Adusbef e Federconsumatori, con gli avvocati Federico Tedeschini e Lucio Golino, discuteranno mercoledi 7 ottobre in Camera di Consiglio (Presidente Corsaro, relatore Sinatra) il ricorso al Tar del Lazio contro la riforma delle banche popolari, che impone la trasformazione in Spa agli istituti con attivi superiori ad 8 miliardi di euro e la contestuale abrogazione del voto capitario. Impugnati in particolare i regolamenti della Banca d’Italia, in attuazione dei nuovi articoli 28 e 29 Tub, (Testo Unico Bancario), che, in deroga al codice civile, impongono una limitazione del diritto al rimborso della partecipazione ai soci che intendano recedere, con l’aggravante di una limitazione al recesso senza limiti di tempo.
Adusbef e Federconsumatori, che hanno notificato il ricorso a Bankitalia e Ministero dell’Economia, ma anche a quattro parti contro-interessate, quali Ubi Banca, Popolare dell’Etruria e del Lazio, Veneto Banca, Banca Popolare di Vicenza, hanno chiesto al Tar del Lazio l’immediata sospensione dell’efficacia degli atti impugnati e la rimessione delle questioni di legittimità alla Corte costituzionale, per palesi violazioni degli articoli 2-3-18-23-41-42-45-47-77-117 della Costituzione.
L’intervento di Governo e Bankitalia punta a sovvertire principi solidaristici e finalità mutualistiche attualmente presenti nella governance, con l’obiettivo di massimizzare i profitti, obiettivo realizzato rendendo obbligatoria la trasformazione in società per azioni per quegli istituti di credito popolari con patrimonio superiore agli 8 miliardi, che ridurranno la loro capacità di finanziamento a famiglie e piccole imprese.
La riforma, che espropria la cooperazione sociale di banche ben radicate tra i soci, espone l’Italia alla colonizzazione economica, gettando nelle grinfie delle grandi corporation, sempre in agguato, il pubblico risparmio raccolto sui territori ed un patrimonio antico di conoscenza, democrazia e di sapere locale, immolato sull’altare di globalizzazione e centralizzazione decisionali, un modello letale per la funzione costituzionale del credito e del risparmio, ideato da un mostro giuridico denominato Bce.
Basta vedere dai bilanci delle banche popolari per capire quale sia l’interesse dei fondi alla trasformazione in Spa delle banche Popolari: al 31 agosto 2014, per esempio (si legge nel bilancio della Banca Popolare dell’Emilia Romagna) i “fondi istituzionali c.d. OICR” avevano il 32,3% della Banca (a fronte di un 16,6% nel 2013 ed un 11% nel 2012).
Una battaglia di civiltà a tutela dei diritti di correntisti ed azionisti, dunque, che vale anche per quelle banche non quotate, come Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza (sulla quale pende una indagine giudiziaria dopo le denunce Adusbef a partire dal 2008), che con il concorso di Bankitalia e Consob hanno devastato il pubblico risparmio, procurando dissesti e svalutazione importanti delle quote. Ma soprattutto l’ennesima lotta per resistere all’esproprio ed all’egemonia finanziaria dei grandi fondi speculativi e degli strumenti derivati, che hanno scelto l’Italia come territorio privilegiato di rapina.
Adusbef e Federconsumatori, che non si rassegnano a veder colonizzate le banche italiane dei territori dalle solite Black Rock, Goldman Sachs, Merrill Lynch ed altre banche di affari, confidano nell’accoglimento del ricorso finalizzato a sollevare questione di legittimità costituzionale ed all’obbligatoria trasmissione degli atti alla Corte di Giustizia Europea.
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