NAPOLI / IL GIALLO DEI LAVORI ALLA STORICA GALLERIA VITTORIA

Continua la telenovela della Galleria Vittoria a Napoli, la fondamentale arteria che collega il centro storico con Mergellina e chiusa al traffico da oltre sei mesi.

Adesso il Comune di Napoli annuncia il prossimo disco verde ai lavori per rimetterla in funzione, affidati all’ANAS come “soggetto attuatore”.

Ora, però, ci si chiede: basteranno quei ritocchi per garantire una riapertura in tempi non biblici ma, soprattutto, in totale sicurezza?

Gli interrogativi sorgono spontanei visto cosa è successo e tenuto conto dei grossi problemi che si dovranno affrontare.

Ecco i fatti in rapida carrellata.

28 settembre 2020. La strategica – e storica – Galleria viene chiusa al traffico (e sequestrata) per ordine della Procura di Napoli, in seguito al distacco di un pannello di rivestimento dalla parte superiore del tunnel.

Palazzo San Giacomo, nelle settimane seguenti, provvede a predisporre un piano di ristrutturazione per l’importo di 600 mila euro. Ma non viene ritenuto sufficiente dalla Procura, che protrae lo stop.

Per ottenerne il dissequestro, a questo punto, la giunta guidata dal sindaco Luigi de Magistris incarica un pool di esperti (sei in tutto), incaricati di effettuare una lunga serie di esami geologici, di studi geognostici, una vera e propria ‘tac’ di tutta l’area.

“Le indagini – rassicurano a palazzo San Giacomo – hanno riguardato anche le verifiche chimico-fisiche per la caratterizzazione del materiale con cui sono stati realizzati i pannelli. Inoltre sono stati condotti approfondimenti sull’ammasso tufaceo dell’intera collina di Pizzofalcone per valutare la stabilità e compattezza dei terreni: per questo è stata allestita una squadra di geologi e speleologi”.

Dagli accertamenti effettuati, a quanto pare, emerge la validità del progetto varato a dicembre 2020 da Palazzo San Giacomo.

Conferma l’assessore al Traffico, la giovane Alessandra Clemente già in rampa di lancio per la prossima corsa alla poltrona di sindaco nel prossimo autunno, con la maglietta di De.Ma. (la formazione del sindaco uscente): “Abbiamo realizzato – dice entusiasta – un lavoro immenso, mai fatto prima, i cui risultati sono stati utilizzati per mettere a punto un progetto teso ad incrementare la sicurezza della galleria. Il progetto è stato approvato e finanziato con i fondi di bilancio comunale a dicembre 2020. Ma non si mancherà – puntualizza – di individuare altre risorse, di fronte ad altre eventuali ipotesi e scenari. I successivi approfondimenti confermano il progetto già approvato. Nei prossimi giorni i risultati di tutte queste indagini saranno trasmessi in Procura ad integrazione di quanto richiesto”.

Ed ora entra in campo l’ANAS come prossimo “soggetto attuatore” dei lavori di ristrutturazione della martoriata Galleria Vittoria.

Ma c’è un interrogativo grosso come una casa, o meglio gigantesco come il tunnel, e alto come la collina di Pizzofalcone, in tutta la vicenda: gli esperti del team hanno valutato fino in fondo i danni prodotti dai lavori che durano da anni per realizzare la Linea 6 della metropolitana di Napoli?

Lavori di devastante impatto ambientale, come la Voce ha cercato di dettagliare da sempre con articoli ed inchieste e come adesso documenta in modo scientifico il volume ‘La Metrocricca’, pubblicato proprio dalla Voce (lo potete leggere scorrendo la colonna a destra) e promosso dalle Assise di Palazzo Marigliano, l’associazione impegnata per la salvaguardia dell’ambiente e della salute dei cittadini, costola dello storico ‘Istituto Italiano per gli Studi Filosofici’ fondato dall’avvocato Gerardo Marotta.

I lavori per la famigerata Linea 6, infatti, hanno già prodotto danni incalcolabili al fragile tessuto urbanistico cittadino e soprattutto ne hanno squarciato il cuore antico, massacrando lungo il percorso killer chiese, palazzi storici, complessi monumentali, ben compresi la Galleria Umberto, il Teatro di San Carlo, Palazzo Reale e, of course, la Galleria Vittoria, sulla quale incombe il Monte Echia di Pizzofalcone.

A questo punto: potranno bastare ritocchi & lifting griffati ANAS per risolvere il problema della galleria?

O non serve una ‘terapia’ d’urto di dimensioni ben maggiori e fino ad oggi mai presa in considerazione?


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