ARCURI / IL SUPER MANAGER CHE PARTECIPO’ ALL’ELECTION DAY DELLA MASSONERIA

Tutti lo vogliono, tutti lo cercano.

E’ oggi il direttore d’orchestra nell’emergenza Covid con tutto l’arredo di commesse e appalti milionari al seguito, dalle mascherine alle siringhe.

Ma c’è chi già lo vede sulla poltrona della grande Cassa Depositi e Prestiti, la nuova Iri de Noantri. Senza dimenticare le opzioni di lusso come Leonardo-Finmeccanica ed ENI.

Lui, quieto, per ora preferisce la poltrona di mister Covid e quella non meno importante al vertice di Invitalia: tra le mission di quest’ultima, l’assetto della nuova Italsider che controllerà prima al 50 e poi al 60 per cento e la riqualificazione di Bagnoli, l’altra strategica area occidentale di Napoli. Miliardi come noccioline sui vari fronti.

Avete già capito, of course, che stiamo parlando del super grand commis Domenico Arcuri, una incredibile scalata ai gangli vitali del parastato da 13 anni ad oggi.

Uno sfavillio di luci, offuscate solo dagli strascichi di polemiche targate Covid 19, ultimo caso quello dei super controversi ordini per la fornitura delle siringhe ad hoc per il vaccino. Negli ultimi tempi l’ha giurata ad alcuni giornalisti ficcanaso, fino allo sbotto di un paio di giorni fa: “Vi querelo tutti”.

 

QUEL 5 APRILE 2014

Fino ad ora, invece, non ci preoccupa delle voci, degli spifferi, di quelle malelingue che osano accostare il suo nome alla massoneria, per la precisione al Grande Oriente d’Italia.

Il gran maestro della massoneria Stefano Bisi

E’ finito, infatti, nel mirino di un sito specializzato in fatti & misfatti massonici, Leo Rugens. Che individua una data strategica, quella del 5 aprile 2014, il giorno dell’ascesa al potere griffato GOI dell’attuale Gran Maestro, Stefano Bisi.

Nel corso della tre giorni che si tenne al Palacongressi di Rimini, tra le altre iniziative se ne svolse una titolata “Arte e Cultura: Petrolio d’Italia”, cui prese parte, oltre ad Arcuri, anche l’ex ministro dei Trasporti Alessandro Bianchi, voluto su quella poltrona da Pierluigi Bersani, il primo sponsor dello stesso Arcuri per la poltrona di Invitalia.

Si chiede e chiede il misterioso Rugens: “Era il 5 aprile e Arcuri era già ben piazzato ad Invitalia, dove si facevano gli affari della Repubblica. Ma non negli interessi dei cittadini. Mi chiedo, da profano, a chi si offre il privilegio di presentarsi e parlare ai fratelli se non ad un fratello, certamente individuato tra i grandi competenti sul tema che si sceglie di affrontare nell’occasione? Altrimenti se uno non è anche un affiliato, ritengo che venga scelto perché è considerato un’autorità indiscussa in materia. E’ il caso di Arcuri? Diteci cortesemente dove sono gli accrediti di Arcuri in materia (arte e cultura, ndr). Perché scegliere lui? Per meriti culturali?, torno a chiedere perplesso. Ma smettiamola! Arcuri era lì, quel giorno dell’insediamento di Stefano Bisi (il Gran Maestro dal 2014, appunto, ndr), per dare un segnale, quasi fosse un gesto di gratitudine verso gli ambienti che evidentemente, nel business di Stato, rappresentava. Ed ancora oggi rappresenta”.

Il comunicato ufficiale del Grande Oriente d’Italia che riporta la partecipazione di Domenico Arcuri alle celebrazioni per l’insediamento del gran maestro Stefano Bisi

E ancora: “Vuoi vedere che Arcuri, dopo essere andato, in quel giorno solenne, a Rimini, a testimoniare la sua stima per Bisi (o a chi per lui) è stato ‘premiato’ affidandogli la responsabilità di portare la bisaccia non dell’umiltà ma dei business attinenti la pandemia?”.

Scorrendo gli elenchi degli affiliati al Grande Oriente d’Italia, il nome di Arcuri non compare. Per la precisione, un Domenico Arcuri affiliato al Goi di Cosenza c’è, ma si tratta di un ragioniere del 1933, padre di una antiquaria, Angela Arcuri, che dieci anni fa a Firenze allestì la prima mostra sul collezionismo massonico. Niente di più.

Dice, le logge segrete, la Calabria pullula, e sulle loro tracce si sono inerpicati magistrati del calibro di Agostino Cordova e Nicola Gratteri. Ma è un’impresa titanica farle emergere alla luce del sole. Per cui quei nomi restano coperti da aloni di totale impenetrabilità.

 

NELLO SCRIGNO DI INVITALIA

Torniamo – dopo questa parentesi – alla inarrestabile ascesa del vertice della Nomenklatura di Stato, il Nembo kid di tutte le mission impossible.

Che, dopo aver frequentato gli ambienti pubblici (pianificazione e controllo all’IRI) e privati (Deloittle Consulting), trova la sua rampa di lancio proprio con Invitalia, dove si insedia nel 2007, prendendo il posto di un altro super brasseur d’affari, prima nel pubblico e poi nel privato, Massimo Caputi.

La stella di Caputi era stata lanciata in orbita da ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino, proprio in quel ricco parastato. Caputi, poi, decolla con gli ormai famosi fondi di gestione, tanto da creare Idea Fimit, quindi Prelios mentre ora è in sella a Feidos, uno dei più a la page.

E’ di una decina d’anni fa un’indagine top secret del ROS dei carabinieri, che aveva deciso di puntare i riflettori su quel ricco parastato. In una breve nota giunta in via anonima alla Voce, si faceva riferimento ad Invitalia e, soprattutto, alle sue partecipazioni societarie sul fronte della gestione di porti di piccole e medie dimensioni. Si parlava di Renato Marconi.

Nella stessa nota, poi, c’era una digressione sui rapporti tra lo stesso Pomicino e Franco Ambrosio, il re del grano assassinato da un balordo romeno in circostante mai chiarite.

Che fine ha fatto quel memo del Ros così carico di significati?

Non è sfociato in alcuna inchiesta della magistratura? Come mai? Insabbiato?

Nei link in basso trovate due grosse inchieste della Voce proprio su quei business griffati Invitalia, sia sui porticcioli che su Bagnoli.

E Bagnoli torna alla ribalta proprio in questi giorni, per via di un forte j’accuse lanciato dalla Corte dei Conti contro Invitalia e la sua scellerata gestione della eterna bonifica. Potete leggere anche quegli articoli della Voce linkando in basso.

 

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