Manie di grandezza? Senso di onnipotenza? Uno smisurato concetto di sé? Un’ambizione onnivora che ne obnubila la percezione della realtà? Anche negli ambienti scientifici il “caso Marino” tiene banco. Le diagnosi sono le più disparate, e poco confortanti per il sindaco di Roma che – secondo gli esperti – si sta avvitando in una spirale che può risultare dannosa per la sua salute (fisica e mentale), ma soprattutto per quella dei cittadini che – loro malgrado, ormai – lui amministra.
Il “caso” è ulteriormente cresciuto quando sul Corriere della Sera del 29 settembre è comparsa la notizia del Nobel. Scrive il quotidiano: “Cosa va a fare, davvero, il sindaco negli States? Di voci ne corrono tante, anche le più disparate. C’è chi dice che ‘vada ad operare, per mantenere l’abilitazione da chirurgo negli Usa’. C’è chi, addirittura, pensa che ‘Marino punti al premio Nobel, per l’operazione che fece anni fa su un paziente malato di Aids’. L’episodio è citato su Wikipedia: secondo la sanità italiana quel malato non era guaribile, e oggi invece sta bene”.
La vicenda risale al 2001, ma a preoccupare è soprattutto l’analogia con il caso-De Lorenzo, l’ex ministro della sanità che, in piena bufera giudiziaria made in Tangentopoli, arrivò a parlare di sé in terza persona e come candidato al Nobel per la medicina. Osserva uno psichiatra che ovviamente preferisce l’anonimato: “i casi sono per certi versi simili, si tratta di politici di rilievo anche se in epoche diverse, prima e seconda repubblica, due medici molto noti che a un certo punto danno i numeri. Quasi un modo di rispondere a una sorta di accerchiamento, per dare un segno di esistenza, anzi di super esistenza, un Io che straborda, in modo chiaramente patologico”.
Allora Franco De Lorenzo era in pieno ciclone “voto di scambio”, con una procura partenopea che ne chiedeva il rinvio a giudizio; e doveva ancora scoppiare il bubbone Sanitopoli, che travolse anche, tra gli altri, il re Mida della Sanità Duilio Poggiolini (poi, l’inchiesta sul sangue infetto costato la vita a migliaia di innocenti). L’11 novembre 1992 Sua Sanità viene intervistato per Repubblica da Giuseppe D’Avanzo, e ne racconta delle belle. “Per quattro anni mi sono fatto un mazzo così, sono stato un uomo di Stato, un ministro di cui si dovrebbe andare fieri, e lei mi viene a parlare di questo schifo. Io mi sono rotto i coglioni di questo fango. Se continua così io lascio tutto. Tornerò a fare quello che ho sempre fatto, lo studioso. Ma lei lo sa chi sono io?”. “Lo sa, caro lei, che l’Università del Kent sta valutando la possibilità di darmi una laurea ad honorem?”. E D’Avanzo: “no, perdoni, non lo so”. “Perchè sono stati confermati i risultati dei miei studi sul Dna, cominciati vent’anni fa con il premio Nobel Christian Anfinsen per identificare il centro attivo di un enzima, non sto neanche a spiegarle qual è. Ecco chi è Francesco De Lorenzo, ministro della sanità di questa maledetta Repubblica Italiana. Lo sa che io ho lavorato con Premi Nobel dall’America ad Israele? Lo sa cosa si dice di me nella comunità scientifica internazionale? Peccato che De Lorenzo non abbia continuato i suoi studi. La verità è che io sono abituato a fare cose in grande. Grazie a Dio io sono miliardario da quando avevo 18 anni…”.
Dopo aver camminato sulle acque, moltiplicato pani, pesci e milioni, Sua Sanità leggerà qualche giorno più tardi la storia del prossimo Nobel sul Mattino, che manda un suo inviato, Luigi Fuorni, addirittura all’università di Canterbury, per raccogliere i pareri di alcuni luminari e la nomination per la laurea ad honorem. Sbigottiscono, invece, non pochi scienziati italiani intervistati allora dalla Voce. “L’idea del Nobel non solo è inesatta, ma ridicola”, taglia corto Alberto Malliani, docente alla facoltà milanese di medicina e collaboratore scientifico del Corsera. “Sono semplicemente sbigottito”, taglia ancor più corto Roberto Satolli su “Tempo Medico”.
