MODELLO ISRAELE / LE VACCINAZIONI “ELETTORALI” DI BIBI

I soloni di casa nostra prendono ad esempio Israele come il Paese che, più di ogni altro, sta combattendo con successo la battaglia contro il coronavirus, attraverso una campagna di vaccinazione di massa iniziata a dicembre 2020.

Sarà vero?

Non la pensa così, ad esempio, uno dei maggiori intellettuali ‘contro’, Gilad Atzmon, e al tempo stesso uno dei bersagli preferiti del potere.

E infatti la ‘lettura’ di Atzmon della massiccia campagna vaccinale è tutta politica, soprattutto in vista delle prossime elezioni che decideranno il destino del premier Bibi Netanyahu.

Scorriamo i passaggi dell’illuminante articolo scritto per “The UNZ Review” e titolato, in modo significativo, “Bibi, Pzifer e il voto”.

L’autore esordisce citando un’inchiesta del più grande organo di informazione israeliano, ‘Ynet’, in cui viene descritto come il paese si sia “trasformato volontariamente nel campo di prova di Pzifer”.

E subito alcune cifre fornite da Ynet: “Il 75,4 per cento delle persone diagnosticate ieri (il 19 febbraio 2021, ndr) aveva meno di 39 anni. Solo il 5,5 per cento aveva più di 60 anni. Il numero dei pazienti critici è sceso a 858, il più basso dal 4 gennaio”.

Tuttavia, questo numero è più del doppio di quello di metà dicembre, appena prima che Israele iniziasse il suo esperimento ‘pionieristico’ di vaccinazione di massa. Sempre secondo Ynet, “in Israele il 59,9 per cento dei pazienti critici ha più di 60 anni. Il 18,2 per cento ha un’età compresa tra i 50 e i 59 anni. Inoltre, il 10,8 per cento ha tra i 40 e i 49 anni e il 7,5 per cento ha 30 anni. Ad oggi, più di un terzo dei pazienti critici ha un’età compresa tra i 30 e i 59 anni”.

Vaccinazioni di massa in Israele. Sopra, Netanyahu

Commenta Atzmon: “Il significato di queste cifre può difficilmente essere negato o almeno richiede un’attenzione immediata. Il paese che guida la gara delle vaccinazioni di massa evidenzia un cambiamento radicale nella natura della pandemia. Non ci vuole un genio per sospettare che ci possa essere una correlazione tra la campagna di vaccinazioni di massa e la crescente vulnerabilità delle fasce di età più giovani, compresi i neonati e le donne incinte. La biologia qui è anche lontana dall’essere troppo complicata. Il virus, che inizialmente mieteva vittime tra gli anziani e i vulnerabili, si è trasformato attraverso la mutazione e ora è abbastanza adatto per attaccare altri segmenti della società e in particolare i gruppi di età più giovani”.

Ed aggiunge un dato che fa pensare: “Fino al 20 dicembre, il giorno in cui Israele ha lanciato la sua campagna, il paese aveva registrato 3.074 morti. In meno di due mesi di ‘successo’ della vaccinazione di massa quel numero è quasi raddoppiato. Al momento di scrivere questo articolo (20 febbraio 2021, ndr), si trova a 5.526. Questo spettacolare aumento dei decessi (80 per cento in meno di due mesi) è avvenuto quando il paese era in isolamento; quindi non si può proprio dire che sia stato ‘l’incontrarsi socialmente’ a favorire la diffusione del virus. L’unica cosa che si stava diffondendo in Israele erano i vaccini della Pfizer e il cosiddetto mutante britannico che, apparentemente, è più popolare a Bnei Brak che nel Kent. La domanda inevitabile qui è se c’è una connessione tra la vaccinazione e le mutazioni, ma questa è l’unica domanda che, in Israele, nessuno è autorizzato a fare”.

Altre cifre che parlano chiaro. “Nel novembre 2020 i dati del ministero della Salute segnalavano che Israele aveva rilevato 400 casi di coronavirus in bambini di età inferiore a 2 anni. Nel febbraio 2021 quel numero è cresciuto fino a 5.800. Abbiamo a che fare con un aumento netto di circa il 1.300 per cento, decisamente impressionante”.

Eccoci al versante più specificamente politico. “Non sono in grado di determinare – scrive Atzmon – cosa ha portato gli israeliani a diventare cavie per un gigante farmaceutico con una storia dubbia in materia di etica e di sicurezza. Bisogna considerare la possibilità che in Israele il successo di una campagna di vaccinazione di massa potrebbe essere la manovra primaria di Netanyahu e del suo partito in vista delle prossime elezioni. Netanyahu affronta una seria battaglia legale, e vincere le elezioni va ben oltre la politica per lui. E’ una battaglia esistenziale per la sopravvivenza. Credo che Bibi abbia dovuto scegliere tra la guerra con l’Iran e un vaccino Pfizer. Aveva sicuramente buone ragioni per supporre che la Pfizer fosse di gran lunga un’opzione migliore e più pacifica”.

E ancora. “Netanyahu ha probabilmente capito che il successo di una campagna di vaccinazione di massa gli avrebbe assicurato la vittoria. Nessuno degli avversari politici nella sinistra o nel centro israeliano, ormai in via di estinzione, ha osato sfidare la politica dei vaccini di Bibi, non una sola istituzione di sinistra ha preso le difese dei molti israeliani riluttanti a farsi vaccinare (attualmente più del 50 per cento). Non un solo politico si è schierato dalla loro parte e ha difeso i loro diritti elementari”.

Non è certo finita qui. “Nel frattempo il governo vuole disperatamente assicurarsi che l’intera nazione sia vaccinata e non esiterà a introdurre misure totalitarie. Il ‘Jerusalem Post’ ha riportato che oggi verrà richiesto un ‘passaporto verde’ per entrare in determinati luoghi e per partecipare a determinate attività. Solo persone vaccinate o guarite dal coronavirus potranno ottenerlo”.

Eccoci alla conclusione. “Israele non può chiudere un occhio sull’aumento del 1.300 per cento dei casi di Covid nei neonati. Non può nemmeno ignorare che il numero dei morti per Covid dall’inizio della campagna di vaccinazione è uguale a quello dei militari caduti nella guerra dello Yom Kippur del 1973, una guerra da cui il paese è ancora traumatizzato. E’ possibile che la leadership israeliana riconosca ora l’errore fatale che ha fatto distribuendo il vaccino su larga scala. Può essere plausibile che l’unica soluzione che ha trovato sia quella di vaccinare l’intera popolazione, sperando che questo possa fornire una protezione almeno temporanea, che possa durare fino alla data delle elezioni di marzo”.

“Se c’è qualche validità nella mia oscura interpretazione della realtà israeliana, è ragionevole concludere che, con Bibi al timone e Pzifer con un ago, gli israeliani non hanno davvero bisogno di nemici”.


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