PFIZER / LE STRATEGIE PER UN VACCINO ETERNO E COLOSSALI PROFITTI

Come mai nelle ultime settimane tutti addosso, uniti e compatti, contro l’anglo-svedese AstraZeneca? Non stiamo assistendo ad una guerra politica e commerciale in grande stile? Stati Uniti e la scodinzolante Europa al seguito contro la ribelle Gran Bretagna che ha osato sfidare la UE?

E in questo contesto si inscrive la gigantesca anomalia di un neo capo della Casa Bianca, Joe Biden, che fa irruzione ‘virtuale’ all’ultimo Consiglio europeo, tanto per mostrare i muscoli e dettare l’agenza alle pecorelle europee.

Figurarsi se Donald Trump avesse mai osato qualcosa del genere, apriti cielo!

E allora: vuoi vedere che tanto can can intorno ad AstraZeneca è messo su, orchestrato ad hoc per distrarre l’attenzione da quanto combinano proprio negli Usa le star dei vaccini, Moderna, Johnson & Johnson e soprattutto Pfizer?

 

LA RIUNIONE TOP SECRET

Il sospetto diventa certezza se si scoprono gli altarini. A partire dalla riunione top secret – tale doveva essere ma per fortuna sono filtrate indiscrezioni – dell’11 marzo scorso, con i vertici di Pzifer impegnati a fornire tutte le spiegazioni del caso sull’andamento del titolo e soprattutto le prospettive di breve termine agli investitori istituzionali, che (come la Voce ha illustrato in un’inchiesta che potete rileggere cliccando sul link in basso) rappresentano il ‘cuore pulsante’ dell’azionariato Pfizer, davvero sontuoso.

L’incontro super riservato si è svolto al termine della terza giornata della ‘Conferenza globale sulla sanità’, organizzata dalla Barclays Bank, uno dei soci eccellenti.

Le notizie sono filtrate grazie a quanto reso noto da un paio di piccoli azionisti, per ‘questioni etiche’, visto che si tratta di esponenti di chiese e onlus battiste. Di tutta evidenza quegli esponenti sono rimasti profondamente turbati da quanto hanno appreso e hanno cercato di sensibilizzare i media.

Frank A. D’Amelio

Pochi siti di controinformazione a stelle e strisce hanno fornito un resoconto. Da noi il silenzio più totale e tombale, rotto solo da “Il Tempo”, grazie ad un articolo dello stesso, coraggioso direttore, Franco Bechis. L’unica mosca bianca, Bechis, nell’ormai totalmente appiattito e desolante universo mediatico di casa nostra, a sollevare una accesa polemica tre anni fa sui vaccini: rischiando di passare quasi per un no vax, per il sol fatto di aver dato voce a quanti avevano parlato di ‘principio di cautela’ e di estrema ‘precauzione’ nella somministrazione dei vaccini, come ad esempio Giulio Tarro e Luc Montagnier, intervenuti ad un convegno per i 50 anni dell’Ordine Nazionale dei Biologi.

Ma torniamo al summit Pfizer. Come padroni di casa, in collegamento, ci sono due vertici dell’azienda: ossia Frank A. D’Amelio, direttore finanziario e vicepresidente esecutivo, coordinatore della ‘fornitura globale’ del vaccino, e Charles E. Triano, vicepresidente senior con delega alle relazioni con gli investitori.

Manca all’appello solo il Ceo, Albert Bourla, il veterinario greco balzato alla ribalta delle cronache per aver festeggiato l’annuncio mondiale del primo vaccino vendendo un bel pacchetto di azioni Pfizer con un guadagno del 1000 per 100!

 

 

LE CIFRE DEL MIRACOLO

Come antipasto, i due pezzi grossi del colosso Usa (D’Amelio e Triano) forniscono le cifre degli incassi: il fatturato 2021 sarà di 15 miliardi di dollari, con uno stratosferico aumento degli utili, pari al 38 per cento. Fatturati e utili raggiunti – viene precisato – praticando un ‘prezzo politico’ del vaccino, venduto a 19,50 dollari per dose.

Charles E. Triano

Ma il futuro sarà ancora più roseo, e per tanti anni. Eccoci subito al prossimo grande business, illustrato da D’Amelio: quello delle varianti. Sentiamo le sue parole: “Con il nostro partner, BionTech, non abbiamo visto prove che suggeriscano una perdita della protezione che fornisce il nostro vaccino con le varianti conosciute”. Aggiunge subito dopo che fino ad oggi le varianti più note sono la inglese, la sudafricana e la brasiliana. Ma che inevitabilmente il virus muterà e queste si moltiplicheranno. “Stiamo discutendo – sottolinea – negli Stati Uniti e con vari governi la necessità di inoculare una terza dose del nostro vaccino, un richiamo, per allungare la durata dell’immunità e aumentare l’efficacia contro queste varianti emergenti del virus”.

E poi: “Quindi forniremo continui aggiornamenti sui nostri ricavi Covid e sulle prospettive finanziarie”. Da leccarsi i baffi.

 

 

LA SCENEGGIATA PRODUTTIVA

Dalla riunione riservata veniamo a sapere anche che tutta la storia dei ritardi nelle consegne dei lotti di vaccini ai paesi UE è stata niente altro che una sceneggiata, giocata sulla pelle degli ignari cittadini. La motivazione ufficiale, infatti, era quella di una ‘insufficienza della rete produttiva’. Che invece ha funzionato alla grande, tanto da andare addirittura in ‘sovra-produzione’.

I vertici di Pfizer spiegano ad azionisti e finanziatori di aver chiuso molti contratti di sostanziale ‘franchising produttivo’.

