Nel pittoresco gergo dialettale i romani doc, incavolati per un imbroglio subìto, esplodono nel graffiante “mai dato na sòla”, e la ‘o’ di sòla va pronunciato aperto, perché chiuso avrebbe il significato di ‘non c’è nessuno con me, sono sola’ con la ‘o’ chiusa. Di ‘sole’ vive buona parte della dis-onorevole casta di mestieranti della politica, che in qualunque altro ruolo sociale fallirebbero clamorosamente. ‘Sola’, sulla pelle delle laboriose genti del Sud, senza le quali il triangolo industriale del Nord avrebbe stentato a competere con l’Europa dei ‘forti’, è come l’eterna promessa di Pulcinella, dei marinai alle loro donne in attesa di scali delle navi, di mariti, fidanzati, compagni, che vanno per mare. ‘Sole’, con la ‘o’ aperta, accompagnano l’indecente sindaca di Roma, improvvidamente designata a governare a capitale dagli squinternati Cinquestelle, plagiati dal comico che ha fatto irruzione nello scenario della politica italiana a capo di dilettanti allo sbaraglio. La ‘sola’ permanente propinata da Virginia Raggi è sotto gli occhi dei romani e dei turisti. Dal primo giorno in Campidoglio, la sindaca ha contribuito in rapida successione alla tragicommedia di personaggi, che assurti a significativi ruoli istituzionali sono stati indagati, condannati, dimissionati, sputtanati per conclamata inettitudine e reati di vario genere. La città italiana che più d’ogni altra dovrebbe sfiorare la perfezione e offrirsi alla fruizione globale con esemplare qualità urbana: pulizia e agibilità senza pecche delle strade, servizi essenziali per la mobilità, cura del verde, eccetera, ha dato di sé la peggiore immagine di sempre, ha esposto la sindaca a critiche e sberleffi per la sua perenne inerzia, condita da una serie di gaffe (non fossero un bubbone per la capitale farebbero ridere di cuore). La sgangherata band dei grillini, in assenza di alternative con qualche chance di successo per la prossima tornata elettorale delle amministrative, è costretta a mettere la sordina alla ‘sole’ della Raggi. Contro ogni evidenza della sua incompatibilità con il ruolo fin quai ricoperto, non ha di meglio che riproporla. La sindaca, va detto, qualcosa di utile per accaparrarsi consensi l’ha capita. Per esempio che l’Italia è molte Italie e per non scontentarne neppure una la strategia vincente è il ‘ni’, ovvero il compromesso tra il ‘sì’ e il ‘no’. Il ‘ni’ della Raggi è un capolavoro di di ambiguità: il trasporto pubblico non funziona? Virginia senza arrossire, spara l’annuncio dell’acquisto a vantaggio dei cittadini di ‘ben dieci bicilette elettriche’. Come sport propagandistico niente male…dieci biciclette! La signora dal volto angelico si supera. Le chiedono se è pro o contro la vaccinazione anti Covid, cosa pensa del ‘green pass’ e lei, con un evidente sforzo degli emisferi celebrali, pensa, medita, si scervella per capire quale sia la risposta politicamente più conveniente, buona per tutti i gusti. L’eccezionale risultato è ancora una ‘sola’, con la ‘o’ aperta: “Non so dire, devono decidere i medici”. Beh, bisogna ammetterlo, una tipa investita di un prestigioso ruolo istituzionale, nella circostanza se la cava alla grande, per il ‘rotto della cuffia, mimetizzata. Con cinque o sei parole in raro, opportunista equilibrio, prova a ottenere ‘like’ da i No Vax, i Si Vax, i Medici e la massa di italiani indecisi. Che riesca nell’intento è da vedere e non resta che far conto sulla qualità di sgamati dei romani, se finalmente indisposti a subire un’ennesima ‘sola’, con ‘o’ larga, aperta.
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