniti al nostro esercito da Fiat Iveco, degli “Acm 80” che servivano sia per il trasporto di armi che di uomini”. Mezzi ad hoc per gli scenari di guerra e per superfici come quelle africane – somale e ivoriane soprattutto – anche per via del sistema da quattro ruote motrici. Dotati di torretta per il fuciliere, sono indicati in modo particolare – viene spiegato – “per trasportare tritolo e fungere quindi da autobombe”. Non pochi – tra gli esperti – sospettano che per uno dei più sanguinosi attentati in Egitto ad opera di al-Shabaab sia stato utilizzato un mezzo del genere. Viene ancora precisato da fonti della Dogana: “questi mezzi furono acquistati all’asta da una società collegata ad altre sigle che li hanno poi venduti a esponenti dei gruppi del terrorismo islamico coinvolti nel conflitto civile in Somalia”.
Sottolinea il presidente della commissione ecomafie Alessandro Bratti: “quei mezzi bloccati al porto di Salerno non avevano subito le trasformazioni per diventare rifiuti o rottami, ma avevano mantenuto la loro funzionalità, dai vetri oscurati all’equipaggiamento degli interni. Per l’operazione ci saranno stati sicuramente degli intermediari”. Dal canto loro, i membri della commissione ecomafie hanno richiesto alle autorità portuali di Salerno una lista degli “operatori” e annunciato una visita, entro fine ottobre, di nuovo a Salerno per monitorare la delicata situazione.
Ma eccoci sul fronte dei rifiuti, strettamente connesso – storicamente, e anche ora – ai traffici di armi e materiali bellici (con l’aggiunta di tanto “nero” e tangenti a go go). Rifiuti speciali, tossici, super nocivi, anche radioattivi. Il porto di Gaeta è da sempre una delle basi di smistamento (e da lì sono con ogni probabilità partiti i maggiori carichi destinati alla Somalia e scoperti da Ilaria e Miran). Gli altri “poli” sono localizzati in Campania: Napoli, dove si traffica un po’ di tutto, come testimonia “Gomorra” in alcune delle sue pagine più riuscite (da anni è in vigore la “legge gialla”, con i cinesi a farla da padroni nello scalo partenopeo) e Salerno, che sta crescendo di “peso specifico”. Ad aprile, infatti, sono stati sequestrati nello scalo salernitano 22 mila chili di rifiuti speciali pericolosi e non, destinazione Marocco. Erano stati spacciati per “pezzi di ricambio usati”…
Alla Dogana fanno sapere che le principali aree di destinazione “sono l’Africa e il Medio Oriente, rotta finale di molti traffici in partenza dai porti italiani”. Per il 2014, “le destinazioni più frequentate dai rifiuti in relazione ad operazioni di esportazione si sono rivelate l’Egitto e il Marocco. Ma spesso si tratta solo di tappe intermedie”. Da Napoli, poi, viene segnalato “l’invio di rifiuti in paesi africani spesso mascherati da spedizioni di masserizie”.
Insomma, un cocktail davvero esplosivo. E, a quanto pare, spesso e volentieri sotto gli occhi della Difesa. Avrà qualcosa da dire il sempre attento ministro Roberta Pinotti? E nemmeno una parola dal collega dell’Ambiente Gian Luca Galletti? Tutto ok? Di Angelino (Alfano) neanche a parlarne: lui vola sempre più alto…
Nella foto di apertura, il porto di Salerno e, ai lati, i ministri Galletti e Pinotti.
per approfondire:
CASO ALPI / 16 ANNI IN GALERA DA INNOCENTE, CHI PAGA?
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Un commento su “TRAFFICI DI ARMI E RIFIUTI NEL PORTO DI SALERNO. MA I MINISTRI PINOTTI E GALLETTI NON VEDONO…”