Sonora bocciatura della Corte dei Conti alla riqualificazione urbanistica dell’area di Bagnoli portava avanti – o meglio “non” portata avanti – da Invitalia, il carrozzone pubblico che continua ad essere guidato da Domenico Arcuri, plurincaricato anche sul fronte dell’Ilva e del Covid. Incredibile ma vero.
Affilati come lame i giudizi della Corte, che prende in considerazione il biennio 2015-2018, ossia dopo i nefasti anni di mala gestione targati Bagnolifutura, la famigerata partecipata del Comune di Napoli che ha sperperato decine e decine di miliardi di euro ed i cui vertici sono ora sotto processo al tribunale di Napoli, dove si è arrivati al secondo grado.
Ma torniamo alla non gestione di Invitalia.
Mette nero su bianco, il tribunale contabile, che la bonifica del SIN, ossia il Sito di Interesse Nazionale, è “ancora lontana dalla sua conclusione, malgrado l’enorme onere finanziario sostenuto. Con risultati talvolta peggiorativi per l’inquinamento dell’area, causati da interventi di bonifica non idonei”.
Parole che si commentano da sole. Per cui viene da chiedersi quando si la magistratura si deciderà ad indagare anche su questa fase, dopo aver acceso a suo tempo i riflettori su quella di Bagnolifutura.
Ricostruisce la Corte l’ammontare totale dei fondi fin qui sperperati. Lo Stato ha spedito ad Invitalia 442,7 milioni di euro, che si aggiungono ai precedenti 87; somme che vanno a rimpinguare quanto già stanziato, 117 milioni e prima ancora 285. Una bella montagna da 845 milioni.
Spariti nel nulla: tra consulenze, progetti taroccati, lavori sbagliati e tutto quanto ha finito per peggiorare di parecchio la stessa situazione che si trascina da un quarto di secolo. Uno dei più colossali scempi a cavallo dei due millenni.
Le attività di Invitalia si sono limitate a portare avanti attività di “studio e caratterizzazione delle aree propedeutiche alla realizzazione degli interventi di bonifica e risanamento, tuttora in corso, e che allo stato vedono il Commissariato impegnato nell’attivazione di atti necessari alla configurazione urbanistica dell’area e alla programmazione delle opere di bonifica”. Tante parole al vento, niente di concreto.
Sì, perché da anni c’è anche un Commissario Straordinario, tanto per aggiungere caos al caos: per un paio d’anni sulla poltrona si è accomodato uno dei maggiori burocrati di casa nostra, Salvatore Nastasi, sostituito due anni fa dal napoletano Francesco Floro Flores, con l’avallo del sindaco di Napoli, Luigi de Magistris.
Tra i punti critici, la Corte dei Conti individua anche l’eterno problema della colmata: “E’ necessario affrontare urgentemente la problematica della colmata, la cui rimozione è prevista da oltre vent’anni”.
Serve poi “un maggior livello di dettaglio, nei documenti di programma dell’opera, sia sotto il profilo operativo che quello finanziario”.
E ancora. Ad oggi non sono stati ancora individuati i siti nei quali ubicare i materiali inquinanti, soprattutto a base di amianto, materiali provenienti anche dalla acque marine circostanti.
Ciliegina sulla torta, la questione Eternit. “Malgrado i fondi a disposizione dal 2017, la bonifica dell’ex area Eternit non è stata ultimata”.
Siamo a posto.
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