Colpo di scena al processo lo scandalo del sangue infetto degli anni ’70 ed ’80, il più grave nella storia farmaceutica italiana. E infatti il giudice del Tribunale penale di Napoli, Giovanna Ceppaluni, decidendo nell’udienza del 15 settembre scorso in merito dell’eccezione dei i difensori di Duilio Poggiolini e Guelfo Marcucci, che sostenevano la loro incapacità di partecipare al processo, per gravi ragioni di salute, ha ritenuto la capacità di Poggiolini, disponendo la prosecuzione del processo
Lo rendono noto gli avvocati Stefano Bertone dello Studio Legale Ambrosio e Commodo (Torino) ed Ermanno Zancla dello Studio Legale Zancla (Palermo), legali delle persone offese e di numerose associazioni di familiari deceduti, tra cui Lagev, Comitato 210/92, Arlafe e Associazione di Varese.
“Accogliamo con estrema soddisfazione questa decisione – affermano i due legali – adesso potremo finalmente cominciare ad approfondire le responsabilità di una strage di Stato”.
Tra la fine degli anni ’70 ed il 1987 rimasero contagiati con il virus dell’HIV più di 650 emofilici italiani. Circa 500 di loro sono già morti mentre gli altri muoiono al ritmo di 5-6 l’anno. I pazienti, infatti, per controllare una malattia genetica del sangue che causa continue emorragie, avevano utilizzato farmaci salvavita derivati dal plasma di migliaia di donatori. Plasma che però si rivelò importato dall’estero da donatori mercenari. Altri 2500 emofilici, praticamente la quasi totalità in Italia, nello stesso periodo furono infettati con il virus che causa l’epatite C, con numerosi ulteriori decessi.
Il processo, apertosi a luglio dell’anno scorso, riguarda l’accusa di omicidio di un primo, ridotto numero degli emofilici deceduti: si tratta di nove morti legate all’assunzione di diversi farmaci, sia di produzione italiana – riconducibili alle aziende del gruppo Marcucci -, che austriaca e statunitense.
Ricordano ancora i due avvocati: “in tutti questi anni, dispiace moltissimo dirlo, è stato soltanto grazie alla caparbietà nostra e delle coraggiosissime associazioni di emofilici che difendiamo, se la Procura di Napoli nel 2013 si è finalmente, con un enorme ed imperdonabile ritardo, decisa a processare questi fatti ma è evidente che superato il rischio che il processo venisse sospeso e stralciato per i due imputati eccellenti (proseguirà comunque nei confronti dei restanti imputati, e questa è una buona notizia comunque), è il momento di entrare nel processo e non continuare a fuggire dal processo…”.
Nella foto, il processo per il sangue infetto al tribunale di Napoli
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