MATTEO SALVINI / PER LE CARICHE PUBBLICHE ADESSO PUNTA SUI MASSONI

La Lega di Matteo Salvini adesso, per gli incarichi pubblici, preferisce i massoni.

Un capitombolo dietro l’altro, per le truppe del Carroccio ormai allo sbando. Non bastava il clamoroso autogol firmato dal fedelissimo del numero uno leghista e ideatore de ‘La Bestia’, Luca Morisi, invischiato in una storiaccia di droga quando mesi prima il capo recitava la sceneggiata della caccia al migrante spacciatore.

Gianalberico De Vecchi

Adesso c’è il caso del leghista massone appena nominato ‘Difensore Civico’ della Regione Lombardia, oltre tutto senza avere alcun titolo: e   l’unico che vanta nel curriculum – unMaster in diritto tributario – è addirittura taroccato!

Ai confini della realtà.

Una vicenda tutta da illustrare, quella dell’avvocato incappucciato Gianalberico De Vecchi, emblematica di come la Lega oggi intenda il potere, fregandosene di merito e competenze, e utilizzando metodi che avrebbero inorridito persino mamma Dc.

 

 

 

DALLA “LICENZIA MEDIA” AL MASTER FASULLO 

Ma partiamo dall’inizio. E cioè da quasi 4 anni e mezzo fa, maggio 2017, quando per quella poltrona di Difensore civico della Lombardia viene nominato dal Consiglio regionale Carlo Lio, una vita politica all’ombra del garofano craxiano, sindaco di Cinisello Balsamo ad inizio anni ’90, poi assessore regionale con la maglietta di Forza Italia nell’esecutivo guidato da Roberto Formigoni.

Nel suo pedigree non c’è altro, spicca solo una “licenzia media”, così viene testualmente scritto da Lio nella sua domanda di partecipazione.

Carlo Lio

La scelta viene pesantemente contestata da un avvocato partenopeo, Giuseppe Fortunato, il quale comincia una battagli legale che dopo quattro anni di ricorsi & carte bollate verrà coronata dal successo, con  una sentenza del Consiglio di Stato che annulla la nomina di Lio, perché non ispirata ai criteri di esperienza, merito e competenza, e solo frutto dei soliti accordi lottizzatori alla spalle dei cittadini, ancor peggio se ciò riguarda una carica, come quella del Difensore civico (lo storico ‘Ombudsman’ di cultura anglosassone) istituto  apposta per tutelare i cittadini contro gli abusi della pubblica amministrazione.

Lio viene anche accusato di aver favorito la giunta di centrodestra a Legnano e di aver procurato un consistente danno erariale. Così denuncia la presidente della Commissione antimafia della Lombardia Monica Forte: “Sul tema delle nomine la Regione non può premiare solo l’esperienza politica, bensì la competenza e l’esperienza professionale, perché non può essere criterio di premialità il solo fatto di aver ricoperto per oltre dieci anni cariche politiche in assenza di una competenza specifica”.

 

QUEL MASTER FANTASMA

Se Lio ne ha combinate di cotte e di crude, ancor peggio rischia di fare il suo successore, nominato a fine giugno e già al centro di polemiche al vetriolo. Si tratta, appunto, dell’avvocato massone (è infatti iscritto al Grande Oriente d’Italia) De Vecchi che è partito con il piede sbagliato, presentando, per fare un solo esempio, uno smaccato falso nel suo curriculum, impreziosito da una sola chicca: un Master in Diritto Tributario. Peccato che nell’anno in questione, il 2008, all’Università di Milano non si sia mai tenuto un simile Master, ma solo un Corso di perfezionamento. Cosa ben diversa: il semplice Corso, infatti, è accessibile perfino ai diplomati in ragioneria e attribuisce appena 4 crediti formativi, mentre il Master ne conferisce 60! Una differenza abissale.

Eppure, nel pomposo comunicato stampa diramato dal Consiglio regionale dopo la nomina, il Master viene citato come fiore all’occhiello del neo Difensore civico.

