Gli Stati Uniti allevano, nelle loro carceri speciali, i futuri terroristi.
E’ quanto incredibilmente emerge da un’inchiesta del ‘New York Times’ che vede al centro un personaggio dal nome praticamente impronunciabile, Amir Muhammad Sa’id Abd-al-Rahman al-Mawla, ora più noto con un nome altrettanto impronunciabile, Abu Ibrahim al-Hashimi al-Qurashi, il quale, dopo l’uccisione del leader indiscusso dell’ISIS, e dal nome più agevole, Abu Bakr Baghdad, ne ha preso il posto. Tanto è vero che dal 2019 è diventato il Califfo dello Stato islamico, più noto come ISIS.
Dopo questo slalom linguistico, eccoci al reportage del quotidiano statunitense, che la dice lunga sulle super carceri a stelle e strisce dove si entra come delinquenti, e se ne esce in quanto possibili capi del Terrore. Ottima palestra.
Scrive il NYT: “In un report di interrogatorio riservato, il detenuto iracheno M060108-01 è presentato come un prigioniero modello, ‘collaborativo’ con i suoi carcerieri americani e insolitamente loquace”. Si tratta, appunto, di ‘al-Mawla’, così lo chiamano poi per brevità nel rapporto.
Continua l’inchiesta: “A volte sembrava che facesse di tutto per rendersi utile, soprattutto quando gli veniva offerta la possibilità di dare informazioni sui suoi rivali interni dell’organizzazione, allora nota come Stato islamico dell’Iraq”.
“‘Il detenuto sembra essere più collaborativo ad ogni sessione’, riferisce un rapporto del 2008. ‘Il detenuto sta fornendo molte informazioni sui membri dell’ISIS’, aggiunge un altro report”.
“Come documentato nei 53 report parzialmente resi pubblici, la collaborazione di al-Mawla con le forze americane comprendeva la collaborazione con il personale specializzato nel riprodurre gli identikit dei più importanti ricercati per sospetto terrorismo, ma è arrivato perfino ad indicare i ristoranti e i caffè preferiti dai suoi ex compagni”.
“Al-Mawla era un uccello canterino di talento e abilità unici”, secondo Daniel Milton, docente associato al ‘Combating Terrorism Center’. Milton è uno dei pochi ricercatori ad aver esaminato i documenti, poi commentati attraverso un sito specializzato in temi di sicurezza nazionale, ‘Lawfare’.
Continua la ricostruzione del NYT: “Nel corso di diversi interrogatori tenuti nel 2008, il detenuto ha fornito indicazioni precise su come trovare il quartier generale segreto dell’ala mediatica del gruppo ribelle, dettagliando perfino il colore della porta principale della sede e le ore del giorno in cui l’ufficio sarebbe stato occupato”.
E ancora: “Sembra che al-Mawla sia stato catturato alla fine del 2007 o all’inizio del 2008, ed è stato sottoposto a dozzine di interrogatori dai militari statunitensi. Non è nota la data precisa del suo rilascio, ma i rapporti degli interrogatori si interrompono nel luglio 2008”.
Una volta liberato, le sue notizie spariscono nel nulla. Nulla si sa, infatti, sulla sua incredibile e veloce ascesa ai vertici dell’ISIS, per poi essere incoronato Califfo.
Commenta il quotidiano di New York: “Ma evidentemente le prigioni americane portano fortuna ai profeti del Terrore. Anche al Baghdadi, secondo documenti del Pentagono, fu catturato e rinchiuso in una prigione gestita da soldati della U.S. Army, quella di Camp Bucca. Ne uscì undici mesi dopo, rilasciato”. Proprio come al-Mawla.
A questo punto, è necessario riportare alla memoria il primo pezzo di storia del Ricercato numero Uno al Mondo per tanti anni, il Terrorista dei Terroristi, secondo tutti i media occidentali: parliamo di Osama bin Laden.
Ebbene, la Voce ha raccontato quel mitico pranzo nella fattoria della famiglia Bush. George Bush senior, come del resto il figlio, aveva una gran passione per il tennis. Per questo un bel giorno invita l’allora numero uno mondiale della racchetta, Bjorn Borg, con la sua compagna dell’epoca, la nostra Loredana Bertè.
Ma chi era l’altro invitato da novanta? Nientemeno che Osama bin Laden, ben prima di assurgere alla notorietà mondiale.
L’incredibile vicenda è stata raccontata alla Voce (che ne fece una cover story) dall’avvocato Carlo Taormina, legale della Bertè.
Del resto, Bush senior aveva sempre intrattenuto ottimi rapporti, soprattutto d’affari, con la famiglia bin Laden. Ad esempio con il cugino di Osama, socio – come George Bush – del colosso finanziario a stelle e strisce Carlyle.
E poi gli americani non hanno favorito, caldeggiato, sponsorizzato, finanziato la nascita dell’Isis. Ma fateci il piacere!
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