IL MITICO ULTIMO LICENZIATO DAL NOE. POTRA’ ORA DEDICARSI A ALL’ELENCO DEI 3000 NOMI?

Il mitico Capitano Ultimo, a quanto pare, lascia la scena. A congedare il vicecomandante del Noe un ordine di servizio del generale dei carabinieri Tullio Del Sette, “motivi di riorganizzazione”.

E ora è un pianto generale. Comincia il Fatto, ospitando l’ultima, commovente missiva dell’intrepido  “Raul Bova” (chi non ricorda la fiction che ne immortalò le imprese?) e elencando tutte le sue grandi operazioni antimafia e anticorruzione, la “lotta contro la criminalità, le lobby e i poteri forti che la sostengono” (da Ultimo). Prosegue il Corsera, illuminando sulla grande umanità e lo spirito francescano del capitano, e illustrando l’esperienza portata avanti nella “Tenuta della Mistica” che “con pochi soldi, ispirandosi a san Francesco, agli Apache e a Salvo D’Acquisto, organizza di tutto: dai pasti per i poveri all’ippoterapia gratis per i disabili”. E raccogliendo le doglianze dei colleghi: “Ma non capiscono che lui è una risorsa, non un nemico da abbattere?”.

Quella grande “risorsa” è passata indenne attraverso il processo bollente sulla mancata perquisizione del covo di Totò Riina. Assolto, insieme al suo comandante, l’allora colonnello Mario Mori, ma con una motivazione pesantissima. Per la serie, comportamenti da non censurare sotto il profilo penale, ma da condannare sotto quello etico, deontologico, professionale.

Piccola cronistoria. La famosa cattura di Totò Riina ha fatto il giro del mondo, trasformato Ultimo in Raul Bova e Mori nell’eroe dei due mondi: “dopo mesi e mesi di appostamenti, di attività di intelligence, di controlli e verifiche sul territorio”, erano le auto celebrazioni di allora. Peccato si sia poi scoperto che Riina era stato letteralmente “consegnato” da Bernardo Provenzano, e che al Ros venne addirittura recapitata una piccola mappa con tutte le istruzioni per la cattura del secolo.

Peccato, poi, che “la truppa fosse stanca, esausta per il tanto lavoro svolto e per questo venne dato il rompete le righe”: il covo non venne controllato per due settimane.

Due settimane. Il tempo giusto per gli uomini di Provenzano di fare il loro comodo ingresso, trascorrervi due settimane di vacanza, ritinteggiarlo, rifare i bagni e, ciliegina finale, portarsi via la cassaforte. Cosa mai avrà contenuto, quella leggendaria cassaforte? Un archivio di 3000 (tremila) nomi: politici, imprenditori, colletti bianchi, faccendieri e C., tutti contigui, collusi o comunque in qualche modo legati a Cosa Nostra. Carte esplosive, un elenco bomba, “avrebbe fatto cadere tutti i Palazzi”, questo il commento di alcuni collaboratori di giustizia.

Ma da chi sarà mai arrivata la “certificazione” sull’esistenza di quei documenti bollenti? Non lo immaginereste mai: da Ultimo in persona. Incredibile ma vero. Una storia nella storia. Tutto nasce da una querela sporta da Sergio De Caprio contro Attilio Bolzoni e Saverio Lodato, che in un loro libro sulla mafia parlano di Ultimo, il quale si sente offeso nell’onore. Al processo, interrogato dal giudice, il capitano a un certo punto sbotta: “Ma io non ho mai parlato di quell’archivio di 3000 nomi”. Excusatio non petita, Ultimo fa riferimento proprio a quel mega archivio, del quale del resto parlano diversi collaboratori di giustizia.

Morale della favola. Quella lista per anni ha rappresentato il lasciapassare per Provenzano. Poi è passato nelle mani di altri. Di Matteo Messina Denaro, con ogni probabilità (altro lasciapassare, fino a quando lorsignori vorranno). Di qualcun altro? Ma i Servizi non ne sanno proprio niente?

 

Nella foto, il covo di Totò Riina a Palermo

 

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Un commento su “IL MITICO ULTIMO LICENZIATO DAL NOE. POTRA’ ORA DEDICARSI A ALL’ELENCO DEI 3000 NOMI?”

  1. leo reitano ha detto:

    Ottimo articolo.
    D’altronde le motivazioni della sentenza Mori parlano chiaro. Bisogna centralizzare i corpi centrali investigativi sotto la DIA e il controllo del Ministero dell’Interno, solo così finiranno certe “pratiche”…

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