L’ ‘Orlando furioso’

Persone nell’età della priorità vaccinale non hanno dimenticato la simpatica invenzione di Antonio Lubrano, arguto giornalista napoletano emigrato in Rai. Per saperne di più, diceva “Sorge spontanea la domanda…” Ce ne appropriamo a valle del seguente ragionamento: per colmare il drammatico passivo del bilancio italiano, ghigliottinato dalla pandemia, l’Europa ha racimolato, si fa per dire, 250miliardi di euro e generosamente ce li accredita. Draghi si insidia a palazzo Chigi, per comune decisione politica e a lui l’Italia delega l’arduo mandato di investire il tesoro in arrivo con il rigoroso controllo dell’etica dei fruitori. Per intenderci deve scongiurare le intrusioni malavitose delle mafie, nepotismi e longa manus dei partiti a proprio vantaggio. Draghi mette nell’impresa l’esperienza di banchiere, di big man della finanza e disegna un ‘recovery plan’ approvato dalla Ue, con qualche ritocco non gradito, imposto da alleati infidi di governo. Il fuoco cova sotto la cenere a lungo e infine divampa. Nel protocollo per ora teorico delle norme per l’assegnazione di opere grandi, medie e piccole, spunta fuori la pestilenza del sistema in cui si infila il malaffare, ovvero il placet per commissionare i lavori in subappalto. A protestare con giusta veemenza è qualche voce nel deserto del Pd, ma stentorea è la condanna di Landini, di uno che dei mali del subappalto ha storica conoscenza. Neanche il tempo di smaltire l’incazzatura e deflagra un nuovo passo falso (falso?)  di Palazzo Chigi e provoca reazioni anche più violente. Il Governo si smentisce (c’è lo zampino della Confindustria a guida Bonomi, uomo del capitalismo finanziario ultra conservatore?), Draghi innesta la retromarcia. La decisione sollecitata e confermata di Orlando, ministro del lavoro, di prolungare il blocco dei licenziamenti fino a fine agosto (provvedimento approvato dal consiglio dei ministri all’unanimità) non è gradita al mondo dell’impresa e si capisce agevolmente il perché. Draghi (dubbi da che parte sta?) asseconda la Confindustria e cancella la proroga. Gongola di soddisfazione tale Laura Della Vecchio, imprenditrice e presidente di Confindustria Vicenza e non è la sola del suo mondo. Orlando: “È un colpo basso, un inganno, un’imboscata”. Draghi: “Un passo in avanti, testo migliorato”. Sindacati sul piede di guerra (Landini, Sbarra, Bombardieri, Cgil, Cisl, Uil) e alla protesta si associano anche i vertici della Chiesa, ma il problema è la distanza (il coronavirus non c’entra), dei progressisti (leggi dem, ndr) dalle istanze sociali. Risultato? Il ministro Orlando somiglia molto a un atollo sperduto nell’ oceano della sinistra che non c’è.

Ecco la domanda: se i miliardi dell’Europa all’Italia sono erogati per consentirle di mettere alle spalle lo tsunami della crisi da Covid e tornare alla normalità; se i miliardi in arrivo concedono al nostro Paese di non intaccare le risorse dell’Erario per movimentare l’economia, il governo ha la possibilità di impegnarne una parte per sostenere l’occupazione,  prolungare la tutela dei lavoratori esclusi dalle attività come conseguenza del Covid e favorire l’economia di scambio salario-mercato, in default se gli operai non lavorano, non guadagnano e non possono spendere. Mister Draghi, è chiara la domanda?


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