STADIO A ROMA / UNA “COLOSSALE” SCENEGGIATA SENZA FINE

Stadio di Tor di Valle a Roma.

Ennesimo capitolo di una sceneggiata ormai senza fine.

A quanto pare fino ad oggi, e per tanti anni, tutti hanno scherzato. Per il semplice motivo che quello stadio, lì, non si può fare.

Ha scherzato, primo fra tutti, Luca Parnasi, il palazzinaro romano che a bordo della sua sforacchiata Eurnova aveva venduto la “fontana di Trevi” al mattonaro ceco Radovan Vitek, ossia i terreni di Tor di Valle. Su quei terreni, infatti, gravano ipoteche per la bellezza di 42 milioni di euro.

Ha scherzato lo stesso Vitek, che non poteva non sapere di quei vincoli, bastava fare una visura catastale o, comunque, fare una capatina in tribunale.

Ha scherzato Unicredit, la banca super creditrice di Eurnova e del gruppo Parnasi: era la prima a non poter non sapere, visto che le banche – se vogliono – sanno anche di un pelo che spunta sulla fronte del proprio debitore.

Ha scherzato il Comune di Roma, ha giocato alle tre carte Virginia Raggi, la quale ha portato avanti la pratica bollente lungo tutto il suo mandato senza aver fatto, neanche lei, lo straccio di una visura catastale. A girarsi i pollici, di tutta evidenza, i funzionari del Servizio Urbanistica del Campidoglio, al massimo capaci di multare un gazebo montato in un condominio. Doppia figuraccia, per il primo cittadino, che già gongolava per lo start dei lavori a Tor di Valle giusto prima delle prossime amministrative: ora il tric trac le scoppia in mano.

Ha scherzato Dan Friedkin, il nuovo proprietario della Roma calcio che l’ha comprata dal suo connazionale Joe Pallotta. Come faceva a non conoscere la situazione-stadio, dopo aver trattato per mesi e mesi, esaminato montagne di carte & documenti? Neanche capace, a questo punto, di comprare un quartino a Torpignattara.

Vediamo, in rapida carrellata, cosa è successo negli ultimi giorni.

Dan Friedkin. Sopra, Virginia Raggi

Il quotidiano Repubblica scrive di “pignoramenti sottaciuti al Comune”. Sottaciuti da chi? E come? Non stiamo parlando, lo ribadiamo, di una stalla o di uno scantinato; ma di ettari ed ettari al centro del dibattito da anni e anni.

Scrive a questo punto Repubblica a proposito di quei terreni: “Il complesso immobiliare non è nella disponibilità di Eurnova”.

La miccia viene accesa, comunque, il 13 ottobre, quanto una letterina del Campidoglio viene recapitata in casa Roma. Poche righe per far sapere a Friedkin & C. che c’è un piccolo ostacolo: cioè chi doveva vendere i terreni non lo poteva fare.

Lo viene a sapere Vitek, che ai suoi amici dice ne averne le scatole piene e di voler lasciare il tavolo di gioco. Si sente beffato – lui, un giocatore di poker con i mattoni al posto delle carte – perché proprio il 13 ottobre aveva firmato le ultime carte per l’accordo con Parnasi. E in quell’accordo – sciagurato lui – si impegnava ad onorare tutti i debiti. A questo punto, in via teorica ma non solo, i creditori si possono rivolgere a lui.

Come Gaetano Papalia, il quale ha cominciato a tirar fuori, circa un anno fa, la storia che Luca Parnasi ha pagato solo una piccola parte di quanto pattuito per quei terreni. E che deve ricevere ancora una bella montagna di soldi, per ottenere in quali ha intentato una serie di azioni legali. Quanto di quei 42 milioni? Tutto o solo, come più probabile, una parte?

Anche Friedkin, dal canto suo, ne ha le scatole piene. Pensa subito ad un’altra soluzione, come tirar fuori un coniglio dal cilindro. Gli viene l’idea dei terreni a Tor Vergata. Si incontra con Francesco Gaetano Caltagirone. I due parlano anche di uno stanziamento da 25 milioni previsto dal bilancio del Campidoglio per sanare il contenzioso sorto tra l’Università di Tor Vergata e lo stesso Caltagirone, può essere una buona carta da giocare.

Altri “consiglieri” suggeriscono invece al magnate a stelle e strisce che ci può essere un’altra, suggestiva ipotesi: quella di ristrutturare il vecchio Stadio Flaminio, dove tanti anni fa giocava la Lazio. Una barzelletta che si può raccontare solo all’americano della fontana di Trevi. Sempre lei….

A questo punto tutto è possibile. Anche l’idea di far giocare la Roma, il prossimo anno, al Colosseo.

Possibile che nessuno venga chiamato in Procura, prima di passare per la neuro?

 


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