COVID – LE COSE DA SAPERE PRIMA DI VACCINARSI

Giulio Tarro

PRIMO – FALSI POSITIVI E FALSI NEGATIVI

I falsi negativi dei tamponi sono legati al fatto che il tampone non è mai stato considerato un metodo diagnostico dal suo scopritore, il premio Nobel professor Mullis. Inoltre, ovviamente, ci sono anche falsi positivi legati al fatto che si rinviene un acido nucleico che può anche essere inattivo.

 

 

 

SECONDO – LA MASCHERA

Da sempre la maschera è indossata da chi è già infetto, per evitare la diffusione di virus, e dagli operatori sanitari, che entrano in contatto con pazienti potenzialmente contagiosi. E questo è tutto! Il resto è tutto un plus, nel senso che, anche chi non è contagiato potrebbe portare una maschera, certo, e va bene indossarla, visto che non si conosce mai la persona con cui ci si sta relazionando in quel momento. Quindi, sia per chi non è infetto, sia per chi è infetto, è sempre importante indossare la maschera. Ma per i bambini la maschera induce l’autismo funzionale, poiché sviluppano l’associazionismo nei primi anni di vita sulla base delle emozioni e della visione che hanno.

 

 

 

TERZO – RAPPORTO INFLUENZA/CORONAVIRUS

Questa estate, paesi come Australia, Nuova Zelanda, Sud Africa, Argentina e Cile hanno avuto il Coronavirus, ma stranamente non hanno avuto l’influenza. Oggi c’è questa novità, che suggeriscono di vaccinarsi, ma è inutile! Non solo è inutile ma direi di più, visto che ormai sappiamo che i soggetti vaccinati sono fragili nei confronti del Coronavirus. E questo virus si attiva in questi soggetti in almeno il 36% dei casi. Tuttavia, se una popolazione ha sempre fatto il vaccino antinfluenzale, non c’è l’abbassamento immunologico di coloro che non hanno mai avuto un vaccino antinfluenzale. Per chi non l’ha mai fatto non c’è motivo di farlo adesso, non va somministrato nessun vaccino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

QUARTO – COME PREVENIRE I PROSSIMI FOCOLAI

Cerchiamo ora di stabilire l’eziopatogenesi, cioè il come e il perché dell’attuale SARS e, soprattutto, come possiamo prevenire futuri focolai epidemici. La Sindrome Respiratoria del Medio Oriente (MERS) ci aiuta a capire la porta di ingresso delle cellule da parte del virus sia del pipistrello che del cammello o di animali diversi (zibetto, furetto, roditori, maiali, cani, gatti, scimmie) per arrivare poi a noi umani.

Prima i serpenti poi il pangolino (un formichiere) sono stati ora ipotizzati come animali intermedi.

Almeno 50 coronavirus sono stati isolati nei pipistrelli (principalmente dall’intestino), che rappresentano il vero serbatoio di questa famiglia virale.

Il tre per cento degli agricoltori che lavorano nei campi nella provincia dello Yunnan nella Cina sud-occidentale ha anticorpi contro questi coronavirus di pipistrello. Ciò significa che in questa regione esiste un’infezione da parte dei suddetti virus con una malattia lieve, senza segni clinici, o che causa una malattia respiratoria non diagnosticata.

 

 

QUINTO – LE INAFFERRABILI VARIANTI GENETICHE DEL VIRUS

La cosiddetta mutazione 614G della proteina virale “spike” non sembra causare casi più gravi di COVID-19, ma studi molteplici indicano che potrebbe essere più contagiosa.

Prima di marzo 2020 la maggior parte dei genomi SARS – CoV2 avevano codificato nella loro sequenza un acido aspartico al residuo 614 della proteina virale spike.

Da aprile in poi la maggior parte della sequenza virale contiene una mutazione singola del genoma, che pone una glicina al posto dell’acido aspartico. La variante 614G si trasmette più facilmente di quella 614D.

I risultati dimostrano che la variante 614G rappresenta una soluzione positiva della trasmissibilità. Questa mutazione genetica è sorta, ed ora è divenuta dominante, per la sua migliore adattabilità alla specie umana. L’apparente, maggiore contagiosità con la produzione di maggiori particelle virali durante l’infezione, giustifica la sua maggiore carica nelle vie aeree superiori. Questo è stato provato nei criceti, senza che però venga implicato il polmone. Analogo risultato è stato raggiunto nell’infezione sperimentale del furetto. Tutto ciò prescinde dalla severità della infezione e, pertanto, da un farmaco o vaccino che possa proteggere meglio (Cell, August and November 18, 2020).

La possibilità che l’acido nucleico RNA possa indurre una risposta immune indipendente dalla risposta nei riguardi della proteina che codifica, fornisce un nuovo meccanismo di difesa contro i virus, i quali possono usare sia il DNA che l’RNA per conservare la loro informazione genetica.

I vaccini con RNA messaggero hanno ricevuto una notevole spinta quando un paio di studiosi dell’Università della Pennsylvania, Kataline Karikò e Drew Weissman, hanno scoperto che modificando i prodotti dell’RNA, i nucleosidi, potevano sfruttare i limiti imposti dalla tecnica, inducendo l’aumento di produzione delle proteine da parte dell’RNA messaggero e sopprimere la reazione del sistema immune verso le stesse molecole dell’RNA messaggero. Questa in sostanza è la scoperta fondamentale dei vaccini a RNA messaggero (Margaret Liu, Presidente della società internazionale dei vaccini, Jenner Institute dell’Università di Oxford, che ha sviluppato il vaccino per COVID-19 dell’AstraZeneca).

I ricercatori hanno saggiato clinicamente i vaccini a RNA messaggero per un certo numero di malattie infettive, come rabbia, influenza e zika. I due vaccini SARS – CoV2 sono i più avanzati. Infatti, Pfizer/BioNtech e Moderna hanno superato le attese. L’efficacia riportata, maggiore del 90% per entrambi, è stata al di sopra del 50% richiesto dalla Food and Drug Amministration americana per considerare un vaccino come richiesto per un’autorizzazione di emergenza.

La tecnica del nucleoside modificato ha ridotto l’infiammazione, ma non l’ha eliminata completamente. I vaccini potrebbero indurre alti livelli di efficacia mediante una risposta infiammatoria non specifica nei riguardi dell’RNA messaggero. D’altronde ciò spiega le reazioni intense, come dolore e febbre, riportati in soggetti che hanno ricevuto i vaccini dell’RNA messaggero per SARS – CoV2.

Altri problemi sono legati alla necessità di conservare i vaccini a basse temperature, meno 70°C. in ogni caso si apre una nuova era per l’applicazione degli RNA messaggeri verso le malattie infettive, in particolare come piattaforma di risposta rapida indirizzata per le emergenze degli scoppi epidemici.


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