Nel momento del massimo fulgore, lasciano la poltrona di numero uno, stanchi ma felici di quanto hanno prodotto nella loro vitta terrena. Per dedicarsi al bene di tutti, trasformarsi nei più grandi filantropi, indossare l’Aureola e cominciare a moltiplicare pani e pesci per tutti i poveri del mondo.
E’ successo anni fa a George Soros con l’Open Society, l’anno scorso a Bill Gates quando la lasciato la carica di amministratore delegato della sua creatura prediletta, Microsoft, succede adesso all’uomo più ricco del mondo, Jeff Bezos, che abbandona la poltrona di numero uno ad Amazon.
E proprio nell’anno della pandemia Amazon ha fatto registrare il suo massimo fatturato di sempre, con un aumento vertiginoso rispetto a quello precedente, senza Covid.
Il patrimonio griffato Amazon, d’ora in poi, verrà fatto confluire in vera attività di filantropia: in questo modo, perciò, non pagherà più tasse. Facile come bere un bicchier d’acqua.
Da noi la tecnica non ha ancora preso piede. Forse anche perché non ce n’è più tanto bisogno. Le grandi aziende, i maxi gruppi – prendiamo la Fiat, diventata FCA e ora Stellantis – non hanno da tempo più sede legale e ammnistrativa in Italia, ma in Lussemburgo oppure in un altro paese dalla fiscalità generosa, per non voler sempre parlare di paradisi fiscali.
Quel poco che resta da noi, le briciole, possono servire per sponsorizzare eventi, soprattutto se di carattere culturale o benefico. Spesucce, infatti, che abbattono quel po’ di tasse caso mai da dare come mancia allo Stato.
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