“Il peggior errore sul fronte della salute pubblica degli ultimi 100 anni”.
Così viene etichettato il lockdown, deciso in molti paesi occidentali, da Jay Bhattacharya, epidemiologo, docente di medicina alla prestigiosa Stanford University, dove dirige il ‘Center for Demography and Economics of Health and Aging’. E’ inoltre ricercatore al ‘National Bureau of Economic Research’.
Lo ha intervistato Newsweek.
Ecco alcuni suoi pareri, in rapida carrellata.
“Il lockdown ha un impatto sproporzionato soprattutto sui poveri e accentua le diseguaglianze”.
“Le aree dove vigono misure più drastiche non hanno visto un maggior controllo del virus”.
“Potremo contare e calcolare i reali danni prodotti sia sulla salute fisica che su quella psichica per un’intera generazione”.
“Le misure adottate negli Stati Uniti – nella migliore delle ipotesi – hanno protetto la classe ‘non essenziale’, esponendo invece la classe essenziale, cioè quella operaia, alla malattia”.
“I lockdown rappresentano un’epidemia a cascata”.
“Bisognava proteggere i ‘vulnerabili’ e non mettere, de facto, intere popolazioni agli arresti domiciliari”.
“I più vulnerabili sono gli anziani”.
“Infatti, il primo asse della Dichiarazione di Great Barrington è il seguente: proteggiamo i vulnerabili”.
Bhattacharya è uno dei principali animatori della Great Barrington Declaration, sottoscritta da oltre 13 mila tra scienziati, ricercatori e medici di salute pubblica.
L’assunto base della Dichiarazione è che i lockdown stanno producendo effetti devastanti sulla salute pubblica a breve e anche a lungo termine. Viene fatto riferimento, ad esempio, al peggioramento delle malattie cardiovascolari, al minor numero di screening anti cancro, al deterioramento della salute mentale. Tutti motivi per i quali è previsto, per i tempi a venire, un sensibile incremento nel tasso di mortalità, nonostante tutti i progressi scientifici e medici di portati avanti in questi anni.
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.