VINCENZO ONORATO / LA DORATA CONCESSIONE PER MOBY

Non solo in Italia le concessioni autostradali durano in eterno, sono praticamente a vita. Adesso la cosa si ripete anche sul fronte delle concessioni via mare.

Il protagonista della ultima ‘svista’ governativa, una vera manna per lui, è Vincenzo Onorato, napoletano, alias ‘Mascalzone Latino’, proprietario delle compagnie Moby, Tirrenia-CIN e Toremar.

Oggi il gruppo Onorato si ritrova con una concessione da 72 milioni di euro (l’anno) per i collegamenti con la Sardegna, in proroga da due anni, perché ben due esecutivi (il Conte 2 e il Draghi 1) hanno ‘dimenticato’ di bandire le gare. La ‘disattenzione’, in particolare, è ascrivibile al ministero dei Trasporti.

Una boccata di ottimo ossigeno, quei 72 milioni, per le casse del gruppo, che versa in condizioni finanziarie assai precarie, e per questo ha appena chiesto l’ombrello del concordato preventivo a banche e obbligazionisti.

In realtà l’allarme suona da tempo, fino a questo momento poco ascoltato. A lanciare il primo Sos, infatti, è stato oltre un anno fa il Corriere della Sera che, in un suo reportage, scriveva in modo esplicito di “rischio fallimento” e di “strane operazioni infragruppo”.

A sua volta, il quotidiano di via Solferino faceva riferimento ad una memoria scritta dal procuratore aggiunto di Milano, Riccardo Taggetti, che indagava su alcune “operazioni con parti correlate della famiglia Onorato”. Si trattava di un paio di navi, per il valore di diversi milioni di euro, acquistati dalla società a responsabilità dei figli di Onorato e affittati a Moby.

Così scriveva Taggetti: “Moby ha adibito al trasporto marittimo due nuove navi, evitando però accuratamente di negoziare l’acquisto/leasing in proprio, perché ha inframmezzato una parte chiaramente correlata, come la Fratelli Onorato srl, società dei figli dell’esponente storico della Moby. Si tratta di una società priva di mezzi per fronteggiare un simile acquisto, che è stata sostanzialmente finanziata da Moby tramite un incomprensibile maxi-anticipo sui canoni di rinoleggio”.

E commentava Taggetti: “Il signor Onorato, invece di prendersi le navi finanzia i figli perché le comprino e perché poi gliele affittino, col probabile risultato di lasciare un cospicuo differenziale nelle casse della piccola srl”.

Forse questa, e altre manovre, hanno contribuito all’odierno default nelle casse di Moby, costretta ad intraprendere la tortuosa via del concordato.

Gli ultimi due bilanci societari presentano cifre da brividi. Una perdita netta che sfiora i 200 milioni di euro nel 2019. Mentre – complice la crisi innescata dalla pandemia – i conti a giugno 2020 sono ulteriormente peggiorati, con un rosso che lambisce quota 300 milioni, ed un patrimonio netto che sprofonda a meno 444 milioni.

Altro problema, il mai completato pagamento di Tirrenia, acquistata nel 2012 per 380 milioni. Ancora da versare allo Stato 200 milioni, con rate insolute per gli anni 2016, 2019 e quella in corso, 2021.

Dai bilanci, poi, saltano fuori cadeau ai politici e spese per casa (case) e famiglia.

Sul primo fronte, 120 mila euro versati a Beppe Grillo per “finalità pubblicitarie”; 600 mila euro alla Casaleggio Associati per una campagna di sensibilizzazione delle istituzioni sul tema dei marittimi; quindi 400 mila euro “in favore dei partiti”, di cui con ogni probabilità i tre quarti finiti nelle casse della fondazione Open di Matteo Renzi.

Sul secondo, tra gli altri, si segnalano 4 milioni e mezzo di euro spesi per ristrutturare Villa Lilium a Porto Cervo; 5 milioni e rotti per le sponsorizzazioni pro Mascalzone Latino; 2 milioni e 800 mila euro per il noleggio di un jet modello Falcon; 400 mila euro per fitto e ristrutturazione di un immobile in via Brera a Milano. E perfino 50 mila euro per i gioielli della signora Erika Pollock, madrina al varo di una nave intitolata al defunto marito Alf.

All’appello manca solo la Contessa Serbelloni Mazzanti Viendalmare…

 

 

Nella foto Vincenzo Onorato


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