Così come campeggia in diversi siti, per fare un solo ‘Varese news’:

“Milanese, 68 anni, avvocato con studio nel capoluogo lombardo, De Vecchi ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza nel 1978 nell’Università di Milano, dove nel 2008 ha conseguito il Master in Diritto Tributario”.

Ma eccoci ad un altro punto dolente, proprio quello anagrafico. Il fresco Ombudsman della Lombardia, infatti, “non ha più l’età” ad hoc, ha oltrepassato la fatidica quota dei 65 anni, oltre la quale non si può più ricoprire simili incarichi all’interno della pubblica amministrazione. L’articolo 5 del decreto legge numero 95 del 2012, infatti, comporta “il divieto di incarichi a soggetti che hanno raggiunto il limite d’età per il collocamento a riposo dei dipendenti pubblici”. Pertanto, “l’incarico di Difensore (non a titolo gratuito e della durata di sei anni) non può legittimamente essere conferito, nell’ambito della P.A., ad un soggetto che sia oltre il sessantancinquesimo anno d’età”.

 

MERITI & COMPETENZE CALPESTATI

Sottolinea il consigliere regionale 5 Stelle Marco Fumagalli: “La nomina del nuovo Difensore Civico è avvenuta senza alcuna comparazione tra i candidati e ci è stata impedita l’audizione degli stessi come invece previsto dalla normativa. Il merito, in Regione Lombardia, non conta evidentemente nulla e i posti si assegnano solo in base alla tessera di partito. Nulla di nuovo, ma poi non possiamo stupirci se i nostri migliori giovani se ne vanno, delusi da questo sistema e le imprese vanno via. Il cambiamento politico-culturale che ci servirebbe per uscire da questo pantano è ben lungi dall’essere attuato”.

Giuseppe Fortunato

Non meno duro il commento dell’ANDCI, vale a dire l’Associazione   Nazionale Difensori Civici Italiani che così scrive a proposito del neo eletto: “Paradossalmente non ha neppure i titoli di esperienza   dirigenziale o assimilata cui Lio sopperiva con le esperienze politiche. Inoltre De Vecchi non aveva impugnato la nomina di Lio e quindi non poteva giovarsi della sentenza (del Consiglio di Stato, ndr). E’ stato poi nominato senza alcuna comparazione, senza alcuna valida motivazione e senza consentire l’audizione dei candidati come previsto dalle leggi. La motivazione è la garanzia del buon andamento della pubblica amministrazione per tener lontano il lobbismo e far sì che non possa esistere all’interno della cosa pubblica. E’ assurdo – conclude la nota con amarezza – che tali situazioni di illegalità si verifichino proprio per la scelta del Difensore Civico regionale che ha tra le sue prerogative la difesa dei cittadini contro le possibili prepotenze dei pubblici amministratori”.

Sul fronte dell’affiliazione alla massoneria non esistono, a livello locale,   norme specifiche. Ma vale, comunque, una legge regionale del 25 gennaio 1982, la numero 17, tuttora vigente, che in applicazione dell’articolo 17 della Costituzione italiana, dispone come siano vietate le    associazioni che “tenendo segrete finalità e attività” e occulti i nomi degli affiliati, “svolgono attività diretta ed interferiscono sull’esercizio delle funzioni di organi costituzionali di amministrazioni pubbliche, anche ad ordinamento autonomo, di enti pubblici anche economici, nonché di servizi pubblici essenziali di interesse nazionale”.

Del resto, in ambito giudiziario, l’incompatibilità della funzione svolta con l’affiliazione massonica viene sottolineata dalla sentenza pronunciata dalla quinta sezione penale della Cassazione, la numero 1563 del 1998, secondo cui il giudice massone può essere ricusato dall’imputato in quanto l’appartenenza a logge massoniche preclude “di per sé la imparzialità, poiché l’essere iscritto alla massoneria significa vincolarsi al bene degli adepti”.

Un concetto forte che tre anni prima, nel ’95, era stato ribadito da una sentenza pronunciata a Sezioni Riunite della stessa Cassazione.

 

Di seguito, potete leggere il ricorso al TAR contro la fresca nomina di De Vecchi presentato dall’avvocato Giuseppe Fortunato.

 

 

RICORSO TAR   

 

 

 

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