Snocciola D’Amelio: “Inizialmente dovevamo consegnare 100 milioni di dosi al governo degli Stati Uniti entro la fine di marzo. Adesso siamo a 120 milioni. Avremmo dovuto fornire 200 milioni di dosi entro la fine di luglio. Ora consegneremo quei 200 milioni entro la fine di maggio. E ora consegneremo 300 milioni di dosi, rispetto ai 200 milioni, entro la fine di luglio, e ovviamente stiamo cercando anche di accelerare ulteriormente questo processo. Per l’intero anno, inizialmente avevamo detto che pensavamo di poter fare 1,3 miliardi di dosi. Ora siamo a 2 miliardi di dosi. E ovviamente stiamo lavorando per migliorare anche questo numero”.

Altro che impacci produttivi, i numeri parlano chiaramente di una gigantesca super produzione. Di cui, però, beneficiano gli Stati Uniti, mentre per l’Europa si procede con il contagocce. Solo colpa dei contratti sballati, di clausole e penali inesistenti? Anche. Ma certo non solo.

 

IL PROSSIMO ELDORADO

Si capisce meglio il contesto, infatti, guardando oltre, almeno al 2022, quando si sarà spento il clamore ‘pandemico’, il virus diventerà ‘endemico’, sarà necessario fare una dose di richiamo all’anno e a quel punto il prezzo non sarà più ‘politico’, e comunque tale da far raggiungere utili stellari. Perché quel prezzo verrà “deciso dal mercato”, quindi lieviterà, permettendo una ulteriore impennata dei profitti. Una perfetta spirale di vendite continue per milioni e milioni di dosi, con fatturati che si gonfiano a dismisura e utili in crescita esponenziale. Un vero Bingo continuo, un albero della Cuccagna senza limiti.

Esemplifica il dorato futuro D’Amelio: “In base a tutto quello che abbiamo visto fino ad oggi, riteniamo che stia diventando sempre più probabile che abbia luogo una rivaccinazione annuale. Molto probabilmente una singola dose. Ciò in cui crediamo, ciò in cui credo è che mentre passiamo da una situazione pandemica ad una endemica, le normali forze di mercato, le normali condizioni di mercato inizieranno a prendere piede. Quindi chiaramente molto di più nel futuro. Sarà un’opportunità da qui in poi per noi”.

Non è finita qui. Perché per fine anno è prevista una ‘carta segreta’, un’altra chiave per assicurarsi un successo oltre ogni aspettativa. Entro il 2021, infatti, verrà brevettato un vaccino anti-influenzale ad ampio spettro, basato sulla stessa tecnica ‘mRNA’ che in molti scienziati (quelli non allineati con Big Pharma) ha destato e sta destando tanta preoccupazione per l’impatto sul patrimonio genetico di tutti noi.

A questo punto, nel futuro, scenderà in campo il tandem delle meraviglie: vaccino anti covid e vaccino anti influenzale.

Un Eldorado ormai senza confini.

 

 

 

GLI AMICI ECCELLENTI DI PFIZER NEGLI STATES

Passiamo ad un’altra carta vincente, un vero asso nella manica per Pzifer: ossia i rapporti organici di moltissimi membri dell’establishment a stelle e strisce direttamente con Pfizer o con la sua storica società di consulenza, Albright Stonebridge Group, ASG per i suoi fans.

Siamo in presenza di colossali conflitti d’interesse che però – stranamente – non stimolano l’attenzione della sempre inflessibile Food and Drug Administration (che stavolta non vede), né dalla solitamente rigida magistratura americana (che chiude uno se non due occhi).

la Casa Bianca

Partiamo subito con i funzionari del Dipartimento di Stato, il tassello strategico nelle politiche della Casa Bianca. Ebbene, molti suoi vip hanno lavorato direttamente o come consulenti per ASG: si tratta di Victoria Nuland, Wendy Sherman, Uzra Zeya, Molly Montgomery.

Stesso discorso per Philip Gordon, consigliere per la sicurezza nazionale del vicepresidente Kamala Harris. Siamo ai vertici istituzionali.

La lista è solo all’inizio.

Anita Dunn è stata la principale stratega della campagna presidenziale di Joe Biden. Ora è consulente della Casa Bianca. E’ in congedo dal suo lavoro di socio e amministratore presso la società di consulenza che ha co-fondato, ‘SKDK’, che fornisce grossi servizi di pubblicità e pubbliche relazioni a Pfizer. A quanto pare, tra pochi mesi Dunn farà rientro alla base, ossia in SKDK.

Susan Rice, la consulente di Biden per le politiche interne, altra postazione clou, è una socia Pfizer, con un pacchetto azionario da 50 mila dollari. Ma ne ha anche uno ben più pingue di titoli griffati Johnson & Johnson (il terzo protagonista americano nella corsa al vaccino), pari a ben 5 milioni di dollari.

Eric Lander, il primo consulente scientifico della Cassa Bianca, possiede 1 milione di dollari in azioni BionTech, il partner tedesco di Pfizer.

Chiquita Brooks-La Sure, scelta personalmente da Biden per dirigere gli strategici “Centers for Medicare & Medicaid Services”, ha prestato la sua consulenza legale, come avvocato, sia a Pfizer che ad un’altra casa farmaceutica, Gilead, su questioni di politica federale.

Per quest’ultima, Gilead Science, la società di biotecnologie che produce il ‘remdesevir, si è rimboccato le maniche in qualità di consulente l’attuale Segretario di Stato, Anthony Blinken.

Se vi par poco.

 

 

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