Ma eccoci al sindaco-scienziato Marino e alla sua proverbiale “modestia”. Manifestata in tutto il suo splendore nel breve profilo che viene tratteggiato dalla fondazione “i think” (“un think tank che si occupa di come scienza e tecnologia possano migliorare la vita delle persone”), che lo vede come animatore numero uno. “Nel luglio 2001 ha effettuato il primo trapianto in Italia su una persona sieropositiva (il motivo del Nobel, ndr). Professor of Surgery al Jefferson Medical College di Philadelphia, dal 2006 è senatore. (…) Vive con Napoleone e Paolina, i suoi due gatti. Ma a differenza loro non ha manie di grandezza”. In attesa di un piccolo nobel anche per i due mici, scorrendo il team di i-think troviamo due amici-medici che sono presenti anche nell’organigramma scientifico della Temple University di Philadelphia, al centro centro dello “scandalo” per l’ultimo viaggio negli Usa del sindaco all’affanoso “seguito” (sic) del Papa: si tratta di Antonio Giordano e Maddalena Barba.
Socia onoraria della fondazione nata per “dare voce ed essere voce, per divenire un riferimento autorevole sostenendo, con la sua forza politica e culturale, l’applicazione dell’innovazione scientifica nella vita quotidiana di tutti noi”, Barba insegna da quattro anni alla Temple ed è al tempo stesso ricercatrice della divisione di Oncologia medica B dell’istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma. Una vita tra provette & voli transoceanici, proprio come quella del sindaco aspirante Nobel, super ricercato per convegni, convention e simposi che – come ammette l’amico Giordano – vanno adeguatamente pagati. “Dov’è il problema? In questi casi viene sempre corrisposto un cachet al relatore, non so quanto sia, non credo pazzesco. Non vedo perchè Ignazio avrebbe dovuto rifiutarlo”.
Napoletano naturalizzato statunitense, allievo del premio Nobel James Dewey Watson, Giordano vanta un fittissimo curriculum. Negli States dirige lo Sbarro Institute for Cancer Research di Philadelphia, coordina il Laboratorio Transnazionale per lo sviluppo di Farmaci e di Biotecnologia molecolare, e insegna alla Temple University, dove Marino ha tenuto la lectio magistralis. Sia il Laboratorio che lo Sbarro possono contare su consistenti fondi pubblici e privati: i primi deliberati dalla Commissione di Stanziamento capeggiata dal repubblicano Usa Mario Civara junior. I secondi elargiti soprattutto da mister Sbarro, il re delle pizze a stelle e strisce, nonché grande amico dello scienziato partenopeo.
In patria, Giordano è docente di anatomia patologica all’Università di Siena, coordina ad Avellino le attività del Crom, un centro gemmato dall’istituto per i tumori Pascale (un tempo feudo della dinasty dei De Lorenzo, Ferruccio e Franco) e vocato alla produzione di radiofarmaci, e soprattutto è animatore dell’Human Health Foundation, una onlus nata a Spoleto con l’intenzione di irradiarsi in tutta Italia, in particolare al Sud, dove è carente la ricerca. Presidente di Human Health, per alcuni anni, il banchiere Giovannino Antonini, a lungo tempo al timone della Banca Popolare di Spoleto, finita sotto i riflettori Bankitalia per una serie di “irregolarità gestionali”. In rapporti di lavoro con il faccendiere Flavio Carboni e Marcello Dell’Utri, il banchiere “umanitario”, come documentano le inchieste giudiziarie a proposito dei business sardi a base di eolico. Segretario generale di Human Health è, poi, Fabio Verdini. Mentre a sponsorizzare le attività per la nascita di un “polo” targato Human Health nel salernitano, a Pagani, in prima fila l’ex sindaco e consigliere regionale Alberico Gambino, Pdl, sospeso dall’incarico per 18 mesi per via di una condanna per peculato e tuttora imputato in un processo di camorra.
Alla Temple University insegna anche un altro scienziato napoletano, il virologo Giulio Tarro, ennesimo pedigree da mille e una notte: “Adjunct Professor College of Scienze and Technology, Temple University Philadelphia”, “Primario emerito Azienda Ospedaliera ‘D.Cutugno’ Napoli”, “Chairman della Commissione sulle Biotecnologie della Virosfera, Wabt-Unesco Parigi”, come documenta minuziosamente il programma del convegno nazionale “I Massoni e gli Stati Uniti d’Europa” che si è tenuto al Gran Hotel Tiziano di Lecce il 15 marzo 2014.
Un ritrovo per parecchi illustri scienziati campani e non solo, la Temple, antico ateneo statunitense fondato nel 1884 da Russell Conwell, la bellezza di 400 indirizzi accademici e quasi 40 mila lauree sfornate. Può contare su campis anche all’estero, come quelli di Tokyo, Singapore, Londra e, last but not least, Roma, in vita da mezzo secolo.
Parecchi oggi si chiedono: farà sapere, la sempre trasparente Temple, l’importo del cachet per la lectio magistralis mariniana? E farà sapere, il sindaco viaggiatore, se durante il suo mandato di primo cittadino ha effettuato altre trasferte ‘scientifiche’ a gettone dorato?
Nella foto di apertura Ignazio Marino.
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